Dal contestatissimo testo di legge sulle intercettazioni (ma forse sarebbe meglio definirlo anti-intercettazione o anti-pubblicazione) emergono una serie di punti controversi, che sono stati messi in risalto ieri nelle lunghe assemblee organizzate a Roma e a Milano dalla Federazione Nazionale della Stampa, e rispetto ai quali ieri da parte del centrodestra al Senato è venuta una piccola apertura a rimetterli in discussione. La riduzione delle pene per i giornalisti diventa inutile, se accompagnata da multe fino a quasi mezzo milione di euro per gli editori di giornali che pubblicano i verbali. Lo spostamento della responsabilità di stabilire cosa va pubblicato e cosa no dal direttore all’editore cambia completamente la governance nelle redazioni, in pratica i giornalisti non sapranno più a chi riferirsi e gli editori dovranno fare un lavoro che non gli compete, e per cui forse molti di loro, che fanno valentemente altri mestieri, non sono preparati.
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