L’intervista di Dario Franceschini a La Repubblica, a favore del “sistema francese”, ha suscitato una buriana nell’area progressista. Ritengo indispensabile fare una distinzione netta, che in molti commenti è stata ignorata, o comunque sfumata; si sta parlando del sistema di governo, o del sistema elettorale? Nel riferirsi al sistema francese si discute cioè dell’elezione diretta di un Presidente della Repubblica che abbia anche responsabilità di governo (o eventualmente di un premier), ovvero del sistema elettorale uninominale a doppio turno?Franceschini dedica l’intera intervista al primo tema; sul secondo in realtà si disimpegna, osservando in una battuta finale che il suo obiettivo, cioè il Presidente o premier sostanzialmente inamovibile, si connetterebbe meglio con la normativa elettorale se anche per questa si adottasse il sistema francese, ma che si potrebbe “fare un passo avanti” anche con il proporzionale con sbarramento al 5%.Sull’elezione diretta condivido lo scandalo: se non altro, perché la tesi Franceschini non è altro che la riforma costituzionale del Polo, contro la quale abbiamo lottato e che è stata affossata dagli Italiani, a grandissima maggioranza, in un Referendum che ha visto una alta partecipazione (pur non essendo necessario il quorum!).Ma in molti commenti, dicevo, ci si scaglia contro i riferimenti al sistema francese anche per ciò che concerne la normativa elettorale. E qui non sono per nulla d’accordo.Abbiamo sostenuto per anni la bontà dei Collegi uninominali, in cui la persona è direttamente visibile e perciò i partiti devono scegliere candidati “presentabili”.
Abbiamo sostenuto per anni che il sistema maggioritario è valido perché impone di presentare uno schieramento con un programma, e perciò di far sapere agli elettori quali sono le alleanze ed i contenuti. Abbiamo fatto fuoco e fiamme quando, negli ultimi mesi della passata legislatura durante la quale nessuno si era occupato di affrontare il tema della legge elettorale, il Polo impose il passaggio dal 75% maggioritario del “Mattarellum” al proporzionale: e lo fece, ricordiamoci, perché l’Udc -interessata da sempre al gioco dei due forni- lo impose come condizione per restare nel Polo stesso. Molti di noi rimpiangono ancora di aver perso, anni fa, il Referendum che nel “Mattarellum” stesso avrebbe abrogato il 25% proporzionale (quorum non raggiunto per una quisquilia di voti); e ancora recentissimamente proprio l’uninominale a doppio turno è stato definito come sistema per noi preferibile, sul quale però non si riusciva a trovare una intesa “larga”.Oggi il proporzionale sembra invece un dogma, e chi ricorda tutto questo sembra nemico dell’Unione, e in particolare del PD: quando è stato deciso, in quali sedi, e da chi, il ribaltamento di posizioni? Si è enfatizzata la necessità di limitare la presenza dei “nanetti”, e concentrata l’attenzione sulla soglia del 5%; ma basta guardare a tutti i precedenti dibattiti parlamentari sulle leggi elettorali per rilevare che le soglie, quale che fosse la proposta iniziale, si sono sempre ridotte a cifre ridicole.Né si dica che occorre, per la legge elettorale, un dialogo con l’opposizione.
Ad essa non è stato proposto di discutere le modalità del maggioritario, che tra l’altro AN e larga parte di Forza Italia hanno sempre voluto; si è andati agli incontri avendo già fatto a priori (chi, domando ancora una volta?) la scelta del proporzionale. Tardivamente, si vede ora che questo fa solo il gioco dell’Udc, e si tenta di conciliare l’inconciliabile, cioè il sistema proporzionale e le alleanze preventive: quale è il Paese con un sistema così?Personalmente, ho una speranza: nella babele totale, potrebbe uscire dal cappello -anche perché semplicissima- una legge di un articolo che cancelli il Porcellum e ripristini il Mattarellum. Solo per motivi tecnici, del resto (alcuni ritenevano che vi sarebbero stati problemi con la Corte Costituzionale) il Referendum che incombe ha puntato sull’abrogazione di pezzettini del Porcellum, anziché sulla soppressione-ripristino. Con il Mattarellum, che è sperimentato e che non ha funzionato male, nessuno sarebbe del tutto felice, ma nessuno avrebbe motivo di essere del tutto arrabbiato: a questi chiari di luna, non è una brutta prospettiva …
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