Elly Schlein: ‘Noi incompatibili con i sovranisti”

06 Feb 2021

ROMA – Elly Schlein, come valuta l’incarico a Mario Draghi? «Draghi è una figura indiscutibilmente di alto profilo, ma prima di giudicare il nuovo governo bisogna capire quali saranno il programma e la composizione».

E se al governo ci fosse anche la Lega? «Non ho mai pensato che destra e sinistra siano categorie superate. E nei prossimi mesi serviranno precise scelte politiche. Le priorità dell’Italia, a partire dal contrasto a disuguaglianze, precarietà e crisi climatica, così come quelle del Recovery Fund, sono incompatibili con le posizioni euroscettiche della Lega».

E se la Lega insistesse? «Se il programma del premier punta su ciò che serve al Paese non c’è spazio per la destra sovranista».

Quali sono per lei le priorità? «Sanità, scuola pubblica, vaccini. Cosa si vuol fare sul blocco dei licenziamenti e degli sfratti? L’emergenza sociale provocata dal Covid impone scelte coraggiose».

Su questi temi non sarebbero tutti d’accordo? «Le disuguaglianze nell’ultimo anno si sono acuite, ma su come colmarle credo che esistano enormi differenze tra destra e sinistra».

Può fare un altro esempio di divisione? «Penso al tema cruciale della transizione ecologica e della parità di genere».

Insomma, il centrosinistra potrebbe reggere al massimo una coalizione con Forza Italia? «La cosa fondamentale è come il nuovo esecutivo si propone di affrontare le gravi emergenze. Non è un mistero che non mi appassionino le larghe intese».

Resta quindi la maggioranza che ha sostenuto fin qui Conte? «Penso che bisogna fare in fretta, perché i problemi sono enormi e non possono aspettare».

Come si è arrivati a questo? «Con una crisi al buio aperta irresponsabilmente da Italia Viva. Matteo Renzi ha tentato di fare saltare l’asse Pd-Leu-M5S, e quindi Giuseppe Conte. Una crisi che la gente ha fatto fatica a capire, e che ha avvertito come cinica».

Il centrosinistra ne esce ammaccato? «È importante che l’asse Pd-Leu-M5S tenga e decida insieme. Non perché sia sufficiente, ma perché al suo interno già tanti condividono una visione del futuro, e dovranno alzare la voce su redistribuzione delle ricchezze, del sapere e del potere».

Davvero le sembra un’alleanza soddisfacente? «È da tempo che in tanti non ci sentiamo rappresentati in questo quadro politico. I grandi contenitori sono troppo contraddittori e la sinistra è frammentata. L’unica via per uscire da questo politicismo è una ricostruzione plurale del campo progressista ed ecologista, intrecciando forze politiche e sociali».

Giuseppe Conte potrebbe essere il capo di questo schieramento? «Più che al destino dei singoli io mi appassionerei al percorso collettivo per ricostruire una visione condivisa».

La sento fredda. «Per niente. Ma questo Paese ha il vizio dell’uomo solo al comando, modello sbagliato anche se fosse donna. Non ho mai creduto alle alchimie parlamentari, alla sommatoria dei partiti . Serve di più».

Ma lei che giudizio dà del Conte bis? «Positivo. È stato costretto ad affrontare una situazione senza precedenti. La crisi sanitaria subito è diventata anche economica e sociale. Si sono fatte anche cose innovative, come gli ecobonus. Sulla velocità dei ristori si poteva fare però qualcosa di più».

In conclusione, la sinistra con un banchiere al governo rischia? «La sinistra rischia per definizione, per questo dovrà combattere con più coraggio».

 

Repubblica, 6 febbraio 2021

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