Cosa ha a che fare la democrazia con la felicità? Esiste il diritto alla felicità pubblica? Ezio Mauro e Gustavo Zagrebelsky se lo sono chiesto e il frutto del loro lungo dialogo, un dialogo ispirato ai modelli della classicità, è ora in un libro, La felicità della democrazia, pubblicato da Laterza.
Il direttore di Repubblica e il presidente emerito della Corte costituzionale, dopo le presentazioni di Firenze e Bologna, saranno a Milano, martedì 14 giugno allo Spazio Krizia, sollecitati dalle domande di Gad Lerner. Stampa l’invito
Gli autori avvertono: “C’è vita nella democrazia, dunque è giusto e possibile cercarvi anche la felicità. Che viene dalla nostra normale condizione di cittadini fedeli e infedeli, uomini e donne, persone liberamente associate. Proprio qui sta la possibilità vera della felicità: nella condizione di libertà personale e civile che nasce dalla democrazia, nella consapevolezza che tutti – non io soltanto – esercitano quella libertà e ne riconoscono il limite”.
La morte della politica è uno dei temi del dialogo, ma l’interrogativo di partenza è “democrazia, perché?”. Così al centro della dotta conversazione finisce la vita di tutti i giorni con le sue mille implicazioni, il lavoro, l’immigrazione, la sicurezza, il populismo. Come nei dialoghi socratici, i due interlocutori si dividono i ruoli: Zagrebelsky è lo scettico, Mauro quello rassicurante. Zagrebelsky, che è presidente onorario di LeG, rilancia l’allarme di Bobbio sulla democrazia che non mantiene le sue promesse. Ma quello che sembra un interrogativo di non semplice soluzione, fin dall’inizio, nel corso del libro si apre, sconfinato. Del resto, lo dice Zagrebelsky nelle primissime pagine del libro, “La democrazia è un sistema di governo molto compiacente. Può ospitare tante cose, senza abbandonare il suo nome”.