Recovery Plan/Mezzogiorno, ultima chiamata

20 Apr 2021

Il politologo statunitense Francis Fukuyama, nel suo articolo The Pandemic and Political Order pubblicato alla vigilia delle elezioni americane su Foreign Affairs, ci aveva avvertiti: «Le grandi crisi hanno di norma conseguenze impreviste». A questa regola non fa eccezione l’avvento di Draghi a Palazzo Chigi alla testa di una larga coalizione, un vero e proprio ribaltamento del quadro politico emerso dalle politiche del 2018 che fece registrare il successo delle forze populiste, sovraniste e antieuropee.
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Adesso la musica è cambiata: la Lega, “partito di governo e di opposizione”, tende in realtà più a rivestire il primo dei due ruoli e perfino le opposizioni parlamentari sembrano tenere in conto la delicata situazione del Paese. L’Italia è a uno storico bivio: riuscirà il governo del primo ministro migliore possibile a superare la crisi pandemica sfruttando l’occasione fornita dalle ingenti risorse messe a disposizione del Recovery Plan per far ripartire il Paese dopo un trentennio di declino? 

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Su questo avvincente tema si confronteranno stasera (venerdì 16 aprile ndr) alle 21 in un webinar, organizzato dai circoli campani di Libertà e Giustizia e da me moderato da Napoli, Emma Bonino, Carlo Cottarelli, Roberto D’Alimonte, Biagio de Giovanni, Umberto Minopoli e Umberto Ranieri. Le notizie che arrivano sulla allocazione degli investimenti indicano, rispetto al Recovery Plan ereditato dal Governo Conte, una razionalizzazione con il taglio da parte dalla Ragioneria Generale dei progetti che sfioravano il limite temporale del 2026 e di quelli che necessiterebbero di ingenti investimenti aggiuntivi. 

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Tuttavia queste sforbiciate non bastano a trasformare un progetto, nato come una torta da essere divisa a fette, in quell’organico piano di rilancio del Paese articolato su obiettivi strategici al cui centro dovrebbe esservi l’attenuazione del dualismo tra Nord e Sud, fattore questo che ha consentito l’attribuzione all’Italia di una percentuale di risorse così abbondante, mentre il Sud è attualmente solo un settore di investimento tra gli altri. 

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Draghi tenta di resistere alla pressione dei partiti di governo che vorrebbero essere loro a gestire i fondi, ma intanto si approssimano le elezioni comunali e quelle del nuovo Capo dello Stato, a cui seguiranno le prossime politiche, e ai partiti sembrano interessare soprattutto questi tre appuntamenti. Pochi sono veramente consapevoli che il Paese è a un bivio storico. 

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Come è noto occorre bruciare i tempi: entro la fine di questa legislatura bisogna superare la pandemia, completare il Recovery Plan e prepararsi a contrastare il rafforzarsi delle pressioni restrittive nord europee, che probabilmente si rafforzeranno dopo le elezioni tedesche, e a reggere l’accresciuto peso del debito pubblico dopo la prevista attenuazione delle politiche di Quantitative Easing della Bce. 

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Ma sarà solo nella prossima che si potrà veramente lavorare al rilancio del Paese. Con quale sistema elettorale si andrà a votare nel 2023? Si presenteranno due coalizioni contrapposte? Si ricompatteranno a destra Lega e Forza Italia accanto a Fratelli d’Italia? L’alleanza di centrosinistra tra il Pd e i 5 Stelle è l’unica realisticamente possibile? Avrà la coalizione vincente la capacità di governare questa fondamentale fase di rilancio del Paese o si assisterà ad una nuova scomposizione e ricomposizione delle alleanze? 

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Discussione webinar alle 21 di venerdì 16 aprile. L’incontro ora si può seguire sul sito nazionale di LeG è stato organizzato dal coordinatore del Circolo LeG di Napoli

 

La Repubblica (Napoli), 16 aprile 2021

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