Il ministro Calderoli si pavoneggia in mezzo al Transatlantico circondato da uno stuolo di giornalisti seconda Repubblica, e ogni tanto dà un’aggiustatina ai pantaloni per scoprire il polpaccio nudo e abbronzato.
Ciriaco De Mita affida le sue riflessioni sconsolate vecchi colleghi. Piero Fassino sta illustrando in aula il suo “bipolarismo mite”. Un giorno come un altro di questo settembre a Montecitorio: un giorno qualsiasi, fuori piove e in Tv il coordinatore di Forza Italia Bondi esulta serafico al rinato sentimento di unità fra maggioranza e opposizione che ci può portare lontano.
Lontano e in uno sprofondo, se le cose vanno avanti così. Taormina parla del “compito esaltante”, quello cioè di “riscrivere la Costituzione negli elementi fondanti dello Stato, toccandone praticamente tutti i poteri”.
Accidenti, vien fatto di pensare fra sé e sé, ma qualcuno li fermerà questi barbari che stanno assaltando le basi del nostro patto costituzionale. Il popolo italiano si solleverà…l’opposizione gliela farà vedere, mostrerà compatta i muscoli…
Il popolo italiano sa molto poco di quello che sta accadendo nell’aula di Montecitorio. Pochi lo informano, e comunque a tranquillizzarlo c’è sempre il faccione di Bondi o gli slogan di La Russa. La minoranza non c’è. Ma la minoranza tanto per cambiare si è divisa: per la prima volta, al primo voto. Solo pochi dell’opposizione hanno detto di “no” all’articolo uno (che sostituisce l’attuale articolo 55) che prevede la divisione del Parlamento in Camera dei deputati e Senato federale della Repubblica, automaticamente trasformando l’Italia in uno stato federale.
Chi farà le leggi? Un po’ gli uni un po’ gli altri e se bisticciano ecco la commissione paritetica, proprio come quelle che dirimono i contrasti sindacali. Il nostro ministro e i suoi saggi hanno pensato proprio a tutto.
Dunque in quest’atmosfera tragicomica diventa realtà l’incubo costituzionale della casa delle Libertà. La maggioranza della minoranza si astiene e una minoranza della minoranza vota contro. Perché l’astensione? Perché, spiegano, si tratta di completare col Senato federale la riforma già avviata nella scorsa legislatura, della quale per altro oggi si stracciono le vesti. Perché invece il “no” di comunisti italiani, Rifondazione, mastelliani e pochi altri? Perché tutto l’insieme della riforma e il metodo adottato per la discussione fanno talmente schifo che non basta turarsi il naso.
Così si stanno stravolgendo le regole che fino ad oggi hanno consentito a questo Paese di risorgere dalla guerra e di prosperare nel ventesimo secolo. Una Costituzione, la nostra, che ci era invidiata da tanti paesi. Eppure sentite cosa ha detto il capogruppo dei Ds, onorevole Violante nel suo intervento: “Al centro della nostra idea di riforma costituzionale che serve al paese c’è la critica ad un sistema che è diventato non il motore ma il freno dell’Italia, della sua competitività, della sua creatività, della sua sicurezza e delle sue libertà”.
Già che c’era poteva anche aggiungere: povero Berlusca, se non sa governare non è colpa sua ma di questa Costituzione che quei nostri padri insipienti ci hanno lasciato…
L’astensione, a mio avviso, è stato un duplice errore: ha mostrato un’altra volta l’incapacità dell’opposizione ad opporsi in maniera compatta a una sciagura imposta dalla maggioranza; Ha minato le basi per la vittoria al Referendum, per vincere il quale non servono distinguo del tipo: quel Senato federale lì non è proprio lo stesso senato federale che vogliamo noi e che è fatto meglio.
No. Bisognerà dire: non vogliamo dividere l’Italia e rendere impossibile governarla con leggi uguali per tutti. La vostra riforma è incostituzionale perché aggredisce i valori fondanti della nostra Repubblica.
Ho cercato nel Transatlantico una traccia di “spirito costituente”, cioè quel sentimento che dicono essenziale per metter mano alle regole di tutti. Io non l’ho visto. Forse è rimasto nei calzini verdi di Calderoli che deve esserseli scordati a casa.
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