Esporre alla gogna mediatica: dovrebbe corrispondere ad “additare al pubblico ludibrio a mezzo stampa” all’incirca. Viene correntemente, e automaticamente, collegato alla, vera o presunta, ‘violazione della privacy’ del potente di turno. Impedire la violazione della privacy e, dunque, l’esposizione alla gogna mediatica sono argomenti forti (?) per mettere il bavaglio ai media. Ora, paradossalmente, nella palese esagerazione dell’abuso della terminologia vi è un riconoscimento implicito di ciò che il potere, certo potere, sembra temere più di ogni altra cosa: il giudizio del lettore/elettore. Che, dunque, si ritiene più maturo, in questo caso, di quanto normalmente lo si consideri; a meno che il potente/i potenti non siano ben consapevoli che la loro posizione si regge sul fragilissimo filo di lana di un’immagine di sé stessi così bugiarda da non reggere alla minima prova (o indizio) dei fatti reali. Una personalità integerrima se la ride di qualsiasi insinuazione o presunto fatto i media diffondano sul suo conto. Adirà le vie legali individualmente, quando lo reputi necessario non tanto per difendere se stesso quanto, colpendo il deviante, per contribuire a una certa etica o deontologia professionale degli addetti alla comunicazione di massa e dei titolari delle relative imprese; in due parole: per difendere la correttezza dell’informazione. Ma l’uomo integerrimo, appunto, colpisce il falsario, non invoca la mordacchia, accampando un’asserita “esposizione alla gogna mediatica”, a tutta una categoria. Se questo non accade è forse, anche, perché uomini integerrimi ce ne sono troppo pochi? O è perché di falsari ce n’è troppi? Arduo dilemma.
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Per essere l’editore più potente ( e forse anche l’ideatore primo) della “gogna mediatica” organizzata ormai da molti anni, trovo stupefacente che abbia il coraggio di parlarne, quando quest’uso, obiettivamente schifoso, dei media si ritorce contro di lui, che invece non fa una piega, anche ci gode ed amministra, casi come Boffo e Marrazzo, che oltretutto li pagano cari, mentre lui se ne va in giro, come sempre, impunito e raccontando menzogne anche di fronte all’evidenza. Il problema della “gogna mediatica” è che colpisce a morte alcuni e crea un’insperata pubblicità mediatica ad altri, al di là del reale peso etico dei fatti. Per esempio non è stata notata l’esposizione disgustosa delle “madri che vendono le figlie” al “papi” che davvero sarebbe stata una sana gogna mediatica atta a stigmatizzare e a riflettere collettivamente su un comportamento tanto laido e sull’asservimento morale di interi strati della popolazione e, in particolare, quel tipo speciale di prostutizione morale, ben descritto da Reich in Psicologia di massa del fascismo, come un comportamento tipico, isterico e adorante, come psicosi di massa.
In un’assemblea sindacale un tale si lamentò che gli amministratori dell’azienda avevano ” a facci ca ci si putevanu chiantari i chiova!” (una faccia sulla quale si potevano piantare i chiodi)”, tanto erano insensibili alle critiche. I governati di oggi invece sono sensibilissimi, ma soltanto ai sondaggi, all’immagine vacua che offrono per ottenere consensi. Per il resto ci si potrebbe dare dentro con il martello pneumatico.
A prescindere che è diverso l’uso fatto da “certa stampa” della cosiddetta “gogna mediatica”, come ben dimostrano casi come quelli del giudice Mesiano o del direttore dell’Avvenire, Boffo, io sarei favorevole a una gogna NON mediatica, ma proprio quella medioevale, per quelli sorpresi con “le mani nelle tasche degli italiani”, magari avendo dichiarato pubblicamente di non avercele messe. Una bella gogna con il “furbetto” di turno, che ha sfruttato la sua carica per ricavarne profitti o vantaggi illeciti, messo ai ceppi e bersagliato con ortaggi e/o uova in avanzato stato di decomposizione.
… poi, naturalmente, la galera, senza accenni al “giustizialismo” delle “toghe rosse”.