Zagrebelsky ai giornalisti stranieri”Attenti ai segnali italiani”

12 Feb 2009

Il manifesto di LeG “Rompiamo il silenzio” // Risposta all’Avvenire// “Avrei ritenuto un successo raggiungere le tremila firme, e invece…”. Quando Gustavo Zagrebelsky parla davanti alla Stampa Estera, le firme sotto il manifesto-appello di Libertà e Giustizia, hanno superato le 170 mila. Ma è inutile fermarsi su una cifra, visto che le adesioni sono in costante crescita. Vuol dire che l’iniziativa ha incrociato un’esigenza reale e diffusa: “Il successo dell’appello – spiega il presidente onorario di LeG – dimostra che molti vorrebbero dire basta alle tensioni sulla Carta. Le Costituzioni sono il luogo della pacificazione dei popoli e invece si vorrebbe farne il terreno della tensione”.Un exploit sorprendente, per di più ottenuto con mezzi limitati. Come ha spiegato Sandra Bonsanti, ringraziando Republica per l’aiuto determinante, il numero maggiore di firme è arrivato proprio a LeG, tanto che centralino e sito sono andati in tilt. Adesso la raccolta di adesioni continua, e per cercar di raggiungere il maggior numero possibile di cittadini si è deciso di allargare il raggio d’azione. Primo atto mercoledì 7 febbraio: la conferenza stampa a Roma, nella sala dell’associazione della Stampa Estera in Italia, davanti a una platea composta non solo da giornalisti, ma anche da testimonial illustri come l’applauditissimo Oscar Luigi Scalfaro.

Sul podio Gustavo Zagrebelsky e Paul Ginsborg, presentati dalla presidente di LeG Sandra Bonsanti.Perché la Stampa Estera? Perché, spiega Zagrebelsky, ”l’Italia già altre volte è stata il luogo di un esperimento politico che poi si è diffuso”. L’allusione al fascismo è trasparente, anche se questo non vuole essere “un paragone”, ma piuttosto un avvertimento a seguire “con attenzione ciò che accade nel laboratorio politico italiano”. Al manifesto, racconta il presidente onorario di LeG, si era pensato già prima dell’estate ed è solo per caso che la sua presentazione ha finito per cadere in un momento particolare, quello segnato dall’emozione intorno al caso di Eluana Englaro e al parallelo assalto di Berlusconi al Quirinale.“Ma questo – si chiede Zagrebelsky – è davvero un momento particolare? In realtà è uno dei tanti momenti particolari, e se sono tanti vuol dire che non sono più particolari”. La Costituzione, cioè, “è sottoposta a tensioni da tanti anni. Si parla di riformarne la seconda parte, ma la distinzione tra prima e seconda parte è insostenibile”. Le due parti sono intrinsecamente connesse: “La macchina del governo è stata concepita così, nella seconda parte della Costituzione, perché c’era la prima parte. Non si presta ad essere staccata dal contesto”. E allora bisogna guardare da vicino i troppi “momenti particolari” italiani. Bisogna guardarli “come somma piuttosto che come episodi isolati. E il quadro che ne emerge è tutt’altro che rassicurante”.Per Paul Ginsborg, da tre settimane cittadino italiano, la particolarità italiana va iscritta nel contesto della crisi economica mondiale, le cui proporzioni non si sono ancora rivelate in tutta la loro portata: “Come regge la democrazia di fronte a questa devastazione? Quali tradizioni porta? Quanto è fragile? Nel caso dell’Italia la democrazia è fragile.

Mi auguro di non ripiombare nella reazioni degli anni Venti e Trenta”. Negli Usa, ricorda Ginsborg, la crisi del ’29 ebbe un effetto positivo perché produsse Roosevelt. In Europa partorì nazismo e fascismo. Ed è questo il rischio da tener presente.In questo quadro, l’appello di LeG, rappresenta il tentativo di mobilitazione delle “minoranze istruite” di tenere alta la soglia di attenzione. Tentativo importante perché contrasta la tendenza diffusa alla “stanchezza e al cinismo”, quelli che si manifestano con il fastidio generale quando si affrontano argomenti come il conflitto di interessi. La sinistra italiana, osserva Ginsborg, è piena di guai, ma il problema vero è che manca una vera destra democratica, di stampo europeo. Una destra che “non cerchi scorciatoie” rispetto alle leggi e alle regole, ma “si riconosca in un’etica pubblica”. Una destra così “profondamente democratica” da poter firmare l’appello di LeG. Zagrebelsky concorda e rincara: “LeG dovrebbe aspirare ad avere tra i suoi soci anche persone di destra, di quella destra di cui parla Ginsborg”. Sospiro finale: “Ma per ora non le abbiamo”.
Per firmare il manifesto di LeG “Rompiamo il silenzio”

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