La pacchia è finita

14 Dic 2018

Mi sono chiesto a lungo dove l’avevo già trovata la frase “la pacchia è finita” che Salvini butta in faccia ai disperati e ai dannati della terra. Poi l’illuminazione. E’ la frase che nei Miserabili di Victor Hugo l’orribile Javert dice al sindaco Madeleine, alias Jean Vallejan, ex galeotto convertito alla fede e alla carità, e alla povera Fantine, prostituta per mantenere una figlia lontana, sul letto di morte di quest’ultima. Sono di fronte la legge e due persone che la legge l’hanno in diversa misura violata per necessità o ignoranza, ma ora volte al bene, il primo della propria comunità di cui è diventato il sindaco dopo averne promosso il benessere con straordinarie innovazioni industriali e sociali, l’ altra, devastata dalla tisi, ma aggrappata alla vita nella speranza di ricongiungersi alla figlia che ha dovuto abbandonare, alla ricerca di un futuro negato, nelle mani dei locandieri Thernadier, che riveleranno la miseria e l’orrore di cui sono capaci coloro che mettono i soldi al primo posto.

Javert, poliziotto inflessibile della Francia della Restaurazione dopo Napoleone, era uomo di fede che identificava la religione con la monarchia e con il potere. Considerava perduti tutti quelli che abitano “la parte inferiore della società”, e pensava che chiunque avesse “oltrepassato anche una sola volta la soglia legale del male” meritava “disprezzo, avversione e disgusto”. Un vero antesignano dei DASPO urbani. Figurarsi se poteva tollerare che un ex galeotto facesse il sindaco e fosse amato da tutta la sua comunità, e che “una puttana di strada fosse curata come una contessa.” Ma ora finalmente la pacchia era finita.

Quelle parole hanno attraversato i secoli. Javert è diventato ministro dell’Interno. La pacchia che è finita è quella di Mimmo Lucano, un sindaco che ha messo la giustizia e la carità al di sopra del formalismo giuridico, e delle tante Fantine di ogni parte del mondo che hanno trovato a Riace un posto dove stare con i propri figli o dove aspettarle fiduciose se erano ancora lontani.

Nell’Italia degli anni sessanta a pronunciare quella terribile battuta fu un grandissimo attore, Tino Carraro, che impersonava Javert nello sceneggiato televisivo “I miserabili” diretto da Sandro Bolchi. Uno sceneggiato che fece epoca, e che videro quasi tutti gli italiani, anche quelli che la televisione non ce l’avevano ancora. E ovunque, in casa e nei bar, nei circoli ACLI o nelle case del popolo, quella battuta, quel disprezzo dell’uomo di legge, verso la povertà e la miseria, verso la carità e la giustizia, provocò orrore e indignazione. Raccontano che Tino Carraro avesse difficoltà ad uscire per strada perché la gente lo identificava con quella orribile frase. Fa una certa impressione che oggi quella battuta terribile, pronunciata e diffusa sui social da un ministro della Repubblica, sia contornata su facebook da tanti like e da tante faccine ridenti.

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il manifesto, 13 dicembre 2018

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