Processare lo Stato infedele

18 Lug 2012

Firma anche tu Trentadue anni dopo la strage alla stazione di Bologna si debbono rompere il silenzio e le ipocrisie che hanno coperto la verità, respingendola nelle zone più buie e inesplorabili dello Stato. Trentadue anni dopo è il momento di dare alle cerimonie di ricordo il senso di una esigenza senza appello: vogliamo sapere e vogliamo giustizia.
Primi firmatari: Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Umberto Eco, Guido Rossi, Salvatore Veca, Giovanni Bachelet, Agnese Moro, Don Luigi Ciotti, Nando dalla Chiesa, Giuliano Turone e i presidenti delle Associazioni tra i familiari Paolo Bolognesi, Manlio Milani, Giovanna Chelli, Gian Luca Luccarini, Antonio Celardo. Ascolta l’intervista di Sandra Bonsanti a Radio Fujiko. Leggi un estratto dei commenti

Processare lo Stato infedele
2 agosto 1980, strage alla stazione di Bologna

Trentadue anni dopo si debbono rompere il silenzio e le ipocrisie che hanno coperto la verità, respingendola nelle zone più buie e inesplorabili dello Stato.
Trentadue anni dopo è il momento di dare alle cerimonie di ricordo il senso di una esigenza senza appello: vogliamo sapere e vogliamo giustizia. Su tutte le stragi che tra il 1969 e il 1993 hanno massacrato 154 persone e ne hanno ferite alcune migliaia. Vite stroncate d’un colpo, “di segreto in segreto, di deviazione in deviazione” come scrisse Norberto Bobbio, per fini ormai chiari a chi voglia sapere e ricordare.
Noi non ci rassegniamo. Vogliamo giustizia e vogliamo che la storia d’Italia racconti questa pagina drammatica senza ombre, senza cautele, senza “rispetto” per tutti i protagonisti, dai mandanti a chi sapeva e permise, ai depistatori, agli esecutori.
Non è troppo tardi e non può esistere su questa storia alcun diritto all’oblio.
Non si disse che era ormai tardi, quando si decise di cercare di stanare gli autori delle stragi naziste, svuotando gli armadi della vergogna. E ancora oggi una magistratura che non si rassegna insiste a cercare, denunciare, e processare.
Non dissero che era troppo tardi gli argentini che il 4 luglio scorso hanno condannato l’ottantasettenne ex dittatore Jorge Videla a 50 anni di carcere per il sequestro dei figli dei desaparecidos, in quell’efferato programma di “ristrutturazione nazionale” ideato dall’ammiraglio Massera, iscritto alla Loggia P2 di Licio Gelli.
Oggi è possibile anche in Italia non rassegnarsi: la disponibilità di una gran massa di documenti raccolti da varie magistrature rende doverose una nuova lettura e la ricerca di tutte le possibili correlazioni sulle verità indicibili.
Oggi è inevitabile scavare nella storia di quella guerra non ortodossa scatenata alla fine degli anni sessanta per controllare la democrazia italiana, indirizzandone la strada: quanti degli strumenti preparati allo scopo, quante delle formazioni create sugli avanzi di gruppi della Repubblica sociale e finanziate direttamente dallo Stato italiano perché diffondessero il terrore, operarono oltre ogni controllo politico e parlamentare?
Quanti sapevano e parteciparono alla strategia affidata a Gladio, alla P2, a Ordine Nuovo, all’Anello, alla mafia in Sicilia e nel continente?
Non è troppo tardi per scrivere fino in fondo la storia del 2 agosto 1980, degli 85 morti e dei 200 feriti alla stazione di Bologna.
Dopo trentadue anni si ha tutto il diritto di pensare che lo Stato occulto stia lavorando ancora oggi al servizio di chi vuole coprire la trattativa con i boss siciliani che ordinarono le stragi del ’92 e del ’93.
Dopo trentadue anni si ha tutto il diritto di pensare che la strategia non sia cambiata e le persone coinvolte e quelle che “sanno” forti di un eterno potere di ricatto, siano ancora al centro della vicenda politica italiana.
E’ stato detto che la vera “ragion di Stato” è fare chiarezza sui “delitti di Stato”, dello Stato infedele. Finché i misteri resteranno tali, sulla nostra democrazia graverà un’ombra pesante.
Chiediamo alle istituzioni, compresa la magistratura, di adoperarsi concretamente per rendere possibile questo obiettivo di civiltà e di giustizia.

Primi firmatari:
Gustavo Zagrebelsky – Presidente onorario di LeG
Sandra Bonsanti – Presidente di LeG
Gae Aulenti – garante di LeG
Giovanni Bachelet – garante di LeG
Umberto Eco – garante di LeG
Aldo Gandolfi – garante di LeG
Guido Rossi – garante di LeG
Salvatore Veca – garante di LeG
Paolo Bolognesi – Presidente Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione dei Bologna del 2 agosto 1980
Manlio Milani – Presidente Associazione dei caduti di Piazza della Loggia
Giovanna Maggiani Chelli – Presidente Associazione tra i familiari delle vittime di via dei Georgofili
Gian Luca Luccarini – Presidente dell’Associazione familiari delle vittime degli eccidi nazifascisti di Grizzana-Marzabotto-Monzuno 1943-1944
Antonio Celardo – Presidente Associazione tra i familiari delle vittime della strage sul treno rapido 904 del 23 dicembre 1984
Ilaria Moroni – Archivi della Memoria
Sergio Flamigni – scrittore
Ennio Di Francesco – già ufficiale dei Carabinieri e funzionario di pubblica sicurezza
Benedetta Tobagi – scrittrice
Don Luigi Ciotti – fondatore del Gruppo Abele e presidente di Libera
Nando dalla Chiesa – presidente onorario di Libera
Agnese Moro – figlia dello statista Aldo Moro
Mauro Volpi – costituzionalista, già membro del Csm
Claudio Nunziata – ex magistrato
Giuliano Turone – ex magistrato
Sergio Materia – ex magistrato
Pasquale Sibilia – ex magistrato
Barbara Spinelli – giornalista
Leonardo Coen – giornalista
Roberto Scardova – giornalista
Camillo Arcuri – giornalista
Daniele Biacchessi – giornalista
Tana de Zulueta – parlamentare
Filippo Di Robilant – presidenza LeG
Giunio Luzzatto – presidenza LeG
Stefano Pareglio – presidenza LeG
Simona Peverelli – presidenza LeG
Elisabetta Rubini – presidenza LeG
Ha aderito Articolo 21

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