La terza edizione di Biennale Democrazia raccoglie il suo programma di incontri intorno al titolo Utopico. Possibile?
La forma duale, posta sotto il punto interrogativo, è un atto di consapevolezza storica. Avvertiamo ormai inconfutabilmente di vivere in un’epoca di svolta che impone una riflessione sui fondamenti da salvaguardare e sul rinnovamento da promuovere. Poiché sappiamo che il futuro non potrà essere la ripetizione del passato, occorrono idee nuove per riconciliarci con noi stessi e col mondo che verrà.
C’è nel nostro programma un elemento di utopia necessaria. Unire tecnologia e diritti, sviluppo e uguaglianza, economia e ambiente, potere e trasparenza, scienza e coscienza, democrazia diretta e rappresentativa. Bandire la violenza in società frammentate, promuovere il rispetto delle differenze e, da esse, trarre arricchimento e non risentimento. Utopico, forse? Eppure frammenti di utopia abitano il tempo presente. Si manifestano attraverso nuove pratiche di produzione e di scambio, nel crescente ruolo sociale delle donne, in movimenti che trovano nel web e nei social network strumenti di espressione. L’innovazione scientifica e tecnologica modifica a ritmi accelerati le potenzialità umane e il rapporto tra uomo e natura, proponendo mondi seduttivi, rispetto ai quali è importante recuperare la nostra capacità di giudicare la bontà dei fini.
Questi fermenti pratici di utopia non sono fantasia, non sono in “nessun luogo”, ma sono tra noi. Ci sfidano a rimettere in discussione il primato del nostro benessere personale e immediato, restituendo così alla democrazia una risorsa che le è propria: la discussione pubblica sui fini e sugli orizzonti della nostra coesistenza. La terza edizione di Biennale Democrazia dedicherà una sezione speciale del suo programma all’Africa, “luogo simbolico” di una riflessione sullo sviluppo possibile. Insieme ai protagonisti della sua storia recente vogliamo comprendere i processi che hanno condotto il continente africano a trovare la strada della crescita economica, della democrazia e del pluralismo. Nel “risveglio dell’Africa” troveremo patrimoni ideali cui attingere per la nostra riflessione.
Questa edizione non avrebbe luogo senza il contributo dei nostri sostenitori, ai quali va il nostro più sentito ringraziamento. La Biennale non vive solo nei giorni di aprile ma come tutti gli anni è animata da laboratori realizzati dai giovani e dalle scuole. Con chi se non con loro potremmo cercare le vie che dall’utopico conducono
al possibile?
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Quale democrazia nel paese che mantiene un ordinamento monarchico criminogeno? Se può servire a stimolare il dibattito, riporto alcune domande che avevo sviluppato ad altro fine. Sei domande al giurista e al filosofo
(compresi i consulenti dei ministri e del capo dello Stato)
Come si può definire il giudice che, violando in modo grave e manifesto la legge, distrugge la serenità di una o più persone?
Come si può definire, sotto l’aspetto morale e giuridico, il capo dello Stato che difende l’operato di quel giudice?
Perché l’ordinamento giuridico non offre alcuna tutela al danneggiato da quella condotta illecita?
Se l’illecito del magistrato è giudicato da magistrati, perché l’illecito dell’imprenditore non è giudicato da imprenditori, quello dell’operaio da operai, quello dei mafiosi da mafiosi?
La promulgazione della legge elettorale n. 270/2005 (porcellum), che priva il popolo del diritto di scegliere i propri rappresentanti, costituisce un attentato alla Costituzione?
Considerata l’innumerevole quantità di norme incostituzionali vigenti, non sarebbe opportuno che l’infedeltà dei parlamentari, dei ministri, del capo dello Stato e dei consiglieri regionali fosse giudicata da un tribunale del popolo?
ALTA TECNOLOGIA + SCUOLE DI ALTO LIVELLO CON LABORATORI E STAGE NELLE AZIENDE+
RICERCA AVANZATA+ SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO ARTISTICO E DEL TERRITORIO+
INTERNET ALTA VELOCITA’ PER TUTTI+ LAVORO ALLE DONNE
- BUROCRAZIA- LENTEZZA DELLA GIUSTIZIA-SPRECHI-CORRUZIONE.
Ecco come risolvere i nostri problemi!
Le iperboli non trasformano l’utopia in realtà, il possibile è figlio della ragione e l’utopia resta sempre l’isola di Tommaso Moro: luogo che non esiste.
CF