“Se vuoi costruire una nave non chiamare a raccolta gli uomini per procurare la legna e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito”. Antoine de Saint-ExuperyNegli ultimi due decenni la società italiana ha subito un profondo mutamento imposto dalla globalizzazione. Si sono compiuti grandi processi di transizione da un’economia della prossimità ad un’economia della simultaneità; è mutata la composizione sociale, si è assistito alla terziarizzazione delle dinamiche del lavoro, si vive una crisi della rappresentanza dell’impresa e del sindacato, si attraversava una vera e propria crisi della politica. Si è depotenziata la categoria di classe ed è emersa la categoria della moltitudine.Non è più l’epoca della politica come luogo della trasformazione del mondo attraverso la leva della forza e della potenza. I partiti di massa solo in parte rappresentano la società e sono in grado di formare una classe dirigente adeguata alla realtà in forte e continua mutazione. I partiti politici così come li conosciamo solo in parte sono in grado di elaborare riflessioni e progetti di ampio respiro per affrontare le sfide che la globalizzazione ci impone; globalizzazione intesa come fine di un paradigma socio-economico, della società strutturata sul conflitto capitale-lavoro.
Anche nelle ultime elezioni politiche questa cesura tra società e partiti tradizionali (soprattutto del centrosinistra) emerge in maniera lampante nella parte più dinamica e moderna del nostro paese il “lombardo-veneto”.
In queste stesse regioni, come in tutta Italia emerge nel contempo una incredibile tendenza alla voglia di partecipazione politica, domanda di comunità. Un domanda di pubblico inteso come coesione sociale, un profondo bisogno di rappresentanza e di non esclusione dai riti della selezione della classe dirigente e delle decisioni. Libertà e Giustizia con la sua continua opera di “volontariato” politico ha accolto e rilanciato questa voglia di partecipazione. Libertà e Giustizia vuole essere sempre più anello di congiunzione tra i migliori fermenti della società e la politica.
Da queste considerazioni emerge l’idea di una “Scuola di Educazione Civica e di Formazione Politica”. Raggruppare le migliori competenze accademiche, professionali, del mondo dell’impresa e della finanza, sindacali e culturali, per metterle a disposizione di giovani che vogliono negli anni successivi cimentarsi nella politica con strumenti sempre più adeguati a leggere la nostra società. Aprirsi a giovani dirigenti di partito che vogliano fornirsi di strumenti di decifrazione delle mutazioni culturali economiche e sociali dell’Italia. Ogni corso residenziale a numero chiuso diventa momento di riflessione sulle principali tematiche della politica italiana, europea, mondiale. Momento di confronto e di elaborazione programmatica continua. La scuola diventa uno degli snodi culturali del futuro riformismo italiano, nel segno del partito democratico.
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