Intercettazioni, le modifiche non cambiano la sostanza

Trattano, mediano, riscrivono. Ma nessuno dei punti sostanziali che rendono il decreto sulle intercettazioni pericoloso per le libertà dei cittadini è in discussione. I nove degli 11 emendamenti che hanno in parte rivisto il testo fin qui, allungano – con rinnovi di 48 ore ratificati dal Gip collegiale – il tetto massimo dei 75 giorni consentito ai magistrati per poter intercettare; evitano che il ddl si applichi ai processi già in corso e quindi retroattivamente, e consentono di fare riprese visive e radiofoniche di un procedimento penale anche senza il consenso di tutti gli interessati, purché il presidente della Corte d’Appello ne dia autorizzazione. I pm che abbiano violato il segreto su uno dei loro fascicoli non saranno automaticamente sostituiti, come prevedeva la norma transitoria, ma deferiti al Capo della Procura che deciderà di volta in volta. Per le intercettazioni ambientali, infine, si studia una soluzione non ancora definita: si potranno disporre anche se “non ci sarà la certezza che nel luogo che si intende controllare si stia compiendo un reato”, secondo quanto anticipano dalla Commissione Giustizia al Senato.

Su altri temi, pure all’ordine del giorno, come quello che riguarda il no all’obbligo dell’arresto in flagranza per chi commette atti sessuali con minori, si tira dritto. L’emendamento del governo sugli “007”, infine, potrebbe diventare oggetto di una legge ‘ad hoc’.

Tutto questo però nulla cambia alla sostanza del ddl. Il diritto dei cittadini ad essere informati non è nemmeno preso in considerazione: con questo ddl, pur modificato, sarà comunque impossibile conoscere le notizie oltre che diffonderle. Proprio come prevedeva il testo licenziato alla Camera, contro il quale Libertà e Giustizia con la Federazione nazionale della stampa e un cartello di movimenti e organizzazioni della società civile ha manifestato il 3 ottobre in Piazza del Popolo a Roma.

Per questo LeG è pronta a una nuova mobilitazione. Contro il bavaglio e contro ogni forma di oscuramento della pubblica opinione, l’associazione che ha come presidente onorario Gustavo Zagrebelsky ha partecipato giovedì 3 giugno, all’assemblea dell’associazionismo civile e culturale organizzata dalla Fnsi. Una riunione aperta a tutti i movimenti e i comitati che in questi mesi hanno promosso le più diverse iniziative contro il ddl Alfano sulle intercettazioni e sulla cronaca giudiziaria. Si è deciso di promuovere un cartello di associazioni, aperto all’adesione di qualsiasi organizzazione, a prescindere da vincoli di schieramento e di appartenenza, che avrà come punto di riferimento la Carta costituzionale e il no ad ogni forma di bavaglio e di censura, allo scopo di assicurare ai cittadini il loro diritto di conoscere e di sapere. Le associazioni riunite, fra le altre iniziative, hanno deciso di:

  1. presentare insieme, alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, l’esposto che sarà condiviso da tutte le sigle e sottoposto su una molteplicità di siti alla firma dei cittadini;
  2. rivolgere un appello ai giuristi e ai costituzionalisti italiani, affinché formino un collegio di difesa per sostenere in tribunale e alla Corte costituzionale chiunque sarà colpito per aver disobbedito ad una legge ingiusta ed incivile;
  3. aderire al documento sottoscritto dai direttori di testata insieme alla Fnsi;
  4. aderire a tutte le iniziative che ciascuna organizzazione promuoverà, a partire dalle manifestazioni già programmate per il 7 giugno contro i tagli alla cultura e per il 15 giugno contro le drastiche riduzioni dell’intervento pubblico per l’editoria, l’emittenza e la stampa italiana all’estero;
  5. di promuovere una grande manifestazione nazionale, nei tempi e nei modi che si renderanno necessari qualora questo scellerato ddl dovesse andare all’approvazione.

Quanto al disegno di legge, che torna in aula al Senato l’8 giugno, resta ancora da sciogliere il nodo “007”, l’emendamento del governo che di fatto impedisce di intercettare quanti parlano di attività legate ai Servizi. Potrebbe diventare oggetto di una legge ‘ad hoc’, ma si teme possa estendere a dismisura il segreto di Stato.

5 commenti

  • finalmente noto una parola che ho usato spessissimo ” cartello” , il piu traversali possibili come quello più marcio antiuomo che come cartello si è stabilito come sistema paese , manca però un piano logico , che rischia di spostare la difesa del diritto ,troppo da una parte e non da entrambe quelle coinvolte dallo svuotamento del nostro paese, che ogni volta , e dovremo essereci allenati, implica sparare su tutti gli obiettivi possibili , per poi ottenere quello che si voleva fin dall’inzio, che è non tanto svuotare la stampa , ma la magistratura

    se chi penetra il potere nelle sue facciate, potere abusato nelle varie economie che diventano diseconomie per la collettività , con danni ai patrimoni dei singoli( piu deboli) impoveriti e svuotati rispetto a quelli accumulati dai forti o i poteri forti, conseguenti danni piu diversi, da malagestio ad ambientali eccetera ecctera , due sono i contropoteri che possono e devono indagare-

    se cronologicamente può avvenire prima quello della stampa con il relativo diritto dovere di informare ed essere informati, oppure prima quello della magistratura resocontato da quello dello stampa , ciò che conta è o dovrebbe essere quello PIU INDIPENDENTE POSSIBILE ,in quanto non prende il suo compenso da alcun potere economico o lobby editoriale che ne potrebbe dettare e controllare la linea di versione e opinione dei fatti.

    E’ evidente che nelle condizioni in cui siamo , l’INDIPENDENZA della magistratura è stata parecchio messa a repentaglio da svariate forze interne ed esterne ma rimane la sede prioritaria da tutelare, evidenziare e proteggere anche in sede di normative estremamente penalizzanti come questo ddl –

    la magistratura non risponde ad un potere economico che invece, sia di un padrone che dell’altro, sta dietro il potere degli organi di stampa o di comunicazione piu generale,tradizionale o via web,eccetera che deve vendere in queste condizioni di mercato estremamente difficili

    cio che ha aiutato tutti questi operatori a vendere , è stato anche il gossip sia da una parte che dall’altra, infatti Feltri si è seduto nello stesso tavolo di proteste insieme a tutti gli altri…

    cio’ che invece deve premere se ciò che sta a cuore è essere tecnologici come lo è ,sempre molto avanti tutta la gamma delel diverse criminalità ,compresa quella politica, è sostenere che la magistratura che non risponde a nessuno se non alle leggi, non venga diminuita.

    se si scambiano i piani e avviene di spostare solo su una parte , l’intera problematica, allora questa parte rivela di essere complessivamente solo una casta come le altre.

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  • In un paese come l’Italia, in cui i vizi privati sono molto più delle pubbliche virtù, è logico che l’interesse degli uomini di potere, della politica e dell’imprenditoria, della finanza e dello spettacolo, si concentri sul modo di limitare l’uso delle intercettazioni, viste come una minaccia alla privacy personale.
    Ma per noi, comuni mortali, che non abbiamo nulla o molto poco da nascondere, le intercettazioni sono sempre state uno strumento in mano alla magistratura e alle forze di polizia per contrastare l’illegalità e la criminalità organizzata. Difficile vedere dietro le intercettazioni un complotto, difficile pensarle come un’arma impropria che il giudice usa per limitare il potere della politica.
    Perché allora questa battaglia? Perché, in un momento in cui il principale e più drammatico problema dovrebbe essere l’economia, il governo si impegna prioritariamente a imbavagliare i giornali e a creare ostacoli a una giustizia che ha già tante difficoltà procedurali sul proprio cammino?Perché, invece di pensare alla crescente povertà di larghi strati della popolazione, invece di incentivare la cultura e l’istruzione, il Presidente del Consiglio utilizza toni aspri e diktat apocalittici, per compattare la maggioranza su questa guerra santa ai giornali e alla magistratura?
    La domanda è retorica. La risposta, non detta, è nella mente di tutti, o almeno di tutti coloro che dalle intercettazioni non hanno nulla da temere. Di tutti quelli che pensano che non si può dare un’arma spuntata in mano ai giudici e alle forze di polizia. E soprattutto di noi, siciliani, che questa terra la viviamo ogni giorno e che sappiamo quanto importanti siano state e siano questo tipo di indagini per contrastare la criminalità organizzata. Chiamiamola pure mafia, ma si tratta pur sempre di persone, tante e organizzate, dedite ad attività illegali che spesso, e tragicamente, sconfinano nell’omicidio. Senza le intercettazioni tanti di questi criminali sarebbero ancora in libertà. Senza le intercettazioni tante vergogne non sarebbero mai venute alla luce. L’intento del governo dovrebbe essere quello di potenziare le attività di indagine, non di deprimerle. La priorità del legislatore dovrebbe essere quella di garantire la libertà di tutti e non il libertinaggio di pochi. Perché di questo si tratta: di coprire le magagne dei più potenti, di evitare le brutte figure pubbliche, di poter continuare indisturbati a raggirare i consumatori, come nel caso Parmalat e tanti altri. Quanti di questi clamorosi raggiri sarebbero venuti alla luce senza lo strumento delle intercettazioni? Se lo stanno chiedendo i nostri rappresentanti al senato e alla camera, impegnati a ore nell’ennesimo voto di fiducia su una legge blindata? Loro, che hanno ricevuto da noi un mandato con il nostro voto. Loro, che devono saper interpretare il disagio della comunità che li ha mandati al parlamento. Loro, che dovranno dare conto, almeno alle prossime elezioni, del loro operato.
    E ciò non vuol dire che non riteniamo importante la privacy dei cittadini. Non vuol dire che vorremmo sbandierati tutti gli scandali privati, le infedeltà, le amanti dei personaggi pubblici, tanto a questo ci pensa già il gossip che imperversa sui giornali scandalistici. Ma i crimini, le attività illegali, i reati. Di questo ognuno deve rispondere alla magistratura e alla società, specie se ha richiesto e ottenuto un mandato dai cittadini. Perché il mandato dà responsabilità, dovere, impegno, e non deve essere confuso con l’anarchia e il diritto del più forte.

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