18 mesi con LeGDa gennaio 2008 a giugno 2009

05 Giu 2009

18 mesi con LeG: dal gennaio 2008 a oggi
2008Le scuoleLa scuola di formazione politica di LeG, nata nel 2007 da una felice intuizione del circolo pavese fa da apripista e altri circoli si mettono in moto per costruire corsi su argomenti più mirati oppure legati alla territorialità. E’ il caso di Modena che a febbraio, dal 22 al 24, inaugura un corso sul “ruolo delle politiche pubbliche sul benessere di uomini e donne”. Sotto la direzione didattica del prof. Paolo Bosi, le lezioni sono tutte declinate alla situazione femminile: dalla percezione della sicurezza e della violenza alla discriminazione di genere sul lavoro; dalla misurazione del benessere e della povertà, ai servizi di cura per gli anziani non autosufficienti; dall’analisi dei bilanci e delle politiche pubbliche in un’ottica di genere, al ruolo del fisco nelle politiche di Welfare. Alto gradimento da parte degli studenti, quasi tutte studentesse, con l’eccezione di alcuni appartenenti al sesso maschile, che hanno voluto studiare l’universo donna nell’ottica delle politiche che vengono loro riservate. Tindara Addabbo, Massimo Baldini, Donatella Baraldi, Isa Ferraguti, Maria Cecilia Guerra, Antonella Picchio, Paolo Silvestri e Giovanni Solinas, i docenti che hanno animato la tre giorni modenese.Legata al territorio e ai problemi connessi, la summer school di Reggio Calabria, si è svolta il 12, 13 e 14 settembre, e proprio per la sua collocazione geografica, ha rappresentato la vera scommessa per LeG.

Il Mezzogiorno oltre il vincolo della criminalità organizzata” questo il titolo della scuola in cui a parlare del sud e dei suoi problemi si sono alternati sulla cattedra dell’Aula magna della facoltà di Giurisprudenza dell’università Mediterranea, docenti dell’ateneo reggino e politici calabresi. «Senza attendere che lo Stato sconfigga le mafie, e gli elettori il malcostume politico, “Libertà e Giustizia” collabora con i meridionali disponibili a impegnarsi per allargare tutti gli spazi di positività esistenti, fino all’inversione di tendenza». Così Luigi Sorrenti, coordinatore del Circolo Calabria di LeG, ha presentato la scuola, che si propone di sostenere il Mezzogiorno capace di costruire futuro, contribuendo a formare una classe di amministratori locali, finalmente consapevoli che creare sviluppo è un vero e proprio dovere costituzionale e capaci di utilizzare gli strumenti legislativi più adatti. Il preside della Facoltà di Ingegneria, Carlo Morabito, che è anche presidente del Comitato scientifico della summer school, sostiene che “l’università non deve limitarsi soltanto a veicolare la conoscenza, ma deve svolgere un ruolo importante nel Governo del territorio e nella lotta alla criminalità organizzata”.Giunta al suo secondo anno, Pavia ha riaperto i battenti il 18 gennaio. Rinominata Scuola nazionale di formazione politica “Giovanni Ferrara”, in memoria del caro amico e maestro scomparso proprio durante la prima edizione della scuola, i corsi ripropongono la stessa formula collaudata: tre week-end di lezioni, integrati quest’anno dai laboratori tematici di gruppo che, nei pomeriggi del sabato, approfondiscono le tematiche svolte attraverso la discussione fra i relatori, gli studenti e i tutor della scuola.

Principi, valori, politiche economiche, livelli di governo, questi i temi su cui si sono applicati gli studenti, provenienti da tutta Italia e appartenenti a tutte le classi di età, anche se la fascia 20-40 è la più rappresentata. Di grande interesse i contributi arrivati dai tantissimi docenti che si sono alternati sulla cattedra del Collegio Ghislieri. Solo per citarne alcuni: il presidente Emerito della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky, il direttore della scuola Salvatore Veca, il procuratore Giancarlo Caselli, il giornalista Gad Lerner, l’ex ministro Franco Bassanini, il giornalista Furio Colombo, l’europarlamentare Monica Frassoni. Nelle “serate al caminetto” gli studenti hanno scambiato le loro opinioni con Marco Travaglio, Giovanni Bachelet e con il ministro Linda Lanzillotta.
Il seminario annuale Il 24 e il 25 maggio, nella suggestiva cornice della fortezza medicea del Cassero a Poggibonsi, un gruppo di intellettuali e amici si sono ritrovati a discutere di democrazia, di laicità e soprattutto di coloro che ne sono stati gli indiscussi maestri. La lectio introduttiva di Gustavo Zagrebelsky si sofferma sulla figura ormai tramontata del “magister” e su una democrazia, la nostra, che sembra non averne più bisogno, dove dettano scuola i falsi maestri imposti dalla televisione, dalla pubblicità, dalla moda.

L’uomo laico, sosteneva lo storico Giovanni Ferrara, tra i maestri di LeG, “è raro e innocuo, a volte pure perseguitato, quasi sempre solo, confuso troppo spesso con l’anticlericale o con il fideista d’opposizione”. Ed è proprio rivolgendosi a lui, a Giovanni Ferrara, che Corrado Stajano, partendo dal suo libro “Maestri e infedeli”, e tracciando la biografia dei suoi mentori commuove la platea, rimpiangendo l’assenza dell’amico scomparso. Dei maestri del laicismo italiano parla il filosofo Gennaro Sasso mentre Piero Bellini, professore di diritto Canonico si sofferma sui contrastati rapporti tra Stato e Chiesa. Conclude il garante di LeG Giovanni Bachelet, tracciando la storia del cattolicesimo democratico italiano ai tempi del Concilio Vaticano II. Giustizia per le stragi nazi-fascisteL’appello contro la chiusura dei tribunali militari
E’ il 23 aprile quando LeG si rivolge al presidente della Repubblica Napolitano: per effetto dei tagli della Finanziaria, chiudono i battenti per sempre i tribunali militari che si occupano di stragi nazi-fasciste. E’ a rischio la giustizia per tutti quei procedimenti ancora in corso, perché ritardati da quell’amnistia per occultamento che rappresenta uno dei capitoli bui della nostra Repubblica. Ora che molti processi sono avviati, rischiano di non arrivare alla fine, per colpa della Manovra che smantella i tribunali competenti.

E’ il caso di La Spezia, per esempio; tutti gli atti sarebbero trasferiti ai tribunali di Roma e Verona con un allungamento ulteriore dei tempi. Tradotto in tedesco, l’appello ottiene l’appoggio dell’Associazione Republikanischer Anwältinnen – und Anwälteverein (RAV, cioè Associazione degli Avvocati Repubblicani; il RAV è membro dall’associazione “Avvocati Europei Democratici”). I tribunali militari saranno soppressi ma con gli atti vengono trasferiti nelle stesse sedi anche i magistrati che hanno istruito i processi. La giustizia può fare il suo corso.
2009Il rischio in piùNel solco della tradizione democratica italiana, Libertà e Giustizia, fin dal giorno della sua presentazione, quel 18 novembre 2002, al Piccolo Teatro Studio di Milano, si è sempre battuta per tutelare, difendere e far conoscere la Costituzione. Il referendum che mette al sicuro la Carta dalla riforma del Polo delle Libertà è alle spalle, vinto, alla fine di giugno del 2006, con la sicurezza di 15 milioni e 791 mila voti contrari a quella riforma. Una vittoria che, per ampiezza rappresenta l’unica vera grande sconfitta del centrodestra negli ultimi 15 anni. Ma all’orizzonte, tra il 2008 e il 2009, all’alba del sesto governo Berlusconi, si profila un nuovo rischio: una sorta di pigrizia intellettuale. Di fronte alle forzature berlusconiane, agli attacchi alle istituzioni, alla difesa di privilegi per pochi, LeG si accorge di uno strano silenzio: come se opporsi alle leggi del più forte fosse fuori tempo e fuori luogo.

Come se stesse per andare in pezzi l’idea stessa della democrazia, assorbita dal modello berlusconiano. E’ il momento di voltare pagina.
Rompiamo il SilenzioE’ sabato, 7 febbraio 2009, quando con una pagina pubblicata su Repubblica e su alcune testate locali del gruppo Espresso, Libertà e Giustizia presenta “Rompiamo il silenzio”, un manifesto-appello rivolto a quanti si sentono democratici in allarme. La crisi di legittimità della democrazia è sotto gli occhi di tutti, come la deriva oligarchica della rappresentanza. La distanza tra cittadini e Parlamento è quasi abissale; il deficit di rappresentatività del corpo legislativo è stato più volte riconosciuto dal Presidente della Repubblica. Di qui l’urgenza di avviare una nuova stagione, di spezzare il silenzio e coinvolgere i cittadini in una reazione collettiva, per contrastare le proposte di stravolgimento della Costituzione, difendere la legalità, riaffermare i diritti. “Non vedere è non voler vedere. Non conosciamo gli esiti, ma avvertiamo che la democrazia è in bilico”.Primo firmatario: il presidente onorario di LeG Gustavo Zagrebelsky; poi i garanti dell’associazione. Il manifesto, ripreso anche dal sito online di Repubblica, raccoglie in pochi giorni oltre 200 mila adesioni da ogni parte d’Italia, più di un migliaio di firme sono assemblate su carta, riunione dopo riunione, dai circoli di LeG, dalle associazioni amiche, dal passaparola dei cittadini.

Basta un appello?A giudicare dalle risposte, sì. Da quel 7 febbraio, le voci dei cittadini non si sono mai interrotte. Vi si sono riconosciuti numerosissimi democratici in allarme, disponibili a fare rete, a non rinunciare e a impegnarsi mentre i partiti sono sempre più distanti. Ne è nato un nuovo fervore per l’associazione: moltissime le discussioni nei circoli LeG in tutta Italia, e molte le richieste per aprire nuovi circoli. Ne sono già nati a Ravenna, Alessandria, Ferrara e Pistoia; attendono di costituirsi in Veneto, Friuli, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Puglia, Sicilia e Sardegna. La raccolta di firme continua. Quel testo – scrive Sandra Bonsanti – rimane la più decisa e accorata radiografia di un’epoca, quella che stiamo vivendo, così caratterizzata da una sorta di storica preoccupazione per i segni premonitori di una nuova “incipiente legittimità”, un declino culturale, politico, economico e soprattutto istituzionale.
L’osservatorio della democraziaLa grande condivisione del manifesto ci ha aiutato a mostrare quanto sia fragile, oggi, il nostro assetto istituzionale e quanto importante sia il lavoro quotidiano per rafforzare i valori della democrazia. “Se non ora, quando?”, per dirla con Primo Levi. In un momento che ci sembra particolarmente difficile, segnato come è da una doppia crisi, economica e istituzionale, gli attacchi alla Costituzione sono continui.

L’elenco dei diritti violati è riassunto nel Libretto nero della democrazia che aggiorniamo sul sito di LeG di volta in volta e distribuiamo in occasione di incontri pubblici. Scorrerne i titoli ci pare renda il senso dell’insofferenza verso i principi fondamentali della Carta.
Le battaglie dei circoliI circoli intanto proseguono anche con il lavoro di denuncia dei diritti violati, di discussione sui temi caldi dell’attualità. A Genova un intero ciclo d’incontri è dedicato ai diritti: istruzione, informazione, diritto di cittadinanza, salute. Il metronomo si ferma sulle ingiustizie, dalla clandestinità che diventa reato, al pluralismo dell’informazione sempre più a rischio. A Milano, in vista dell’Expo 2015, l’urbanistica tiene banco: come cambierà il volto della città e chi lo disegnerà davvero, l’architetto o il politico? Urbanisti, sociologi, amministratori sciorinano numeri e obiettivi. Ma a vincere sembra il partito del cemento. Brescia approfondisce il tema etico. E nell’anno del caso Eluana mette a confronto i diritti del sondino e quelli del malato, discute di testamento biologico e di temi cosiddetti eticamente sensibili. Per concludere: esistono quelli eticamente insensibili?
La scuola di PaviaNon c’è rinnovamento che non passi dalla formazione.

Ne è convinta LeG che, nell’ottica di promuovere una nuova cultura della politica, di discutere e confrontarsi sulle declinazioni più attuali della democrazia e della cittadinanza, dal 2006 promuove con successo a Pavia, la Scuola di formazione politica “Giovanni Ferrara”. Diretta da Salvatore Veca, con la formula dei tre moduli di un weekend ciascuno, tra gennaio e marzo è replicata con successo anche nel 2009. Nel collegio Ghislieri, l’esperienza, tra gli altri, di Zagrebelsky e Gianfranco Pasquino, di Andrea Manzella e Vittorio Grevi, Tito Boeri e Bruno Tabacci, guida gli studenti, 43 in tutto, diversi per età ed esperienza, e provenienti da tutta Italia, ad affrontare questioni fondamentali per la formazione politica, secondo tre principali filoni: i principi e le regole della democrazia, le politiche pubbliche, i livelli di governo. Ancora una volta, LeG centra l’obiettivo: c’è aria di condivisione nel gruppo di studenti, c’è una domanda di formazione che cresce di anno in anno. E si allarga di pari passo anche la rete degli allievi. A Pavia si inaugurano le tessere di “socio onorario”, assegnate ai docenti e agli amici che con la loro generosità hanno contribuito alla riuscita della scuola di LeG.
Le scuole in autunno
Due sessioni in ottobre: il 17/18 e il 24/25, la scuola di Siena è dedicata al tema delle “Vie della democrazia in Italia e nel mondo”.

La scuola, organizzata dal prof. Paul Ginsborg, focalizza la dimensione storica della tutela dei diritti sia sul piano nazionale che internazionale.
I soci, i circoli
Erano 868 nel 2008, sono quasi 2000 nel 2009. Dopo l’appello “Rompiamo il silenzio” dello scorso febbraio, i soci di LeG sono più che raddoppiati. I circoli, ad oggi 28 attivi, sono una presenza che va via via arricchendosi di iniziative, con coordinamenti nuovi e altri in via di consolidamento.
Milano, dove ha sede l’associazione, si conferma la città trainante con il maggior numero di soci (361, erano 216 lo scorso anno) e la Lombardia la capolista delle regioni con 511 soci (+177,2% rispetto al 2008). Seguono Roma (214 soci) e Torino (112 soci) e, fra le regioni, Lazio (232 soci) e Emilia Romagna (180 soci).
Oltre ai circoli storici di Torino (in crescita con 215 nuovi simpatizzanti), Firenze (78 soci e più di 80 i simpatizzanti) e Pordenone (22 soci e 16 simpatizzanti), segnali di forte vivacità arrivano anche dai circoli di Genova (73 soci), Roma (in ripresa con il nuovo coordinamento, 214 soci e più del doppio di simpatizzanti), Bologna (che passa dai 14 soci del 2008 ai 62 del 2009), Brescia (55 soci), Padova (53 soci), Perugia (43 soci), Napoli (40 soci), Venezia (30 soci) e Mantova (30 soci). Nasce anche in questi giorni il coordinamento del circolo di Milano, che presenterà all’assemblea dei soci in settembre una sorta di Manifesto d’intenti e un programma di iniziative per l’autunno e il prossimo anno.
A proposito di circoli debuttanti, in Emilia Romagna muovono i primi passi i coordinamenti di Ravenna-Forlì-Cesena e quello di Ferrara, mentre in Piemonte si fa avanti Alessandria.

A guardare il numero dei simpatizzanti e dei soci, Foggia, Taranto, Bari e, passando al Nord, Varese, Trieste, presentano buone possibilità di aprire nuovi circoli. In Toscana, prossimo debutto per Lucca e Pistoia. A Parma è prevista una riunione dei soci in settembre per il riavvio del circolo.
Forti della mobilitazione seguita all’appello sottoscritto da più di cento mila cittadini, con un pizzico di ottimismo e buona volontà, in Calabria, dopo Reggio Calabria anche la città di Cosenza, potrà dar vita a un nuovo circolo. Stessa situazione per Trento e Bolzano, Reggio Emilia, Piacenza e Rimini in Emilia Romagna, Siena e Arezzo in Toscana.
Fra le province in cui invece si potrebbe lavorare maggiormente per rilanciare le attività di Libertà e Giustizia, Salerno (13 soci e una trentina di simpatizzanti) e Bergamo (15 soci e una quarantina di simpatizzanti).
Per quanto riguarda le isole, in Sicilia è ripartito il circolo di Palermo, i, mentre in Sardegna i soci raggiungono quota 25 con 16 iscritti nel capoluogo, anch’essi pronti per avviare un circolo. In Abruzzo dove era in programma proprio nei giorni del terremoto un incontro, i 15 soci fra le città di L’Aquila, Pescara e Teramo stanno cercando di riprendere il discorso interrotto.
A conteggiare i soci attuali, quelli degli anni passati e i simpatizzanti, negli anni LeG ha contatti con oltre 25 mila cittadini.
Buone notizie infine anche dall’estero, dove i soci quest’anno sono passati da 17 a 28.

Molto attivo il circolo di Londra, che ha anche tradotto in inglese il Manifesto Rompiamo il silenzio. E proprio da oltralpe arriva la proposta di creare un circolo virtuale di LeG, una sorta di blog dove postare idee e suggerimenti degli italiani nel mondo. Un’idea, perchè no, per raccogliere le voci dei simpatizzanti espatriati e dare visibilità internazionale all’associazione.

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