A fine luglio, il 29 esattamente, la legge-bavaglio (ora all’esame della commissione Giustizia che ha in corso una serie di audizioni) approda nell’aula della Camera. La decisione, presa a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio, di calendarizzare la legge sulle intercettazioni è stata la scintilla di un nuovo pesante scambio di accuse tra il Pdl e il presidente della Camera Gianfranco Fini. Fini ha dovuto prendere atto della “opinione prevalente”, cioè della volontà del centrodestra di forzare i tempi malgrado l’opposizione di Pd, Idv e Udc, ed ha fissato l’avvio della discussione del testo della legge sulle intercettazioni per il 29 luglio: “Altrimenti verrei meno al mio dovere istituzionale”. Salvo poi a definire “irragionevole” la richiesta, frutto di “un puntiglio” dal momento che è molto probabile che il voto definitivo sul provvedimento non si abbia prima di settembre visto che le assai probabili modifiche al testo che saranno decise dall’assemblea di Montecitorio dovranno avere la ratifica del Senato.
Apriti cielo. Il vice presidente dei deputati Pdl, Osvaldo Napoli, ha sostenuto che “accettare la tesi della maggioranza e bollarle poi di irragionevolezza segna oggettivamente un degrado del ruolo istituzionale” di Fini. Di più e di peggio, Napoli non si sorprende più di tanto per “tanta disinvolta leggerezza politica”: “I migliori custodi della Costituzione e dei regolamenti si sono spesso rivelati i più attivi nello stravolgere l’una e gli altri”.
Come si è arrivati alla scelta di questa data, e con quale scopo? La manovra anticrisi, ora all’esame del Senato, arriverà alla Camera tra il 7 e il 9 luglio; sarà discussa dalle commissioni per due settimane; infine dovrà essere esaminata e votata dall’assemblea “al massimo entro la mattinata del 29” (decisione dei capigruppo) in considerazione del fatto che il decreto scade il 31 luglio e che le eventuali modifiche apportate a Montecitorio vanno ratificate dal Senato. Allora c’è poi lo spazio per mettere in calendario la legge-bavaglio, ha osservato il centrodestra chiedendone la immediata calendarizzazione per quello stesso giorno. Con uno scopo che va ben oltre una data-simbolo. Con il mese successivo si impone un nuovo calendario dei lavori, e solo in seconda battuta si può procedere (e figuriamoci se il centrodestra non lo pretenderà) al contingentamento dei tempi di discussione.
Commento di Dario Franceschini, capogruppo Pd: “Sarà necessario arrivare ad agosto. Una cosa non logica, una forzatura sbagliata”. “La prima settimana di agosto – ha aggiunto Franceschini – sarà un inferno per la maggioranza: ad una manovra che deve essere approvata entro luglio si sommerà la legge sulle intercettazioni”.
E Michele Vietti, Udc: “Fare una questione di puntiglio significa far spegnere la voglia di dialogare anche in chi questa voglia ha sempre dimostrato di averla”.