Ok dal Senato alla ex Cirielli. Tutti i guasti della legge

29 Novembre 2005

Palazzo Madama ha detto sì al disegno di legge che taglia i tempi di prescrizione dei reati e inasprisce le pene per i recidivi. L’approvazione, con 145 sì, 104 contrari e un astenuto, non è stata lineare come ci si aspettava alla vigilia. Per sei volte è mancato il numero legale, tanto che il voto decisivo, previsto dal calendario d’Aula in mattinata, fra una sospensione e l’altra della seduta, è slittato al pomeriggio.Poi, la maggioranza si è ricompattata. Tutti gli emendamenti della minoranza sono stati bocciati e l’approvazione è andata avanti spedita fino al voto finale. Ecco, secondo l’Associazione nazionale dei magistrati i guasti della ex Cirielli.
Di seguito, la dichiarazione di Magistratura democratica
Md -che insieme alla migliore cultura giuridica ha denunciato le storture del provvedimento oggi approvato dalla maggioranza parlamentare e la paradossalità di alcune conseguenze ancora una volta richiama l’attenzione sull’estraneità e contrarietà della legge ai principi ispiratori della Costituzione e alle reali esigenze di un sistema penale efficiente. La legge contiene due anime, una arcigna, diretta ad inasprire la repressione per i recidivi e responsabili di reati ritenuti di criminalità organizzata e di delinquenza di strada, e una furbesca e ammiccante, che mira ad procurare l’estinzione di alcuni procedimenti, accorciando i tempi della prescrizione per ben talune categorie di imputati “perbene”.Ciascuna delle due anime esprime un disegno sbagliato e inaccettabile, ma la loro coabitazione amplifica il carattere radicalmente ottuso della cultura giuridica che esse esprimono, con diffidenza nei confronti della discrezionalità del giudice, ritenuta fonte di ingiustizia e manifestazione di arbitrio della magistratura.
Il trattamento di durezza nei confronti dei condannati per alcuni reati gravi, che peraltro erano già adeguatamente sanzionati, aggrava inutilmente la differenziazione del sistema penale e processuale a seconda dei reati, che già di per sé corre costantemente sul filo della legittimità costituzionale.


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