Il papa si sta spegnendo nella sua camera in Vaticano. Ancora due giorni fa il suo viso è apparso alla finestra: un volto devastato dal dolore segnato da una smorfia di insofferenza verso la propria sofferenza che lo limitava nei gesti e nella parola. Crediamo che al di là del significato apostolico e “politico” del suo pontificato rimarrà nell’immaginario comune, di credenti e di laici, l’indomita caparbietà di quest’uomo a non farsi vincere dalla malattia e dal dolore. Papa conservatore che ha riportato indietro la chiesa di moltissimi anni: la figura femminile imprigionata senza scampo nel ruolo di madre, la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, l’aborto equiparato alla Shoa, le due encicliche contro le dottrine comuniste e capitaliste e, dall’altro lato, il riconoscimento della religione ebraica e la richiesta di perdono verso “i fratelli maggiori”, il rifiuto netto di ogni guerra. Una figura strumentalizzata da destra e da sinistra a seconda delle necessità: da destra quando predicava i valori tradizionali della famiglia, da sinistra quando esaltava i valori della pace. Oggi, destra e sinistra si fermano, in comune raccoglimento. Annullati gli ultimi faccia a faccia elettorali, i comizi, le feste conclusive, persino le televisioni decidono di abbassare l’audio e di non mandare in onda spot pubblicitari. Tutto il mondo ha gli occhi puntati su quella finestra dove il papa morente, febbricitante ma lucido, attende quietamente che il suo Dio lo rilevi dall’incarico pontificio e dalla vita.
Credenti o atei, vi invitiamo a “parlare di lui” nel blog che LeG dedica al Pontefice e che ospita tra gli altri l’intervento di Oscar Luigi Scalfaro, anticipazione della testimonianza su Giovanni Paolo II che sarà pubblicata sul quotidiano Europa.
Eccola:
“Ho avvicinato Giovanni Paolo II da capo dello stato diverse volte. La maggior parte delle quali per ragioni pubbliche o per funzioni religiose a piazza San Pietro, alle quali partecipavo per un dovere legato al mio ufficio ma anche per desiderio personale di essere presente. In quelle occasioni mi è sempre stato riservato l’onore di un breve colloquio al termine delle cerimonie.
Negli incontri privati il Santo Padre ha sempre dimostrato una straordinaria capacità di dialogo e comprensione, una grandissima ricchezza umana. Affrontando temi non facili o anche solo per un saluto, al termine di ogni incontro mi sono sentito profondamente confortato, compreso. Anche quando si trattava di questioni apparentemente lontane dal Papa.
Ci sono stati incontri dovuti a impegni di ufficio: anche in queste occasioni ho sempre notato una grande chiarezza e una non comune capacità di semplificare, di chiarire i problemi.
Non dimenticherò mai quell’immenso dono della sua visita al Quirinale. Un dono fatto non a me, ma alla repubblica italiana e al suo popolo, rispetto ai quali Giovanni Paolo II ha sempre manifestato un grande amore. In quell’occasione coloro che dirigevano i due cerimoniali, trattandosi di due capi stato, avevano previsto un certo tempo per un dialogo riservato.
In un secondo tempo di quel dialogo non breve entrò mia figlia, che a sua volta ebbe modo di parlare con il Papa di due o tre temi di grande rilievo. Fu un momento di assoluta libertà e verità, di cui conservo gelosamente il ricordo dentro di me.
Successivamente, alla scadenza del mio settennato, ho avuto modo di incontrare un’altra sola volta il Santo Padre. Ricordo che ero stato invitato in visita a Pechino, dove il presidente cinese Jang Zemin mi aveva parlato di taluni problemi nei rapporti con la Chiesa. Al mio ritorno ritenni giusto scrivere una sorta di “verbale” di quell’incontro e consegnarlo al Papa.
La Chiesa presenta non solo a noi cosiddetti credenti una esperienza più che millenaria di saggezza, di cultura, di speranza più che rare. Ma in particolare ogni incontro, ogni dialogo, ogni occasione di colloquio o di vicinanza a Giovanni Paolo II hanno sempre lasciato in me un immenso senso di ricchezza spirituale.
Nel momento in cui questo straordinario Papa termina la sua salita al Calvario, da ex presidente e da umilissimo fedele mi sento di dire una parola di profonda gratitudine”.