Storia dei diritti civili e umani

24 Ottobre 2009

Spunti dalla lezione di Marcello Flores. Tre fasi storiche per i diritti civili e sociali
I fase. Fin dall’antichità, le religioni hanno parlato di uguaglianza e dignità umana. La dignità appartiene a tutte le grandi espressioni filosofiche e religiose. Il Cristianesimo considera l’uomo uguale a dio. Roma offriva cittadinanza a tutti i popoli inglobati. Il diritto all’acqua non poteva essere tolto a nessuno, nemmeno ai nemici.
Nel Cinquecento la discussione diventa “chi ha diritto ai diritti”?. Per Bartolomeo De Las Casas ad esempio, gli indigeni sono individui dotati di anima. Eppure vennero sterminati.
Solo con il giusnaturalismo si apre la stagione dei diritti umani: gli individui sono tutti uguali, per nascita.
II fase. “Dei delitti e delle pene” (Cesare Beccaria, 1764), The Bill of Rights, le Costituzioni americana e francese: tre passaggi imprescindibili per l’avanzare dei diritti. Ma qual è il ruolo società civile?
Attenzione, anche i piccolo movimenti ottiengono consenso e favoriscono le trasformazioni istituzionali e giuridiche. Come? Diffondendo un nuovo pensiero. Es: lotta allo schiavismo, in 20 anni si mette tutto in discussione. Nel 1778 dodici persone si riuniscono in una stamperia di Londra, contro la tratta degli schiavi. Non lottano contro lo schiavismo ma contro la tratta.
Spiegarono che lo schiavismo non era utile e nemmeno economicamente vantaggioso rispetto allo sfruttamento non su base schiavista.

Si mobilitarono anche le donne, seppure sempre escluse dai diritti civili: boicottarono i panettieri e i negozi con zucchero dei Caraibi.
E poi ancora, boicottaggio alle navi, volantini con navi negriere e schiavi stipati, petizioni portate avanti per anni, fino a raggiungere il 20-30 per cento degli inglesi. Risultato, il parlamento inglese votò una legge per l’abolizione della tratta!
Dall’Inghilterra all’America, i diritti si allargano ma non arrivano a tutti. Un esempio: molte donne che fanno battaglie femministe sono totalmente disinteressate alle battaglie antischiaviste. Tutti ritengono l’uguaglianza indispensabile, ma poi nel concreto la questione dei diritti e’ diversa da categoria a categoria, da individuo a individuo.
III fase. Roosevelt riassume i diritti umani attorno a 4 libertà: libertà di espressione, libertà di religione, libertà dal bisogno, libertà dalla paura. 10 dicembre 1948, Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: per la prima volta si parla di tutte le persone senza discriminazione sesso, razza, pelle, in senso universalistico.
Attenzione però alla differenza fra convenzione e dichiarazione: la convenzione è più stringente delle dichiarazioni. La dichiarazione rappresenta un’idea morale, politica, culturale piu` che giuridica.
Diritti umani e democrazia camminano vicini nella storia, ma non parallelamente. A metà degli anni 70 ci fu sì la conferenza di Helsinki, ma il panorama era ancora contraddittorio.

Le violenze in Cambogia, i bombardamenti contro i civili in Indocina, il colpo di stato in Cile, l’aggressione a Timor Est.
Nel 1989, con la vittoria della democrazia e la sconfitta del comunismo, si diffonde la cultura dei diritti umani. Eppure, negli anni ’90 si assiste al genocidio in Ruanda, alle atrocità in Yugoslavia, anche se tutti parlavano di diritti umani…A proposito di Ruanda, il presidente Usa Clinton chiese perdono per non essere intervenuto. Non si usò il termine genocidio, si parlava di singoli atti di genocidio…Ma quanti ne servono per poter dire “si tratta di genocidio”?
Arrivando ai nostri giorni, il terreno dei diritti si e ampliato comprendendo donne, bambini, culture indigene. Alcuni interrogativi però, rimangono aperti, come l’universalità dei diritti, i diritti collettivi, il conflitto fra i diritti. Qualche caso discusso e discutibile. Una fabbrica inquina..prevale il diritto dei cittadini/dell’ambiente o il diritto dei lavoratori? E come intendere gli interventi umanitario armati? Basti ricordare il Kossovo…
Guardando alle notizie di cronaca, bisogna tenere presenti le distinzioni fra diritti, usi e costumi. Il burqa, ad esempio, e’ un costume, non un diritto violato. Per le mutilazioni digitali femminili invece, e’ diverso.
Il ruolo delle religioni? Hanno sicuramente favorito la consapevolezza della dignità umana, anche se poi spesso l’hanno contraddetta (es. inquisizione). Altre volte quando le chiese sono state un freno ai diritti umani, alcuni rappresentanti delle regioni sono stati invece all’avanguardia.

Basti pensare che i 12 inglesi che portarono avanti la lotta alla tratta degli schiavi erano 4 quaccheri, 6 luterani e 2 evangelici. Per i diritti dei migranti, infine, la chiesa si e’ espressa in modo chiaro.
* Docente di Storia contemporanea all’Università di Siena

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