Non era un semplice uomo dei conti, un oscuro direttore finanziario che lavorava all’ombra dell’amministratore delegato: Gianfranco Boni era l’anima operativa della Banca popolare di Lodi e i suoi rapporti erano ai massimi livelli. Con lo stato maggiore di Unipol, per esempio, ma anche con un banchiere tifoso della Lodi come Fabrizio Palenzona e con molti altri interlocutori eccellenti. Le intercettazioni estive sul telefonino del manager, attualmente in carcere, documentano tutto questo, ma anche l’inedita storia di una fiduciaria svizzera con un pacco molto consistente di azioniAntonveneta. E un’inquietante, ma oscura conversazione su misteriosi «prelievi» dai conti correnti.Boni il «consulente» 29 giugno, ore 19.10. Giovanni (Gianni) Consorte chiama Gianfranco (Franco) Boni, il rapporto è diretto e confidenziale, il direttore finanziario della Lodi di fatto lavora anche per i bolognesi di Unipol nelle varie fasi della scalata a Bnl: «Gianni — riassume la Guardia di finanza — dice che stasera Gianpiero andrà in (comitato) esecutivo. Chiede di dire a Gianpiero di deliberare fino a 4,99% (cioè la quota di Bnl che la Lodi dovrebbe prendere, ndr) e che poi li faranno scendere… Gianni gli fa capire che il loro problema attuale è che non possono farsi autorizzare in tempi utili (da Bankitalia, ndr) a salire dal 10 al 15%…». È chiaramente un patto segreto («poi li faranno scendere»), uno scambio di favori. Successivamente Boni parla con Fiorani e «gli racconta della telefonata di Gianni che gli ha chiesto di deliberare fino al 4,99%…
Fiorani dice che deve sentire prima il Governatore… ma che la risposta verterà per il 3,5% come (da) precedenti accordi». Questa frase, «deve sentire prima ilGovernatore», dimostra una regia comune. 21 luglio, ore 19.28. La segretaria della presidenza Unipol passa Consorte a Gianfranco (Boni) che «gli fa i complimenti per l’operazione storica» (l’acquisto delle quote Bnl dagli immobiliaristi). Poi il numero uno di Unipol «vuole sapere il parere di Boni» su alcuni passaggi della struttura finanziaria dell’operazione. «Boni gli dice che va bene». E la consulenza dell’uomo di Fiorani tranquillizza Consorte. «Dagli ai conti correnti» L’11 luglio alle 20.27 arriva sul telefonino di Boni una telefonata da un cellulare in uso ai dirigenti della banca. L’interlocutore «dice di aver detto a una terza persona di cui non si capisce il nome — annota il finanziere all’ascolto — di tirar su più soldi possibile come raccolta sui conti correnti, così almeno si riesce a tirar su 600-700 milioni di euro». Gli omissis Sono pochissimi e apparentemente inspiegabili: alcuni «omissis» schermano i resoconti delle telefonate, ma non sono giustificati da colloqui con parlamentari. Capita per esempio quando il 30 giugno alle 8.53: Fiorani chiama Boni e i due parlano in modo vago, quasi cifrato. Fiorani dice (senza che si capisca il contesto) «…che è l’ingegnere che ha fatto un po’ di resistenza perché vuole il potere, soldi e quant’altro… Omissis». Il tifoso Palenzona Il banchiere Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, consigliere di Mediobanca, presidente dell’Aiscat (Associazione delle concessionarie autostradali), esponente della Margherita, è uno dei più assidui interlocutori di Boni (come, tra l’altro, ha già documentato l’Espresso).
Il rapporto è confidenziale. Il 14 luglio alle 8.24 Palenzona chiama Boni e gli dice che «la faccenda là è ok», poi si danno appuntamento alle 19 all’Unicredit. Alle 19.29, telefonata di «Boni per Fabrizio: Boni dice di avere un appuntamento con il presidente in Piazza Cordusio… Fabrizio gli dice di andare dal retro, via San Protasio 3». Nei giorni successivi Palenzona parlerà più volte con Boni di un’operazione finanziaria che riguarda il fratello. Giampiero Palenzona è citato nella richiesta d’arresto di Fiorani come beneficiario di plusvalenze anomale per operazioni in Borsa gestite all’interno del gruppo Lodi. 26 luglio ore 11.12, da poche ore la procura ha ordinato il sequestro delle azioni Antonveneta. «Palenzona chiama Boni: vuole sapere quante azioni hanno sequestrato i “maiali”, (riferito ai giudici o alla Guardia di finanza) », precisa il militare di servizio. «Ricucci, tipo strano» 6 luglio ore 12.59, un certo Giulio chiama Franco Boni e gli chiede se «Ricucci vede il piano industriale di Lodi con Antonveneta in modo positivo. Franco glielo confermama non può sapere cosa farà in futuro Ricucci se gli olandesi gli offrono 30 euro, 26,5 ufficiali e 3,5 in nero. Franco gli dice di tener presente, però, che non è un personaggio semplice». Tre giorni dopo Boni con la moglie sarà nella ristretta cerchia di invitati (tra cui Fiorani, Gnutti e Billè) al matrimonio di Stefano Ricucci con Anna Falchi. 28 giugno ore 9.51, Boni parla con Landi, uno dei direttori centrali della Lodi, di una fiduciaria svizzera che ha un grosso pacchetto di Antonveneta.
Gli intermediari, dice Landi, sono «tre avvocati, uno è Apicella, il figlio delmagistrato, l’altro è Gorgoglione… che sono soci in uno studio a Milano da tempo loro cliente. Questi hanno un contratto con una fiduciaria svizzera che rappresenta 20/30 personaggi che hanno 3milioni di azioni Antonveneta, che sono disposti a conferirgli» in cambio di «un finanziamento pari a circa il 120% del valore delle azioni». Vogliono una risposta, spiega Landi a Boni, «altrimenti danno le azioni agli “arancions”», cioè agli olandesi di Abn. È un grosso pacchetto del valore di circa 80 milioni di euro e non rientra tra quelli già scoperti e catalogati nel «concerto». Milionari e «disperati» 29 giugno. Telefonata da un interno perBoni. L’interlocutore «gli dice che ha chiamato, disperata, Carella Luigina, e (lui) vuole sapere da Boni cosa devono dare a questa signora. Boni dice che devono mandarle un fax. La segretaria gli dice che domani la Carella scende da loro in macchina… Boni dice che ora la chiama». Qui finisce l’intercettazione. Ma chi è la Carella? Risulta da carte interne di Unipol che la «disperata» signora possedeva sul conto alla Lodi un pacchetto di alcuni milioni di euro di azioni Unipol. Forse in «parcheggio»? 6 luglio. Un tale Gigi «chiama Boni e dice che la Lodi è sopra 8 euro e che lui la vuole vedere a 11. Boni risponde che preferisce vederla a 8 piuttosto che (vederla) a 11 dal carcere ». Oggi i titoli quotano 7,4 euro e Boni è rinchiuso a San Vittore.
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