Intercettazioni, multe ai giornali Pd: peggio della Spagna franchista

20 Maggio 2010

Liana Milella

ROMA – Il bavaglio alla stampa è pronto. Le multe agli editori, fino a 465mila euro, per chi pubblica intercettazioni o atti segreti già votato in commissione Giustizia al Senato. Le proteste montanti dei finiani alla Camera, che subito rimbalzano a palazzo Madama, consigliano prudenza al presidente Schifani che blocca una seduta notturna già convocata. Tutto rinviato a lunedì. Per ora è slittato il voto sulle sanzioni ai giornalisti, carcere fino a due mesi e multe: fino a 10mila euro se si rendono pubblici atti riservati, 20mila se si tratta di telefonate.
«A rischio la libertà di informazione e i diritti dei cittadini» denuncia il capogruppo Pd Anna Finocchiaro. Luigi Zanda, suo vice: «Nemmeno nella Spagna franchista si era arrivati a tanto». Felice Casson, l´altro vice: «È una ghigliottina». Il dipietrista Leoluca Orlando: «Arrestateci tutti, siamo tutti giornalisti». Il presidente della Fnsi Franco Siddi conferma lo sciopero e il ricorso alla Corte di Strasburgo e sfida: «Listeremo a lutto le testate». Gli editori sono «contrari e preoccupati». Ma il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri nega l´evidenza: «Non c´è alcun bavaglio, ma il freno ad abusi che hanno riempito di fango persone estranee all´indagine».
Lo scontro tra Pdl, Pd e Idv è violento. La Lega è defilata. Passano le norme più gravi, il comma D´Addario che punisce fino a quattro anni le registrazioni fraudolente, e solo grazie a Luigi Li Gotti (Idv) salva i giornalisti. Il relatore Roberto Centaro, che aveva presentato un nuovo testo, si ferma per evitare i subemendamenti e perdere tempo. Ecco la mannaia anti-talpe (sei anni di carcere). L´oscuramento dei processi e l´impossibilità di riprenderli se un imputato si oppone. «Rinvio tecnico» sulle sanzioni alla stampa, come dice il presidente della commissione Filippo Berselli per evitare che, per stanchezza, oggi alle 8 e 30 salti il primo appuntamento sul ddl anti-corruzione. Ma serpeggia un dubbio: si fa strada l´ipotesi di cambiare il testo prima della navetta con la Camera?
Per certo i finiani sono in subbuglio. Martedì c´è stata la cena dell´arcipelago, le tre anime dei fan del presidente della Camera. Sono venuti fuori dubbi e distinguo su ascolti e anti-corruzione. In allarme Italo Bocchino, Fabio Granata, Carmelo Briguglio. «Per come sono scritte non vanno». Bisogna aspettare il testo definitivo del Senato, ma quando arriverà a Montecitorio, assicura Bocchino, «sulle intercettazioni ci saranno modifiche». Di cambiamenti «certi» parla Granata, perché «Fini è attento al diritto di cronaca e alle preoccupazioni del Quirinale». Poi c´è l´allarme del procuratore antimafia Piero Grasso sui reati satellite, come le estorsioni, che non potranno più essere intercettati con l´ampiezza di prima. Per i finiani «non sono solo questioni tecniche, ma punti politici fondamentali e dirimenti».
Il cammino del ddl si complica. Berlusconi e il Guardasigilli Alfano non vorrebbero di certo una quarta lettura al Senato. Meglio modifiche ora su cui però il relatore Centaro sembra molto perplesso. Potrebbe finire con la fiducia. E a quel punto anche per i finiani il cammino diventerebbe irto.

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