Non è una questione ideologica, è una questione di diritto

28 Giugno 2010

Non è una questione ideologica, è una questione di diritto
Ogni tanto il lessico populista riceve un regalo da persone insospettabili e rispettabili. Molte persone per bene sono solite affermare: quello che dico non è di destra né di sinistra. E’ semplice giustizia. Buonsenso. Ragionevolezza. Misericordia.
Di recente lo ha ripetuto Saviano “ Sono un cittadino… ha scritto al Primo Ministro- ritiri la legge sul processo breve e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto…Non è una questione di destra o di sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E’ una questione di diritto…..”
Di Saviano ammiriamo, oltreché la gioventù, la dignità civile. E con lui condividiamo il rispetto devoto per la parola, la verità e la bellezza. Non condividiamo il pregiudizio contro i comunisti che gli fa dimenticare gli sforzi immensi, i sacrifici e le persecuzioni cui si sono e sono stati sottoposti. Al punto da fargli dire che Garcia Lorca fu ucciso dai fascisti perché era scrittore e omosessuale: e questo Saviano lo ha giustamente ricordato. Ma fu ucciso anche perché era comunista.
In un libretto più fortunato che meritevole, Norberto Bobbio liquidava in qualche modo la differenza tra destra e sinistra, giudicandole estremismi sovrapponibili, quando fossero estremismi; e distinzioni pretestuose quando non si presentassero nella loro forma estrema. Bobbio sembrava concludere che tra le due alternative sarebbe meglio la paludosa posizione di mezzo. Chi non accettasse e condividesse questa posizione sarebbe irrimediabilmente fazioso.
Hanno davvero ragione, Bobbio e Saviano?
Prendiamola da lontano. Dal Libertè, Egalité, Fraternité di rivoluzionaria memoria. Rivoluzionaria, appunto. Perché al di là delle divergenti interpretazioni che dell’invocazione danno i fautori suoi, non sfugge che il senso universale di quell’invocazione è proprio ciò che divide i suoi pur rissosi sostenitori dai loro avversari e detrattori: in altre parole la sinistra dalla destra.
E questo vale per tutti i termini della questione: non è corrispondente al vero che esista una destra più incline alla libertà e una sinistra più incline all’uguaglianza, l’una e l’altra preferenza agendo a scapito dell’altro termine, libertà a scapito dell’uguaglianza, e viceversa: e risultando entrambe le fazioni, come ovvio, in contrasto col principio di fraternità, perlomeno quella reciproca.
La distinzione si crea tra chi si batte, o si spende, per una realizzazione dei tre principi nella loro forma universale e chi cerca e trova cavilli ed eccezioni sui quali costruire privilegi e sopraffazioni. In altre parole tra sinistra e destra.
L’equivoco riguarda anche Saviano quando afferma” Non è una questione di destra o di sinistra… e una questione di diritto”. Con ciò ripercorrendo la pur onorevolissima strada di Bobbio.
Perché è proprio su questo che si distinguono e correttamente dovrebbero dividersi sinistra e destra.
Sul diritto. Sulla giustizia. Sull’accoglienza. Sulla misericordia. Sulla compassione. Sull’equità sociale. Sul buonsenso. Sul profitto. Sulla speculazione. Sul pagamento delle tasse.
Destra e sinistra sono queste, con in mezzo la palude petulante degli ipocriti e dei non so, in genere più pronta a seguire le illusioni dalla destra che le fatiche della sinistra.
Pensare che nell’epoca dell’ignoranza diffusa e vanitosa la distinzione e la baruffa avvengano per cavillose dispute tra materialismo dialettico ed idealismo è una fantasiosa utopia. O piuttosto un’asinata.
Le discussioni e le contrapposizioni avvengono, quando non si riesce ad affogarle nella palude, sulle cose concrete. Quelle che citavamo sopra, e sarebbe ora che la sinistra tornasse a rendersene conto assumendosene onere e responsabilità.
Quegli scrittori, nè di destra nè di sinistra, che parlano di diritto, di mafia o di camorra, Berlusconi & C. li strozzerebero: tanto per fargli capire dove sta la destra, dove sta la sinistra.

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