LE 10 BALLE BLU

22 Set 2015

Marco Travaglio

Ieri, quando non parlava di Costituzione – materia in cui è sempre da insufficienza grave – Matteo Renzi ha dimostrato padronanza dei dossier e una certa abilità dialettica. Un anno e mezzo a Palazzo Chigi non sono passati invano: il premier ha studiato, e si vede da come parla di immigrazione, semplificazione, pensioni e soprattutto degli aspetti psicologici dell’economia, ignoti alla vecchia sinistra grigia e ideologica, ma utilissimi a dare fiducia ai consumatori. La promozione sarebbe a pieni voti senza le solite balle sui nuovi posti di lavoro grazie al Jobs Act, la rimozione dei poveri in aumento, le smargiassate da mosca cocchiera (“Senza di noi, l’Ue non parlerebbe di immigrati”, ma forse voleva dire: senza la Merkel), le berlusconate di ritorno (“non mettiamo le mani nelle tasche degli italiani”) e le gaglioffate da americano a Roma (“il tannel di Calais”). Poi purtroppo, quando affronta il tema del Senato e non solo, è come se il cazzaro che è in lui riprendesse il sopravvento, portandolo a dire asinerie da ripetente di prima elementare.

1. “Oggi i nostri avversari dicono il contrario di ieri”. Vero: FI scrisse e votò col Pd sia l’Italicum sia il nuovo Senato, poi cambiò idea. Ma nemmeno lui scherza: per vincere le primarie prometteva di “dimezzare numero e indennità dei parlamentari e sceglierli noi con i voti, non farli decidere a Roma con gli inchini al potente di turno”, affinché i cittadini potessero “guardarli in faccia”, controllarli e premiarli o bocciarli. Invece, con le sue schiforme, avremo 2/3 dei deputati e tutti i senatori nominati. Se li guardi in faccia, non sai chi siano.

2. ”Questa riforma costituzionale la voleva il centrosinistranegliultimi20anni,eprima il Pci e parte della Dc”. Forse il superamento del bicameralismo paritario (tuttora condiviso da tutti i partiti e i costituzionalisti), non certo un Senato ridotto a cameretta senza poteri, a dopolavoro dei consiglieri regionali che lavorano gratis perché sono inutili, però ricompensati con l’immunità. Questa boiata non l’ha mai chiesta né immaginata nessuno, tranne lui, la Boschi e Verdini. Ed è qui che dissentono non solo le opposizioni interne ed esterne, ma anche i migliori giuristi e il 73% degli italiani (sondaggio Ipsos-Corriere).

3. “Noi massima apertura, la minoranza solo diktat e continui rilanci”. La questione è molto semplice: la minoranza chiede che i senatori vengano eletti dai cittadini, Renzi & C. che vengano nominati dai consiglieri regionali. Dove sarebbero le aperture?

4. “C’è un punto da chiarire: cosa fa il presidente del Senato? Se apre a modifiche di una norma già approvata con la doppia conforme (l’art. 2 del ddl Boschi sulla non-elettività del Senato, votato in prima lettura sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama, ndr), sarebbe grave e inedito”. Balla sesquipedale: per informazioni, chiedere a Napolitano, che nel 1993 da presidente della Camera rimise ai voti un d-dl costituzionale già votato in entrambe le Camere. E dia una ripassata all’art. 72 della Costituzione: “La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i ddl in materia costituzionale”. Con emendamenti e votazioni. Tanto-più che l’art. 2 uscito dal Senato è cambiato alla Camera: doppia lettura, ma non conforme, come nel ‘93.

5. “Se Grasso non stravolge Costituzione e regolamenti e ci fa lavorare su ciò che non è doppia conforme, ci mettiamo d’accordo in 10-12 minuti netti”. Grasso stravolgerebbe la Carta se non facesse votare gli emendamenti all’art. 2. In ogni caso, come si mette d’accordo in 10-12 minuti chi i senatori li vuole eleggere e chi li vuole nominare?

6. “L’elezione diretta non può sussistere: è proibita dalla doppia conforme. Ma può esistere la designazione”. La designazione non esiste in natura: si chiama nomina dall’alto, cioè dai consigli regionali, mentre l’elezione è una scelta dal basso degli elettori, l’unica consentita dalla Costituzione: il Senato conserva funzioni legislative e di revisione costituzionale, dunque farlo nominare o designare significa violare l’art. 1 della Carta: “La sovranità appartiene al popolo”. Non alle Regioni.

7. “Basta con i dettagli tecnici sul comma x l’emendamento y dalle cucine delle Feste dell’Unità ci dicono di andare avanti”. Con buona pace delle cuoche, queste sono questioni di sostanza, che rendono incostituzionale la sua riforma costituzionale.

8.“L’Italia dei gufi è minoranza. Martedì i due talk show hanno fatto meno di Rambo, perché raccontano sempre che va tutto male”. Ora, Ballarò (1.095.000 spettatori) e Di Martedì (839.000) vanno in onda contemporaneamente, dunque la somma dei gufi è 1.934.000, contro i 1.349.000 fans di Rambo. Ma c’è qualcuno che va peggio sia dei gufi sia di Rambo: Renzi, che l’ultima volta a Virus fu visto da 1,5 milioni di persone, e l’ultima volta a Porta a Porta ne mise insieme appena1.224.000, sbaragliato dai Casamonica che l ’indomani ne raccolsero 1.340.000 senza neppure precisare come la pensano sull’elettività del Senato.

9. “Scegliendo Corbyn, i laburisti inglesi sono gli unici al mondo che godono a perdere”. A parte la preoccupante ignoranza sulle cause del trionfo delle sinistre radicali in mezza Europa (l’aumento delle diseguaglianze sociali), la stessa cosa potrebbe dire Corbyn del Pd che ha scelto Renzi, visto che da allora non s’è più votato né in Gran Bretagna né in Italia. O forse Renzi confonde le comunali a Firenze con le elezioni politiche?

10. “Le menzogne hanno le gambe corte”. Almeno questo è vero. Ma chi gli dice che sia una bella notizia?

il Fatto Quotidiano, 22 settembre 2015

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