IL GIURAMENTO DI DENIS E MATTEO

29 Set 2015

Sandra Bonsanti Presidente emerita Libertà e Giustizia

“Ho giurato a Matteo che costruiremo insieme il partito della nazione”: e se Denis Verdini giura, c’è da credergli, certi giuramenti fatti in riva d’Arno non si possono tradire, anche se si volesse. Rimangono come pietre miliari nella desolante storia politica di questi anni. Rimangono a ricordare a chi avesse  la memoria corta tutte le ambiguità, tutti i “segreti” della ascesa di Renzi e la sua troppo facile conquista del Partito democratico prima e del potere di governo poi.

Insieme, Denis e Matteo daranno vita a quel partito unico che la nostra fantasia, arrivati a questo punto della storia, può facilmente sbizzarrirsi a immaginare.

Eliminati tutti i contrappesi molesti e nominati deputati e senatori nessuno vero scoglio si porrà d’ora in avanti alla formazione di un blocco di potere cosi invasivo da essere assoluto. Non si potranno sottrarre, ad esso, il governo delle cose interne così come quello delle cose europee e internazionali, gli interessi della grande Finanza, le scelte che sarebbero necessarie a ristabilire la dignità al lavoro, alla scuola, alla cultura. Non ci saranno settori della vita quotidiana in grado di sfuggire al controllo del partito della nazione. Non c’è giornale o programma televisivo che possa sentirsi ed essere assolutamente libero e le eccezioni sono già ora  sempre meno e dovrebbero essere da tutti incoraggiate e sollecitate.

Berlusconi in confronto al duo Renzi-Verdini era davvero un ragazzino. E poi c’è chi mostra di accalorarsi ancora in vista dei due partiti del genere Usa, democratici e repubblicani, per i quali l’Italia sarebbe pronta da tempo. Si rassegnino, costoro. Noi li superiamo senza problemi. Assieme al partito della nazione avremo le briciole di una destra più radicale e i gruppuscoli di sinistra senza più voce né bandiere.

A meno che…il risveglio non sia dietro l’angolo. Il referendum costituzionale tra un anno sarà il momento decisivo, ma bisogna attrezzarsi per tempo, tanti e uniti. Il padre della riforma Boschi, Stefano Ceccanti, ha detto ieri che il referendum “sarà l’occasione di un riallineamento di pianeti anche con le istituzioni di una democrazia competitiva. I due terreni, quello del partito e quello delle istituzioni potranno finalmente esser coerenti”. Un partito unico, una Camera di nominati, il ricordo di un Senato che non era poi così male e certamente poteva chiedere maggior rispetto nel suo aggiornamento.

Il giuramento fra Verdini e Renzi in riva d’Arno non può portare niente di buono a un Paese che ha ancora a cuore i principi della democrazia costituzionale e della lezione che i sostenitori dei partiti della nazione dovrebbero averci dato una volta per sempre.

 

 

 

Nata a Pisa nel 1937, sposata, ha tre figlie. Si è laureata in etruscologia a Firenze e ha vissuto per molti anni a New York. Ha cominciato la sua attività professionale nel 1969 al “Mondo” con Arrigo Benedetti.

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