Sarebbe un importante passo avanti nella difesa della nostra democrazia se potessimo distinguere con una certa nettezza cosa è Stato e cosa è Antistato. Chi sta con l’uno e chi sta con l’altro. Sarebbe importante individuare il sentiero che separa un sistema dall’altro.
Potremmo ad esempio capire chi stava con Falcone e Borsellino e chi invece trattava con Cosa nostra una impossibile tregua, un patto che avrebbe ridato forza alla mafia in difficoltà e potere alla nuova politica emergente.
Invece è proprio questa la caratteristica che le indagini sulla P3 stanno mettendo in luce: la ricerca continua dell’Antistato di sottrarre spazio e giurisdizione alla Stato, attraverso un’opera di infiltrazione subdola e capillare nella magistratura e nella politica. Così un po’ alla volta lo Stato perde terreno e l’Antistato prolifera, conquista spazi e persone. Lo Stato, a lungo andare, rischia di trasformarsi tutto in Antistato. Il cittadino è espropriato delle libertà fondamentali. La democrazia muore.
Ci auguriamo che gli inquirenti abbiano a disposizione i mezzi e le strutture necessarie, la forza e l’energia di individuare tutti gli artefici di questo progetto eversivo. Non sappiamo ancora che nome dargli, è fatto però della stessa melma della mafia e soffoca e impedisce di respirare come i tentacoli di una piovra.
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