Offro ai senatori e alle senatrici che si accingono a dibattere la riforma della Costituzione alcune ragioni per votare no. Dubito che gli argomenti che presento sortiranno qualche efficacia, ma non si sa mai. Bisogna votare “no” perché:
1) Si tratta appunto di riforma della Costituzione (cambiamento radicale dell’equilibrio delle istituzioni dello Stato) e non di revisione (modifica di pochi articoli che non tocca l’equilibrio delle istituzioni). Chiunque conosca la Costituzione, e il dibattito in sede di Assemblea Costituente, sa che la nostra Carta Fondamentale all’art. 138 autorizza la revisione, non la riforma. Se il Parlamento approva una riforma che equivale a scrivere una nuova Carta, si arroga un’autorità che non ha.
2) Perché una seria riforma della Costituzione non può essere attuata da un Parlamento eletto con legge elettorale incostituzionale e dunque senza la piena e chiara legittimità che una riforma della Costituzione esige. Soltanto un’Assemblea Costituente avrebbe l’autorità e la piena legittimità per scrivere una nuova Costituzione.
3) Perché non vi è alcuna necessità di procedere alla riforma. Le ragioni dei sostenitori della riforma sono sostanzialmente due: che con due Camere il processo legislativo è troppo lento e faticoso; che la crisi economica richiede maggiore velocità deliberativa e maggiore “semplicità”. La prima ragione è empiricamente falsa: tutti i governi, quello di Renzi compreso, hanno potuto approvare un bel numero di leggi anche con il sistema vigente. La seconda è molto debole. La crisi richiede misure di politica economica e sociale che potrebbero essere attuate anche con l’attuale sistema bicamerale. Gli Stati Uniti sono usciti bene dalla crisi del 2008 senza mai pensare di abolire il loro sistema bicamerale.
4) Perché distrugge il principio sano del bicameralismo, vale a dire avere due Camere legislative che si limitano e controllano a vicenda e garantiscono un migliore scrutinio delle leggi rispetto ai sistemi monocamerali (che sono tra l’altro prevalenti nei paesi piccoli, nelle ex-colonie e nei paesi ex-comunisti). Sostengono pure, i fautori della riforma, che due Camere con persone che pensano nello stesso modo sono inutili. Ribatto che se i parlamentari del Senato pensano come quelli della Camera vuol dire che non pensano con la loro testa, ma secondo gli ordini dei loro capi e non si vede come la situazione migliorerebbe se avessimo una sola camera legislativa.
5) Perché una sola Camera sbaglia più facilmente di due. La legge sul falso in bilancio insegni: nonostante vari passaggi fra Camera e Senato, nonostante le ottime intenzioni del suo propugnatore, il ministro Orlando, ha prodotto l’effetto indesiderato di fare assolvere un reo di falso in bilancio che la legge precedente aveva condannato. Immaginate cosa potrebbe succedere con una sola Camera.
6) Perché il nuovo Senato eletto dai consiglieri regionali sarebbe una spelonca di corrotti. O forse qualcuno è così sprovveduto da immaginare che consigli regionali come quelli attuali, pieni di inquisiti e condannati, avranno cura di man dare al Senato le poche persone oneste che ancora albergano fra le loro file?
7) Perché introduce nell’ordinamento repubblicano la figura contraddittoria di rappresentanti che non sono più tenuti a rappresentare la nazione (secondo il vecchio art. 67), ma rappresenteranno le “istituzioni territoriali” (vedi art 57 testo riformato). Eppure questi rappresentanti delle “istituzioni territoriali” potranno deliberare sulle leggi di riforma della Costituzione e sulle leggi costituzionali (vedi art 70 testo riformato).In altre parole: persone scelte dai cittadini per svolgere un ufficio avranno l’autorità di svolgerne uno ben più alto.
8) Perché con un sistema elettorale come l’Italicum la maggioranza avrà controllo pieno dell’unica Camera legislativa e dunque il suo sarà un potere enorme.
9) Perché sarebbe una riforma approvata a maggioranza risicata contro una parte cospicua dell’opinione pubblica. Renzi dovrebbe prendere ad esempio il suo illustre predecessore nella carica di sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, che quando si accorse che una sua mozione alla quale teneva molto non avrebbe ottenuto l’unanimità dell’Assemblea Costituente la ritirò. Riflettano i membri del Senato anche sul fatto che una cattiva riforma costituzionale avrebbe effetti devastanti per molti decenni.
Ho letto sul Fatto la proposta scherzosa di Marco Travaglio di estrarre a sorte i futuri senatori. Non so se Travaglio ne è consapevole, ma la sua idea ripropone una procedura delle repubbliche italiane del tardo medioevo che sarebbe saggio considerare: trarre a sorte i senatori da una lista nazionale di cittadini di spiccata probità e competenza predisposta dal presidente della Repubblica, sentiti i Prefetti