Ingiustificate certezze

11 Set 2012

Qualcuno bisognerà che si svegli nell’area dei nuovi progressisti. Stiamo attraversando quello che potrebbe risultare il capitolo più drammatico della storia italiana dal dopoguerra e la sensazione che ai piani alti ci si stia cullando in alcune ingiustificate certezze è forte e preoccupante. Leggi il blog su Repubblica.it. Leggi una sintesi dei contributi

Qualcuno bisognerà che si svegli nell’area dei nuovi progressisti. Stiamo attraversando quello che potrebbe risultare il capitolo più drammatico della storia italiana dal dopoguerra e la sensazione che ai piani alti ci si stia cullando in alcune ingiustificate certezze è forte e preoccupante.
Gli ultimi sondaggi ci confermano che il Partito democratico è il primo partito italiano. Ma da qui in poi si entra in una terra inesplorata.
Inesplorata è una situazione in cui la fiducia verso i partiti, ce lo dice Diamanti, è scesa sotto al 5%…
Inesplorata è una situazione in cui, ce lo dice il sondaggio di La 7, l’astensione e l’incertezza costituiscono una massa impressionante di elettori.
Inesplorata è una situazione in cui anche il primo partito non è unito attorno al leader, ma risulta composto di uomini diversissimi per tradizione politica, per ideali, per quei progetti attorno ai quali dovrebbero sentirsi mobilitati.
Inesplorata è una situazione in cui il governo tecnico che impone sacrifici senza precedenti continua ad avere una fiducia del 52 per cento nella figura del suo Presidente. Potremmo purtroppo continuare e aggiungere: l’arrivo impetuoso sulla scena di un trentenne che sfida tutti circondato dal terrore di vederlo vincere. Aggiungere il disagio istituzionale per la prorompente presenza del “fastidio” chiamato Grillo. E anche per quello chiamato Di Pietro.
Inesplorata è una situazione in cui a pochi mesi dalla fine della legislatura, non si sa ancora quale sarà la legge elettorale…
Ce n’è abbastanza per richiedere alle forze politiche rimaste in campo una presenza ininterrotta sulla scena. Con parole che non siano vuoti appelli o addirittura proclami anticipati di una vittoria ancora molto lontana. Sui tre punti fondamentali per la tenuta e per il futuro del paese servirebbero poche idee comprensibili e sincere: lavoro, economia, Europa. Questo è l’appuntamento che ci aspetta, non domani o domani  l’altro, ma oggi. Ora.
C’è un grande ritardo da colmare. Per anni il Pd non ha voluto ascoltare la voce di chi chiedeva democraticamente anche se a voce alta il rinnovamento. Libertà e Giustizia misurava sul territorio il grado di assenza della politica, la richiesta inascoltata di una opposizione forte e assidua a Berlusconi e di proposte unitarie e illuminate. Abbiamo chiesto per anni il rinnovamento dei partiti sulla base dell’ attuazione dell’articolo 49 della Costituzione: meno opacità, meno sperperi, meno corruzione, più regole per la scalabilità interna.
Ci hanno ascoltato con fastidio. Pazienza. Oggi non siamo soddisfatti perché avevamo visto giusto; siamo disperati e chiediamo un ultimo sforzo: di fantasia, di apertura, di serietà, di competenza.
Serve una sveglia. Non si può fare come se Mario Monti non ci fosse, visto che è l’unico che raccoglie ancora fiducia.
Cosa propone, per lui, il primo partito italiano? Che guidi anche il prossimo governo, come sembra preferire Napolitano;  oppure che questo compito tocchi all’attuale segretario? Oppure che l’attuale segretario offra lui stesso quel posto ad altri?
E come pensa di convincere chi già oggi sembra deciso a non andare a votare, tanto nulla è cambiato e nulla cambierà?
Votare per paura del ritorno di Berlusconi? Non so se funzionerebbe ancora.
Questa paralisi è insopportabile e ripeto: una situazione come questa non l’avevamo vissuta mai.
E non è antipolitica, dirlo. E’ disperato amore per una politica seria e per una classe dirigente che sentiamo ancora lontana, distratta da false certezze, forse addormentata.

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