“Risultato? Sono sotto vigilanza, ogni volta che mi muovo per lavoro, per fare la spesa o per accompagnare le bambine, devo avvertire i carabinieri, dire loro in anticipo tutti i miei spostamenti. Non è facile, il clima che si respira qui è pesante”. A quindici giorni dall’attentato incendiario che le ha distrutto l’auto, sotto le finestre di casa, Carla Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto, paese ad alta densità mafiosa della Calabria jonica, tenta un bilancio. Carla Girasole, che da molti anni segue Libertà e Giustizia denuncia: “Indagano, ma tutto è rimasto come prima: so bene di essere in pericolo, perché continuo a fare quello che ho sempre fatto, non mi lascio intimidire. Non ho intenzione di fermarmi”. La sua è la terza auto andata a fuoco in meno di un mese, le altre erano del vicesindaco Anselmo Rizzo e del responsabile dell’ufficio tecnico Agostino Biondi. Ma c’è una domanda che assilla il sindaco: “I miei collaboratori, io stessa, qui ci mettiamo la faccia. Dov’è lo Stato? Avevo chiesto al prefetto di mandare rinforzi in ufficio; non voglio la scorta, vorrei dare l’idea che lo Stato è qui, dalla nostra parte, con noi, a combattere la nostra stessa battaglia”.
Strana storia questa di Isola Capo Rizzuto (nella foto un’immagine del castello aragonese), 15 mila abitanti per 125 chilometri quadrati, paradiso turistico e archeologico, tre commissari prefettizi in una manciata di anni, uno dei quali rimosso perché colluso. Una storia che si perde nella memoria antica, ricorda per trame e assurdità quella di Africo, il centro calabro rivelato al mondo dal bel libro di Corrado Stajano, 30 anni fa. Una storia che ne intreccia molte altre più recenti: fili che sembrano perdersi a Roma, sfiorando il palazzo del Senato; a Milano, tra le polveri dei cantieri per le Grandi opere; in Europa, nel grande buco dei fondi per le energie alternative.
La Fotografia
A sfogliare la sequenza di foto che ha incastrato l’ex senatore Pdl Nicola Di Girolamo (eletto a Stoccarda in Germania, con schede che poi si sono rivelate false, cioè schede bianche, compilate secondo l’accusa da emissari della cosca Arena ), si ritrova un po’ della storia recente di Isola Capo Rizzuto. Nello scatto più affollato, la didascalia avverte: “gli altri invitati non hanno nulla a che fare con l’inchiesta in corso”. Bisogna andare oltre. L’istantanea riprende Di Girolamo, intento a festeggiare la vittoria elettorale con l’imprenditore romano Gennaro Mokbel, quello che nelle intercettazioni è sorpreso al telefono mentre dice al senatore: Nicò, tu sei il mio schiavo. Con loro, Franco Pugliese, considerato il trait-d’union con la cosca degli Arena, in questo momento vincente a Capo Rizzuto ma impegnata anche ad arraffare i lavori per le Grandi opere in Lombardia. Poi ci sono Fabrizio Arena, capobastone e figlio di Carmine (ucciso a colpi di bazooka nel 2004). Fabrizio, latitante e super ricercato al momento della foto, sarà poi arrestato il 12 maggio 2010 . Nell’immagine figurano anche due consiglieri comunali caporizzutesi di opposizione, Antonio Riillo e Raffaele Martino. Sono tra quelli che oggi muovono guerra al sindaco. L’opposizione ha presentato una raccolta di firme false per sfiduciare la giunta, come risulta dagli atti depositati alla Camera con una interrogazione urgente che ha come prima firmataria la deputata pd Doris Lo Moro.
Il paese
Carla Girasole, in carica dal 2008, guida una giunta di centrosinistra. Il suo arrivo nel palazzo comunale sembra all’inizio poco più che un buon affare per il mercato delle scommesse clandestine: è donna, è giovane, è laureata. È pure di sinistra: quanto potrà durare? Nella Calabria che fatica ad aggiornare gli antichi schemi del latifondismo, che naviga a vista nel mare del turismo, considerandolo a volte quasi un fastidio, una giunta di giovani sembra un gioco da ragazzi. A maggior ragione se subentra a un sindaco ancor più giovane, sfiduciato perché non regge alle tensioni e alle pressioni.
Il paese è specchio della sua cultura: tra i resti del tempio di Hera Lacinia, nel promontorio che per gli antichi greci doveva essere la copia dell’Acropoli di Atene, spuntano palazzoni e ville. Ma anche cisterne per l’acquedotto e vecchie torri dell’Enel. Le strade che ai tempi di Platone dovevano avere i nomi delle divinità ora sono intestate a mitili e pesci. Via delle cozze e viale dei ricci di mare. L’abusivismo estremo si spinge fino alle spiagge di cui Isola, a dispetto del nome un’ampia penisola, è ricca. Hanno costruito davanti a un angolo di Jonio che sarebbe riserva marina protetta in acqua e riserva archeologica a terra. “Le gare per la demolizione delle ville su una della spiagge demaniali sono andate deserte”, racconta il sindaco Girasole; e ci sono voluti mesi e l’intervento di don Ciotti di Libera e del prefetto di Crotone per reclutare contadini disponibili a trebbiare i campi di orzo sequestrati al clan Arena. Ce l’hanno fatta solo perché li hanno fatti arrivare, deportandoli quasi, da altre province calabre; le trebbiatrici sono scese in campo con cartelli che coprivano i nomi delle aziende.
In paese, tra paura e omertà, i commenti sono sferzanti: “Il sindaco ha sbagliato: doveva rivolgersi al nostro parroco, che c’entra don Ciotti?”.
A ridosso di quei campi, lungo la Statale 106, capannoni industriali abbandonati segnano la strada come le pietre miliari di una volta. Sono fabbriche che non puoi dire abbandonate, perché in alcuni casi i macchinari non hanno mai iniziato a funzionare, bloccati prima dai sigilli della magistratura. Uno “spreco” per il paese che avrebbe preferito lavorare e tenersi il sospetto di infiltrazione mafiosa. La disoccupazione è alta a Isola, quasi quanto la percentuale di bar e negozi.
Unica fonte di ricchezza in chiaro: il turismo. Incentivato sicuramente dai tre attentati incendiari di queste ultime settimane. L’ultimo fuoco è stato acceso all’una e mezza di notte, l’altra sera, sotto l’auto del sindaco, a 5 metri dalla spiaggia dove fumavano ancora i tizzoni dei falò dei “forestieri”, come chiamano da quelle parti i villeggianti.
Il 14 aprile, il turista che fosse passato dal centro del paese, avrebbe potuto assistere a una sparatoria, un regolamento di conti tra malavitosi con tanto di fuga e carambola di auto.
L’anno scorso, 40 turisti sono rimasti intossicati, infettati dall’acqua che un sabotaggio aveva reso fetida come quella delle fogne, per la presunta ritorsione di un clan mafioso contro i gestori del villaggio turistico che forse non voleva pagare il pizzo.
Giro di vento e di denaro
Nello stesso giro di chilometri, tra mare e ruderi, negli anni scorsi, hanno piazzato uno dei parchi eolici più grandi d’Europa, con pale anche su terreni al riparo dal vento. Capitale dell’energia alternativa, Capo Rizzuto vanta oggi un centinaio di pale, quasi tutte sui terreni di proprietà della famiglia Arena: le inchieste sono in corso. Nelle casse del comune, però, entrano solo 350 mila euro di oneri l’anno. Carla Girasole ha chiesto di ridefinire gli accordi, e con uno dei parchi è riuscita ad alzare la quota a 750 mila. Ha rimesso in discussione anche gli appalti per la pulizia del municipio, per esempio, la manutenzione degli impianti di illuminazione, la pulizia delle spiagge, l’appalto forse più goloso per la malavita organizzata, quello per il campo profughi di Sant’Anna, da tempo bacino di manovalanza per i lavori nei campi, anche quelli della ‘ndrangheta. Ha avviato un piano triennale di opere pubbliche per 50 milioni. Dopo l’approvazione del bilancio, però, è iniziata l’azione di disturbo. Nell’interrogazione di Doris Lo Moro al Ministro degli Interni Roberto Maroni si riportano ad esempio le assurde richieste di atti di alcuni consiglieri di opposizione, tra cui anche i due della foto con l’ex senatore Di Gerolamo, “per esaudire le quali, gli uffici comunali avrebbero dovuto interrompere il loro servizio per mesi”; si cita una “fantomatica raccolta di firme (alcune delle quali si presentano con una grafia molto simile che lascia dubbi sulla loro autenticità) contro il Sindaco”, e “una campagna mediatica fortemente denigratoria nei confronti dell’attuale Giunta comunale, additata come portatrice di interessi particolari a scapito della comunità intera”.
Nessuna risposta, per ora. Solo quella incendiaria sui cui farà luce la magistratura.
macchè la sindaco ha sbagliato a rivolgersi a don ciotti. Consiglio alla sindaco di sensibilizzare quei giovani che in tutta italia fanno già da scorta a coloro che si impegnano in prima linea. Per quello che io posso fare, chiederò ai giovani, che posso contattare, di farsi sentire alla gente di Isola Capo Rizzuto, dove tra l’altro sono già stato in vacanza qualche anno fà.
Saluti alla sindaco, e niente remore morali provenienti dai pesani paurosi e ignoranti, la stima invece a quelli coraggiosi e intelligenti
Libera di don ciotti in calabria è una realtà molto efficiente nella contrasto alla cultura mafiosa. Il sindaco non si è rivolto solo a Don Ciotti (meglio, a Libera) ma a tutte le istituzioni e alla società civile.
In Calabria non c’è ancora una società civile pronta (la Sicilia in questo è molto più avanti) ma ci stiamo lavorando!
contattate ammazzateci tutti e tutti i movimenti dai comitati di legambiente sulle navi tossiche e della società della civile ,lontani “dalla malapianta “
Si dice che questi fatti e queste situazioni fanno parte del triste panorama italiano (specialmente meridionale) e – sia pure con un senso di amara sconfitta – si passa ad altre occupazioni. D’altra parte – ci si chiede – cosa possiamo fare di utile? E’ quanto mi chiedo anch’io e penso che tanto per cominciare posso approfittare di questa occasione per esprimere solidarietà, consapevolezza e sostegno morale alla signora Girasole ed a chi opera con lei e per lei. Inoltre, che questa notizia, pur se non straordinaria ma comunque gravissima, cercherò di farla conoscere a quante più persone potrò raggiungere. In modo che non intervenga la rassegnazione e l’indifferenza.
E pregherò perché il Signore la aiuti. Quel Signore che ha detto “beati gli assetati di giustizia”.
L’isola di Capo Rizzuto è lontana. Cosa si può fare ? Di concreto ed immediatto, nulla. Percò ognuno di noi potrebbe dare più fora a LIBERA che interviene spesso e con risultati positivi in quelle zone in mano alle mafie. Basterebbe prendere la tessera di LIBERA e farla crescere a livello nazionale. In questo modo LIBERA avrebbe maggioni poteri negoziali e maggior peso morale sulle istituzioni. Quindi, faccio un appello a tutti di associarsi a LIBERA (vasta andare sul suo sito per vedere le modalità). Libera cammina con le gambe dei tesserati.
ancora fango sul mio paese, ma di cosa parlate……..venite in paese e chiedete alla gente comune quello che è stato combinato in 2 anni e mezzo da quest’amministrazione, in questo momento mentre scrivo a 80 metri dal faro si sta costruendo una villa abusiva il nipote del vicesindaco………spero che il nuovo comandante dei vigili…vincitore di un concorso dove ha partecipato solo lui…intervenga……per non parlare della villa edificata in via boschetto…….perchè se non lo sapeste il colmo di un assessore all’urbanistica è: costruirsi la villa abusiva mentre è in carica———–e far intestare il verbale ad uno zio……anche questo succede ad isola di capo rizzuto….sulle trebbiatrici caliamo un velo pietoso, solo pubblicità occulta, nessuno ha ricevuto richieste per trebbiare il grano, almeno cosi si dice……….e poi è una vita che ad isola capo rizzuto la parrocchia gestisce beni confiscati senza tutto lo schifo che sta facendo libera………per non parlare dei finocchi che sono rimasti nei terreni..e non sono state fatte mangiare neanche alle pecore…..
ma provate a chiedere alla sig.ra olga piscitelli dove ha la casa a mare ?
non ne sono sicuro ma a me sembra che sia quella casa bianca a neanche 10 mt dalla spiaggia a fianco a l’abitazione dove l’attuale sindaca passa le ferie, anch’essa 10 mt dalla spiaggia, hai capito si parla di abusivismo, che sarebbe bello abbattere queste 2 case e fare un bel parcheggio di auto a 10 mt dalla spiaggia visto che i turisti non trovano parcheggio………..ma i materiali di costruzione di queste case, qualcuno dice sanate, sono prima dell’85 cosi come vuole la legge 47/85, non mi pare visto che prima dell’85 si costruiva in muratura e le case sono in cemento armato…….qua bsogna distinguere se si vuole la legalità o si vuole solo apparite
al sindaco giovene sfiduciato….non gli può legare neanche le scarpe……sfiduciato, perchè la voleva davvero la legalità………e non apparire legale……..
non cresceremo mai abbastanza, se non cisaronno tante carloline girasole, per ripulire una cittadina come isola di capo rizzuto. che merita una reputazione degna delle persone perbene, ed oneste che risiedono in essa, la mia umile condivisione al suo grande impegno e spero che lo stato venga ad abbitare in questo lembo d italia per noi e per le generazione future,per un vivere sereno,e colmo di democrazia.