Mafia/Pino Arlacchi, autore di “Giovanni e io” faccia a faccia con Falcone

02 Lug 2022

Sono trascorsi trent’anni dalla strage di Capaci del 1992, in cui perse la vita Giovanni Falcone e uno dei suoi amici -oltre che collaboratore- Pino Arlacchi, ha scritto un libro per raccontare la sua storia. “Il mio contributo al trentesimo anniversario della strage di Capaci -afferma Arlacchi- consiste in un racconto, testimonianza e riflessione, scritto in prima persona, sulla mia amicizia e collaborazione con Giovanni Falcone. Un’esperienza che ha segnato la mia vita, della quale parlo per la prima volta”.

Si intitola “Giovanni e io” ed è appena edito da Chiarelettere: è stato presentato in giugno a Roma, alla Feltrinelli della Galleria Sordi di Piazza Colonna, con l’intervento di Franco Roberti, già Procuratore Nazionale Antimafia, Francesco Lo Voi, Procuratore della Repubblica di Roma e Andrea Purgatori, conduttore della trasmissione ‘Atlantide’ sulla7.

Nel volume la lunga amicizia con Falcone, dal 1980 fino alla morte. Arlacchi, già deputato e senatore Pd, è ritenuto una delle massime autorità sulla sicurezza: presidente dell’Associazione mondiale per lo studio della criminalità organizzata, ha redatto il progetto esecutivo della Dia, la Direzione Investigativa Antimafia. E’ stato presidente onorario della Fondazione Falcone e tra i maggiori sostenitori della strategia per il contrasto della criminalità organizzata negli anni Novanta.

Com’era collaborare con Giovanni Falcone? Quali erano le sue riflessioni private? Come svolgeva il lavoro investigativo? Nelle pagine -spiega l’autore- ci sono “gli incontri privati nella sua casa in via Notarbartolo a Palermo, l’eccezionale impresa conoscitiva e giudiziaria che porterà al maxiprocesso, i viaggi comuni negli Usa per decifrare, con gli inquirenti americani, le trafile del grande traffico di eroina tra la Sicilia e gli Stati Uniti”.

E, poi, la scoperta del riciclaggio nei paradisi fiscali, i retroscena dei colloqui con Tommaso Buscetta e quelli dell’arrivo di Falcone a Roma, al ministero di Grazia e Giustizia, e del mancato pentimento di Tano Badalamenti. Il tutto “all’ombra della grande sfida con Giulio Andreotti e la mafia di Stato”.

“Sono tante le storie mai rese note finora, che restituiscono il profilo di un professionista e di un lavoratore instancabile, diverso dall’immagine dell’eroe solitario, votato alla sconfitta che è nella memoria di alcuni, dopo la sua tragica morte”. Queste pagine, infatti, in cui non mancano accuse e colpi di scena, mostrano -in presa diretta- il lavoro sul campo di un grande magistrato, in costante intesa con un ricercatore sociale “che fabbrica cartucce che gli consentono di sparare più lontano”. Un amico fraterno che lo aiuta a valorizzare la sua intelligenza, la sua determinazione, il senso della giustizia.

Sullo sfondo, l’Italia degli ultimi tre decenni del secolo scorso: la strategia della tensione, la Guerra fredda e l’alleanza ‘asimmetrica’ con gli Stati Uniti. Una parte del volume è dedicata, infine, all’interessante esame dell’influenza degli apparati d’intelligence americani nelle storie italiane, compresa la grande stagione della lotta alla mafia.

(fonte: AdnKronos)

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