Legittimo impedimento, il governo pone la fiducia: bagarre in Aula

09 Marzo 2010

Il governo ha posto la questione di fiducia sul ddl sul legittimo impedimento all’esame dell’ Aula del Senato. Lo annuncia il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito motivando la decisione con l’ostruzionismo del Pd e dell’ Idv che hanno presentato circa 1700 emendamenti. Il provvedimento scatena urla e strepiti dai banchi dell’opposizione, tanto che la seduta è sospesa ed è convocata la conferenza dei capigruppo.
Questa sul ddl sul legittimo impedimento è la trentesima fiducia di questo governo Berlusconi.
Era quasi affranta Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato, all’apertura del dibattito in aula sul legittimo impedimento. Si è rivolta al presidente Schifani: “Stiamo esaminando un provvedimento che non è di routine. Al di là dello straniamento che credo prenda qualunque persona di buon senso per il fatto che, mentre il paese marcisce, noi siamo qui a discutere del legittimo impedimento”. Cioè di una norma ‘ad personam’ che protegge dalle udienze giudiziarie il premier e i ministri. Un testo “blindato”, il ddl 1996 sullo scudo per Berlusconi arrivato al Senato in subbuglio per l’ostruzionismo ad oltranza del Pd e dell’Idv, contro la prepotenza e gli abusi della maggioranza sulle regole elettorali. Ha continuato la Finocchiaro: “Siamo attori di un copione che francamente risulta del tutto incoerente, direi incoerente in maniera straziante, con quello che avviene nel paese, con le centinaia di migliaia di disoccupati, con le difficoltà di migliaia e migliaia di imprese di ogni dimensione, con l’estremo disagio e con l’aumento della povertà….”.

E il Parlamento si deve occupare dei problemi giudiziari del premier. Ricordiamo che le norme sul legittimo impedimento sono già state approvate dalla Camera (il 3 febbraio scorso) e che durante il dibattito in commissione Giustizia al Senato nelle settimane appena trascorse, non è stato possibile cambiare neppure una virgola dei due articoli del ddl. Gli esperti di diritto (anche ex magistrati autorevoli) del Pd sono rimasti sbigottiti per la cieca e totale chiusura della maggioranza. Il senatore Felice Casson dice che “non c’è stato nulla da fare; tutti i nostri emendamenti sono stati respinti”. In un paio d’ore, pochi giorni fa sono state bocciate oltre 400 richieste di modifiche, praticamente senza alcuna seria discussione. Per Alberto Maritati, già magistrato in Puglia, vicepresidente della commissione, “un’altra ‘porcata’ è stata fatta”. Lo scudo predisposto per il capo del governo non ammette né incrinature né dubbi. Contro questo metodo, l’opposizione ha deciso -finalmente- di opporsi fino in fondo democraticamente, anche con l’ostruzionismo: che naturalmente non impedirà l’approvazione della legge, ma almeno darà al paese un segnale forte di reazione e, chissà, potrà indurre alla riflessione. I giuristi più competenti (Pace, Onida, Grevi, Carlassare, Grosso, Zagrebelsky) hanno già dichiarato più volte che le nuove norme sull’impedimento sono anticostituzionali e saranno cancellate dalla Consulta, quando sarà chiamata a valutarle.

La legge, infatti, è un privilegio per il premier ed i ministri, che potranno non presentarsi alle udienze se convocati come imputati nei procedimenti penali. Non sarà più il giudice a accertare la validità dell’impedimento ma basterà una semplice certificazione degli uffici di palazzo Chigi a rendere legittima l’assenza del premier. Il rinvio delle udienze potrà essere richiesto per sei mesi, per tre volte, diciotto mesi in totale, il tempo che la maggioranza ritiene congruo per approvare una nuova norma di rango costituzionale che salvi definitivamente il capo del governo dai processi, presenti e futuri. Tutto ‘ad personam’. Il senatore Gianrico Carofiglio, segretario della commissione Giustizia, ex magistrato pugliese e scrittore (proprio lui, l’autore, fra l’altro, de “L’arte del dubbio” e de “Il paradosso del poliziotto”) ha osservato che sarà un semplice “impiegato amministrativo di palazzo Chigi” a certificare l’impedimento del premier. “Il giudice dovrà limitarsi a prendere il documento, metterlo nel fascicolo e rinviare l’udienza, senza alcuna possibilità di valutazione”. E nessuno potrà giudicare “se vi siano delle bugie o se ciò che attesta il certificato non sia vero”. Per Carofiglio il ddl sul legittimo impedimento è semplicemente “sciagurato”.

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