Manca il numero legale, salta la discussione sul disegno di legge che riforma la seconda parte della Costituzione. Nell’Aula di Palazzo Madama la seduta è stata aperta e chiusa dal presidente di turno, secondo quanto prevede il regolamento. “Bisognerà dare una bella strigliata ai senatori per costrigerli a stare in aula – sbotta indispettito il ministro per le Riforme Roberto Calderoli – ma vedrete che riusciremo a far votare il disegno di legge nei tempi previsti”.
Per sei volte, anche se non tutte di fila, non è stato raggiunto il numero legale. E oltre all’esame del testo di riforma della Carta è saltato anche quello del decreto “mille proroghe”. Due colpi bassi in meno di quattro ore. Alle 11 era già stato archiviato il decreto che che sposta in avanti una serie di scadenze di diversa natura. Poco prima delle 13, infine, era stata sospesa anche la seduta per le riforme. Calderoli contiene a stento la rabbia: il problema s’era presentato già nella seduta precedente, quella di mercoledì pomeriggio, quando l’assenza dei senatori aveva fatto saltare per quattro volte di seguito la votazione. E Calderoli aveva fatto sentire le sue ragioni nel vertice dei capigruppo della Cdl convocato in fretta e furia per tentare di porre rimedio all’incresciosa situazione. All’ordine del giorno, nell’una e nell’altra seduta era previsto anche l’inizio della votazione sul disegno che riguarda le riforme costituzionali.
Adesso l’esame slitta alla prossima settimana.
L’appuntamento in aula è fissato per martedì 1° marzo, a soli sette giorni dalla scadenza dell’ultimatum che la conferenza dei capigruppo del Senato ha imposto alla maggioranza. Entro l’8 marzo, infatti, il disegno di legge dovrà essere approvato.
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