Riforme, sfuma l’accordo sulla mozione unitaria

02 Dicembre 2009

Riforme, i nodi da sciogliere // Doveva esserci la mozione unitaria, una base comune, a partire dalla bozza Violante, per discutere i riforme. La possibilità di un accordo sfuma in apertura di seduta, al Senato, dove si discutono le tre mozioni sulle riforme costituzionali: una del Pd, una del Pdl e una dell’Idv. Pd e Pdl, pertanto, appoggeranno ciascuno il proprio documento, non partecipando al voto sulla mozione altrui, e permettendo così che tutte e due vengano approvate. L’unica cosa che resta in comune, è l’indicazione che le riforme dovranno essere approvate “a larga maggioranza”.
“Siamo disponibili al confronto — dice il responsabile Giustizia del Pd, Andrea Orlando —. Ma non a modificare le regole del gioco per risolvere i processi di Berlusconi”. I paletti di Rosy Bindi, presidente del Pd, sono fermi: “Il Pd è disposto a discutere sulla bozza Violante ma no a modifiche presidenziali del nostro sistema”.
Per il capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri, bisogna allargare la “bozza” al tema giustizia: separazione delle carriere dei magistrati, riforma del Csm e presidenzialismo.

“Io sono per una repubblica presidenziale — dichiara Gasparri — però l’elezione diretta del premier sarebbe già un buon risultato”.
L’Idv prende le distanze e presenta una mozione alternativa che, tra l’altro, vieta ai magistrati eletti in Parlamento di tornare a indossare la toga. Di Pietro, del resto è certo: “Dare in mano la Costituzione a Berlusconi vuol dire stravolgerla”.

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