Nelle pagine di quello che è il suo libro più conosciuto, Apologia dell’uomo laico, si è descritto come “un intellettuale borghese, una persona pratica che conosce la sconfitta, l’errore e il cedimento, ma non la decadenza”. Partiva da sé nel tentativo di tracciare il profilo dell’uomo laico cui ha ritenuto di dover dedicare un’apologia, non semplicemente un ritratto, perché l’uomo laico, sosteneva, è raro e innocuo, a volte pure perseguitato, quasi sempre solo, confuso troppo spesso con l’anticlericale o con il fideista d’opposizione. Giovanni Ferrara, 78 anni, non era solo quando se ne è andato. E’ successo all’improvviso, tra gli studenti della scuola di Formazione politica che LeG ha organizzato a Pavia. Allievo particolare del corso, lui che era stato politico, tra le fila del Pri di Ugo La Malfa, Visentini e Spadolini e professore di Storia antica all’Università di Firenze, ha ascoltato gli interventi degli insegnanti, amici di lunga data come Stefano Rodotà, giovani professori come Tito Boeri, giovanissimi come Mattia Barosi o Antonio Majocchi. La sua curiosità, l’esercizio continuo della critica, i riferimenti generosi alla storia ne hanno fatto uno studente esemplare: molte domande, qualche profondissimo ragionamento, come quello sulla democrazia che è necessariamente di sinistra. Quel sabato sera, il 17 di febbraio, dopo cena, attorno al caminetto del Collegio Ghislieri, si è discusso di economia.
Il suo ultimo intervento è stato appassionato, lucido, improntato ai principi di una vita. Un invito a ragionare sull’economia della sconfitta e sul problema che al centro del nuovo umanesimo liberista finisca “il più forte sul mercato” e non il migliore. Se ne erano già accorti economisti come Stephen Roach di Morgan Stanley, che da Davos aveva lanciato l’allarme o studiosi del calibro di Timothy Garton Ash. Ma Giovanni ne ha fatto un monito di democrazia. “Mi sta succedendo qualcosa, che mi sta succedendo?” Ha chiesto a Sandra Bonsanti, la compagna di una vita, prima di andarsene. L’amore per la vita e per le vite altrui sono state al centro della sua esistenza. Come la memoria delle cose e dei pensieri del passato. E’ l’eredità che ci lascia: un’indicazione di metodo, in fondo, anche per la vita.
I funerali si svolgeranno lunedì 26 febbraio, nella chiesa della Santissima Annunziata di Firenze, alle 14
Giovanni Ferrara, è stato professore di Storia Antica nell’Università di Firenze e senatore per diverse legislature. E’ stato anche collaboratore al “Mondo” di Mario Pannunzio e poi di Arrigo Benedetti, poi del Giorno e di Repubblica.
E’ stato direttore de La Voce repubblicana su richiesta di Ugo La Malfa. Tra i suoi libri: Apologia di un uomo laico (Rusconi) e Italia paradiso perduto (Garzanti). Con la casa editrice Sellerio ha pubblicato Il senso della notte (1995), La sosta (1996), La visione (1997).
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