Il primo ad arrivare in Aula sarà il disegno di legge di riforma del sistema radiotelevisivo. Definito una priorità dal Consiglio dei ministri è finito in calendario a gennaio, dopo la Finanziaria. E quanto sia urgente il riassetto delle tv pubbliche e private lo dimostra l’ultimo ciclone intercettazioni. Se il calendario sarà confermato, la legge Gentiloni è la prima pietra d’inciampo sulla via del dialogo. Per Silvio Berlusconi, infatti, il tema televisioni è taboo. Il peso dell’opposizione si può forse riassumere nella valanga di emendamenti, 1.415, di cui 1.280 firmati da Forza Italia, che ha seppellito il ddl di riforma Rai, stralciato dalla Gentiloni, bloccandolo al Senato. Riusciranno Prodi e Veltroni a separare il difficile dialogo sulle riforme dalle leggi scomode per l’opposizione? Del resto, sul caso Rai, in particolare sulla legge Gasparri, pende l’ultimatum della Commissione europea che ha respinto quella legge in nome della concorrenza. Chi pagherà la maxi-multa in caso di inadempienza?C’è un altro cavallo di battaglia nel cassetto dell’Unione: la legge sul conflitto d’interessi. Il provvedimento, articolato in 20 punti, giace esanime in Parlamento, bloccato nella discussione alla Camera dai paletti posti da Mastella che non vuole il blind trust, non vuole l’ineleggibilità. E neanche il tetto dei 15 milioni oltre i quali scattano le incompatibilità previste dalla proposta di legge sul conflitto di interessi.
Ma chiede “paletti forti” contro chi usa “ricchezze eccezionali” nelle campagne elettorali.E’ da maggio che il dl ha varcato l’Aula con il placet della Commissione affari costituzionali. Il relatore è Luciano Violante, che presiede anche la prima commissione di Montecitorio. Ma tutto si è fermato alle prime battute. E aleggia il sospetto di un accordo di non belligeranza tra i due schieramenti, proprio in nome della riforma elettorale. Del resto, anche il centrosinistra al suo interno è diviso, soprattutto sul punto della ineleggibilità. La Cdl ha sempre considerato il provvedimento una legge contro Silvio Berlusconi, una “legge vendetta”, come l’aveva definita Gasparri. Ma ora che il fronte berlusconiano è rotto, An per bocca dello stesso Gasparri ha fatto sapere che sarebbe disposta a riaprire la discussione. Non si conosce al momento, una possibile data per la ripresa dei lavori in Aula.A riguardare i sondaggi che all’indomani delle primarie per il Partito democratico chiedevano di indicare le priorità per il nuovo partito, si scopre che il programma era in fondo semplice. Gli elettori invocavano prima di tutto “Giustizia”. Che poi vuol dire “moralità” nella vita pubblica ma anche “velocità dei processi”. E poi abrogazione delle leggi “vergogna”.Il falso in bilancio che il governo Berlusconi aveva cancellato, da ottobre è tornato a essere reato. Sempre. Almeno nelle intenzioni del Consiglio dei Ministri che ha riscritto la legge, aumentando tra l’altro anche i tempi della prescrizione.
Prima bastava non alterare in modo sensibile i conti della società, ovvero non causare un danno, per evitare di incorrere nel reato di falso in bilancio. Una “aggiustatina” ai conti insomma era tollerata. Ora invece qualsiasi manipolazione potrà essere perseguita. E il danno torna a essere una semplice aggravante. Il nuovo testo, però, inserito nel cosiddetto “pacchetto sicurezza” è stato duramente contestato dal centrodestra che ha bloccato tutto in Parlamento. Riscritta invece la cosiddetta ex Cirielli. Il tempo della prescrizione viene calcolato con riferimento esclusivo alla pena massima, aumentata della metà. I delitti si prescrivono in un tempo comunque non inferiore a sei anni. Quanto ai delitti di maggiore gravità, è previsto un termine massimo per cui si prescrivono dopo 30 anni, mentre non vi è prescrizione per i delitti puniti con l’ ergastolo. Sul tema della Giustizia e della velocità dei processi, tutto è ancora da scrivere.Le altre leggi vergogna sulla giustizia non le ha cancellate la politica, bensì la Corte costituzionale che ha azzerato la legge sulle rogatorie e la legge anti-Caselli, quella che bloccava la candidatura alla direzione di un ufficio giudiziario per chi non fosse in grado di garantire almeno quattro anni di servizio (due per la Cassazione), il lodo Schifani che vietava di sottoporre a processo le cinque più alte cariche dello Stato e la Pecorella, la legge sulla inappellabilità ideata da uno degli avvocati di Berlusconi per impedire ai pubblici ministeri di ricorrere in appello di fronte a una sentenza di primo grado che manda assolto l’imputato.
Resta da rifare la legge elettorale del 2006 che alcuni costituzionalisti hanno definito una legge ad coalitionem. Il Porcellum, così la chiamò il senatore Roberto Calderoli che pure aveva contribuito a scriverla, si riteneva dovesse permettere ai partiti della coalizione di centrodestra di ottenere un numero di seggi di gran lunga più alto.Da questa legge è partito Veltroni, sulla strada del dialogo, nel tentativo di concludere la serie di riforme, in parte anche costituzionali, necessarie al Paese. La bozza Bianco, prima versione della nuova legge, è ora in discussione alla Commissione affari costituzionali del Senato.
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