Lettera a un amico sul Referendum

13 Novembre 2016

Roberta De Monticelli Consiglio di Presidenza Libertà e Giustizia

Tu dici che la Corte Costituzionale non ha dichiarato illegittima la volontà di questa maggioranza di farsi Costituente. Ma ti sbagli. La sola legittimità riconosciuta a quel Parlamento era quella basata sul principio di continuità dello Stato, vale a dire quella che autorizza il disbrigo del necessario – dunque in primo luogo cambiare la legge elettorale – e poi andare a elezioni.

In ogni caso non era una delegittimazione generica. Ma un dichiarare inaccettabile costituzionalmente precisamente il meccanismo o premio di maggioranza che ha dato al Governo i numeri per autoproclamarsi Costituente. Puoi essere convinto che questo colpo di mano cambierà le cose in meglio: non ne so niente e non voglio obiettare. Dico che questo fregarsene di ciò che la Corte ha detto è semplicemente fregarsene della legge fondamentale dello Stato e di chi la garantisce, e questo dovresti almeno riconoscerlo. Non è per caso che dicono “adesso o mai più”.

E’ precisamente questo che mi sconcerta – che tutti, da destra a sinistra, sono convinti che TUTTO sia politica (cioè oggi roba da pollai, visto che siamo un cortiletto secondario di un continente secondario) e che AL DI SOPRA della politica contingente, per dare dignità, decoro e norma alla Repubblica, non ci sia niente di niente.

L’Italia si sbriciola, in sessant’anni non siamo riusciti a prevenire un solo crollo, a salvare uno straccio di costa o di montagna, a non sconciare la sola cosa che ci restava al mondo, il paesaggio. Molti gridano “dagli al neoliberismo”, e in Italia non c’è un appalto pubblico che passi una gara, non c’è un consiglio di governance di qualunque livello che non sia una mafia, ci son più servi e farabutti ai posti di comando di quanti ce ne siano stati mai, modiche quantità di truffa, condoni fiscali e gigantesca corruzione nelle opere pubbliche sono tutta l’amministrazione che c’è; non c’è politica che non sia scambio di favori e consenso; per scuola università e ricerca ci stiamo riducendo agli ultimi posti nel mondo: e tutti ad annuire, sì sì bisogna cambiare la Costituzione. Con quante vergognose bugie, verminose bugie, per dire che così si risparmia, che così si semplifica, che era colpa del bicameralismo se la legislazione era lenta (350mila leggi per il Paese più illegale e più litigioso del mondo). Che mandando a Roma i sindaci cresce il Pil e riparte il futuro.

E gli amici, i colleghi, quelli che credevi altrettanto addolorati delle magagne vere di questa Italia stanno lì in coro, accettano il ricatto, sì sì, bisogna cambiare la costituzione. Ti viene quasi da piangere. Se pensi che gli altri gruppi che diranno No, e avranno ragione di farlo, sono gente che dei principi, del dovere morale di non accettare il ricatto – se ne fa carta da gabinetto.

Ti lascio i miei argomenti, lì attaccati, tanto non c’è alcun bisogno che li legga perché so, per esperienza, che non cambierai idea. C’è questo mistero, che i fatti a un certo punto non contano più nulla. Perché? So che non lo saprò mai. 

Nata a Pavia il 2 aprile 1952, è una filosofa italiana. Ha studiato alla Normale di Pisa, dove si è laureata nel 1976 con una tesi su Edmund Husserl.

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