Seicento persone, silenziose (a parte gli applausi) e attente, in un clima di “insolita serenità e concentrazione”, come ha osservato Gustavo Zagrebelsky concludendo l’assemblea. L’iniziativa torinese di preparazione alla manifestazione nazionale di sabato “Costituzione. La via maestra”, partita dall’appello firmato dallo stesso Zagrebelsky, dal fondatore del Gruppo Abele don Luigi Ciotti, dal segretario della Fiom Maurizio Landini e da Lorenza Carlassare e Stefano Rodotà, si è conclusa ieri sera dopo mezzanotte nel salone di corso Trapani di fronte a oltre 600 persone.
Moderati dal segretario della Fiom torinese Federico Bellono (“In questi anni di battaglie per il lavoro – ha detto il sindacalista – la Costituzione si è rivelata uno strumento di difesa molto più efficace di tanti altri”) i lavori sono stati aperti da Ciotti, che ha subito affrontato uno dei temi più caldi e dolorosi, la strage di Lampedusa, chiedendo l’abolizione della legge Bossi-Fini. “Perché un prete si impegna in una manifestazione per la Costituzione? Perché oggi più che mai è necessario che siano le singole persone a mettersi in gioco. Il 12 a Roma non sarà la conclusione, ma solo l’inizio della nuova stagione politica che vogliamo. Non basta commuoversi, bisogna muoversi”.
Dopo di lui, una quindicina di interventi: temi apparentemente disparati, come eterogenea era la platea, ma tenuti insieme dal filo rosso di una visione fortemente alternativa: acqua pubblica, no alla privatizzazione dei trasporti, no ai tagli alla scuola e alla sanità, no al dominio della finanza sull’economia reale, porte aperte a chi fugge dalla miseria e dalla guerra. Così Ugo Zamburru, psichiatra e presidente dell’Arci, così gli studenti delle Officine Corsare (“Il diritto allo studio è stato cancellato, in compenso al posto delle piste ciclabili ci sono più auto a causa dei tagli al trasporto pubblico”), così lo storico Marco Revelli, che ha seguito l’assemblea seduto sotto il palco dopo essere intervenuto per motivare la propria adesione (“è bene essere preoccupati”), così Oliviero Alotto di Terra del Fuoco che ha ricordato l’impegno dell’associazione nei campi rom.
E Giorgio Airaudo: il parlamentare di Sel ha ricordato come una parte importante della battaglia sui diritti si giochi proprio a Torino, dove migliaia di lavoratori continuano a perdere o a rischiare di perdere il posto di lavoro e dove “abbiamo un sindaco che prende come un’offesa personale qualunque preoccupazione sul futuro della città”. Chiara Acciarini ha parlato a nome dell’Anpi (di cui è vicepresidente, mentre il numero uno Diego Novelli era in sala), sottolineando tra l’altro la necessità di realizzare gli impegni costituzionali in materia di istruzione. E Euro Carello, intervenuto a nome di Emergency: “Siamo qui perché curando le persone ci occupiamo di diritti, dignità, salute. E perché vogliamo che l’Italia ripudi davvero la guerra come è scritto nella Costituzione”, il consigliere regionale ex grillino Fabrizio Biolé.
Poi le conclusioni di Zagrebelsky. “Il 12 saremo a Roma per dire che sta accadendo qualcosa di poco chiaro in Italia – ha esordito il costituzionalista – ma noi lo abbiamo capito. E’ grave che non sia levata alcuna voce a difendere la nostra storia quando nel rapporto di JP Morgan si è letto che la nostra è una ‘Costituzione infida’. Questo è un paese ipocrita, e la prima ipocrisia è tessere le lodi della prima parte di quella Costituzione che però si vuole cambiare”. Ma ce ne sono altre: “La seconda è invocare ‘una legge subito’ su qualunque tema. Non si è voluto consentire il referendum che avrebbe abrogato il Porcellum, però si invoca ‘subito’ una nuova legge elettorale che non si fa. Lo stesso avviene quando c’è uno scandalo, o una strage di migranti. La terza ipocrisia è far credere che possa esistere un risanamento economico senza equità, mentre il valore prodotto dalle aziende viene investito altrove nella finanza e non produce altro lavoro. E’ un vero e proprio furto, che impoverisce i cittadini e fa salire le borse. La quarta ipocrisia è la fine della politica: con tutto il rispetto, la conferma di Napolitano alla presidenza della Repubblica è emblematica del blocco che viviamo”.
Infine, Zagrebelsky ha tracciato i confini della manifestazione del 12: “Vogliamo che in piazza ci siano i cittadini che intendono riaffermare la loro sovranità. In questo senso, le battaglie di ciascuno, come quella no Tav, non potranno essere al centro. Ma lo sarà la democrazia: i sindaci che hanno chiesto al Capo dello Stato di essere ascoltati su quest’opera ne hanno il diritto. E ai miei amici che hanno contribuito al lavoro preparatorio sulle riforme dico: ‘Voi non siete piduisti striscianti come altri, ma rischiate di contribuire a questa cultura’. Se non siete ipocriti, il 12 verrete tutti”. Lunghi applausi, domande e colletta per i pullman diretti a Roma.
Guarda il video a cura del Gruppo Abele
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