E adesso, come recita il vecchio adagio, chi ha più cervello lo usi. Perché le partite vinte per squalifica dell’avversario non portano né onore né gloria ai vincitori. Anche se gli squalificati, come capita in questo caso, straparlano e cedono alla facile tentazione di evocare la forza per scavalcare la legalità e rivendicare il diritto a violarla.Quel che si sente in queste ore da parte del centro destra amputato delle sue candidature più prestigiose, Formigoni e Polverini, è un incredibile campionario di bestialità giuridiche: dalle accuse di usare i cavilli per conculcare il diritto al voto della supposta maggioranza degli elettori (come se i formalismi in materia elettorale non servissero a garantire i diritti di tutti elettori) alla rivendicazione di una potestà popolare che i giudici vorrebbero limitare. Sembra di assistere all’insurrezione dell’Italia abituata a risolvere le pratiche con la mancia all’usciere, e che si scandalizza se qualcuno le spiega che no, che così non si fa.Naturalmente non ha senso che il centro sinistra si presti ad avallare qualsiasi iniziativa del governo volta a legalizzare l’illegalità: per ossequio alla legge prima che per non cavare le castagne dal fuoco all’avversario. Ma non c’è dubbio che il problema della rappresentanza, anche quella degli altri, chiama ad una responsabilità collettiva che il Pd, proprio per la cultura istituzionale che rappresenta, non può rifiutare. Le scorciatoie non sono ammissibili, ma una riflessione su quel che si può fare per dare a tutti gli elettori i giusti diritti appare inevitabile.
E’ evidente che la legge non funziona a dovere: il Pdl vi si è impigliato per sciatteria e anche per abitudine alla prevaricazione, ma i radicali si sono visti bocciare molte delle loro liste perché il meccanismo degli autenticatori delle firme privilegia chi ha il potere e solo lui. Bisogna anche chiarire la questione del limite dei mandati, che se fosse stata ben regolata avrebbe impedito la presentazione di Formigoni in Lombardia, e anche quella di Errani in Emilia Romagna.Una seria proposta di riforma della legge elettorale regionale (e già che ci siamo anche di quella nazionale) dimostrerebbe la serietà del centro sinistra e renderebbe evidente l’inadeguatezza del Pdl, che per il momento non riesce a fare altro che evocare la piazza e promettere future rese dei conti al suo interno, con Bossi che se la ride sotto i baffi. Questo quadro va illuminato perché gli elettori, tutti gli elettori, possano vederci finalmente chiaro.
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