Libertà e Giustizia esprime piena solidarietà al filologo e storico Luciano Canfora, professore emerito dell’Università di Bari querelato per diffamazione dalla Presidente del Consiglio a causa di un giudizio dichiaratamente in chiave di metafora («neonazista nell’animo») espresso un anno fa durante un incontro con gli studenti di un liceo di Bari – città in cui è attualmente in corso un accertamento che potrebbe portare allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, denunciato da vasta parte della cittadinanza come una campagna di delegittimazione del sindaco alla vigilia delle elezioni.
Il professor Canfora, lo scorso 23 marzo, è stato tra i protagonisti della manifestazione “Bari non si tocca”, ricordando dal palco che quando «un secolo fa le bande fasciste furono cacciate da Bari vecchia, c’era un uomo che difendeva la città con tanti compagni, si chiamava Peppino Di Vittorio», e ricordando che lo scioglimento dei consigli comunali socialisti «fu il primo atto del governo Mussolini», e «l’assalto ai Comuni una caratteristica del fascismo, quale che sia la faccia che esso assume».
Il giudizio «sulle idee e sui sentimenti di Meloni va ricompreso nel legittimo esercizio della critica politica», si legge nell’appello di cittadini e associazioni in sua difesa, e nella libertà di opinione garantita dalla Costituzione, perché il bersaglio ultimo di simili azioni legali «è il diritto costituzionalmente garantito alla libertà di pensiero e di opinione». Quando chi detiene il potere non si fa scrupolo di intimidire, nella più evidente dismisura, singoli cittadini – che si tratti di intellettuali, scrittori, giornalisti, artisti, attivisti – la libertà d’espressione diventa infatti formale, ed è sempre più a rischio.
Nel reiterare la nostra solidarietà a Luciano Canfora, continuiamo a opporci al progetto di riforme avviato dall’esecutivo e all’ombra autoritaria che incombe sulla vita democratica del Paese.
Il consiglio di presidenza di Libertà e Giustizia