Vincenzo Balzani: Economia ‘circolare’ e rinnovabili per salvare il pianeta (*)

10 Mag 2017

1) Professor Balzani, cominciamo dallo stato di salute della nostra Terra.
Come lo giudica un chimico di grande autorevolezza come lei, tra i più citati al mondo, attento ai problemi dell’ambiente? Il CO2 è dannoso- come sostengono molti scienziati- o no, come afferma il nuovo presidente degli Usa, Donald Trump, supportato da nomi di rilievo come William Happer?

Nel dicembre 2015 le delegazioni di 196 Nazioni (cioè, praticamente, di tutti i paesi del mondo) riunite a Parigi hanno unanimamente riconosciuto che il cambiamento climatico è il problema più urgente che l’umanità deve affrontare. Da anni tutte le principali organizzazioni scientifiche hanno concordato che sono le attività umane a contribuire più di ogni altro fenomeno al surriscaldamento del pianeta, attraverso le emissioni di CO2 causate dall’uso dei combustibili fossili. NASA e NOAA due mesi fa hanno comunicato che The planet’s average surface temperature has risen about 1.1 degrees Celsius since the late 19th century, a change driven largely by increased carbon dioxide and other human-made emissions into the atmosphere”.
Trump ha demolito le strutture create da Obama per la riduzione dei gas serra e per il controllo degli inquinanti e si è circondato di quei pochi scienziati, come William Happer, che osteggiano l’accordo di Parigi sostenendo che è un complotto della Cina per fermare l’economia americana. Trump ha messo a capo delle EPA (l’agenzia per la protezione dell’ambiente) Scott Pruitt, molto legato alle aziende petrolifere, e con lui ha modificato le norme che costringevano le case automobilistiche a produrre motori più efficienti e meno inquinanti. Non sarà un presidente americano “ignorante” a compromettere gli sforzi unanimi delle altre nazioni (Cina in testa) per ridurre l’uso dei combustibili fossili. Preoccupano però le conseguenze che questa presa di posizione potrebbe avere, vista l’influenza che la politica americana ha sulle classi dirigenti di molti paesi, Italia compresa.

2) Il problema del rispetto dell’ambiente naturale in cui l’uomo vive che valenza e attenzione hanno oggi nel mondo e, in particolare, in Italia?


Grazie anche all’epistola Laudato si’ di papa Francesco, si va facendo strada il concetto che la Terra, la nostra casa comune, l’unico posto dove possiamo vivere, va custodito. Questo significa, anzitutto, tener presente che le risorse della Terra sono limitate e che anche la collocazione dei rifiuti diventerà (in parte lo è già) un importante problema da risolvere. Sia pure fra mille ostacoli, si comincia a capire che per custodire il pianeta è necessario di passare dall’economia lineare all’economia circolare. L’economia lineare è un sistema economico sbagliato perché presuppone che le risorse siano infinite e che infinito sia anche lo spazio disponibile per i rifiuti: è il consumismo, l’economia dell’usa e getta, che utilizza l’energia dei combustibili fossili, risorsa in via di esaurimento il cui uso causa cambiamenti climatici, danni all’uomo e all’ambiente.
Bisogna passare ad un altro modello di sviluppo che parta dalla considerazione che le risorse sono limitate. Bisogna adottare un’economia circolare in cui le materie prime vengono usate in quantità il più possibile limitata ( risparmio) e in modo intelligente (efficienza), per fabbricare cose ideate non solo per essere usate, ma anche per essere riparate, riusate, raccolte e riciclate per fornire nuove materie utili. L’unica energia che si deve usare nell’economia circolare è quella rinnovabile che viene da sole, vento e acqua.

3) Qual è il pericolo più grande per l’ambiente e per gli esseri viventi, oggi?

Tutto ciò che degrada l’ambiente minaccia anche gli esseri viventi, uomo compreso. La Terra, almeno sotto certi aspetti, può essere considerata un unico “organismo” che “vive” grazie a un equilibrio delicato fra molti fattori. Modificarne fortemente uno potrebbe compromettere l’equilibrio con conseguenze imprevedibili. Il pericolo più grande è il cambiamento climatico che potrebbe aumentare le zone desertiche, acidificare gli oceani e provocare cataclismi.
Per gli esseri viventi un grave pericolo è anche la diminuzione di biodiversità collegato allo sfruttamento troppo intenso della terra e del mare (come è noto, in certi mari si deve ricorrere alla chiusura temporanea della pesca per ripopolarli). Si può sperare che un aumento di consapevolezza sul concetto che la Terra è la casa comune e che quindi va custodita porti alla sostenibilità ecologica. Ma custodire il pianeta è solo una parte del problema. Sul pianeta ben custodito, poi, dovremo vivere tutti assieme, perché nessuno se ne può andare.
L’unico modo per convivere è che ci sia pace, ma perché ci sia pace è necessario condividere le risorse e ridurre le disuguaglianze, e su questo versante siamo messi veramente molto male. Ci sono disuguaglianze fra continenti, fra nazioni e all’interno di ciascuna nazione. Sono le disuguaglianze che generano migrazioni incontrollate, rivoluzioni e guerre.
Ciascuno di noi, nel campo in cui opera, con le competenze di cui dispone, nella situazione in cui si trova, può dare un suo valido contributo per costruire una società più equa e più giusta, facendo leva sulle preziose energie spirituali che caratterizzano l’uomo: responsabilità, sobrietà, collaborazione, solidarietà, amicizia, creatività.


4) Scuola, difesa dell’ambiente ed educazione alla Scienza. Si dice che l’atteggiamento scientifico non abbia una solida diffusione in Italia, dove prendono spesso il sopravvento teorie bislacche, di natura magico/miracolistica. Cosa ne pensa lei? Come giudica il percorso formativo scientifico della scuola italiana?


Nel suo complesso non lo posso giudicare positivamente. Ad esempio, non mi sembra che si trattino, e tanto meno che si discutano, i problemi di cui ho parlato nelle precedenti risposte: energia, risorse, ambiente e tutto quello che ne consegue.
Naturalmente non si può generalizzare, ci sono insegnanti all’avanguardia anche su questi temi.
La scuola risente dei difetti della società in cui viviamo, dove, anche a livello scientifico e addirittura politico, l’importante è apparire, non essere.
Debbo aggiungere che nei corsi universitari di Chimica ho quasi sempre incontrato studenti bravi, grazie evidentemente ad una buona formazione nella scuola superiore. Dopo la laurea o il dottorato, molti di loro sono andati all’estero e so che sono molto apprezzati. Forse facoltà universitarie come Chimica, notoriamente impegnative, vengono scelte dagli studenti migliori.

5) Cultura e cittadinanza. La Cultura, al pari dell’Educazione civica in senso stretto, contribuisce a rinvigorire la condizione di cittadino?

Qualche tempo fa un ministro, per giustificare i tagli ai fondi per la cultura, giunse a dire che “la cultura non si mangia.” Ad una frase così poco felice si può contrapporre l’ironico aforisma di un professore americano: “Se pensi la cultura sia costosa, prova con l’ignoranza”. Sì, è vero, la cultura costa, ma sempre meno che lasciare le persone nell’ignoranza. Oggi c’è particolarmente bisogno di cultura perché siamo in un periodo difficile della storia, un periodo in cui il mondo mostra, in modo sempre più evidente, la sua fragilità. Il mondo è fragile perché, è un sistema già di per sé molto complesso e lo diventa sempre di più per la grande attività degli uomini. Penso che l’aumento di complessità sia veramente una delle caratteristiche principali del nostro tempo. Vi faccio un semplice esempio preso dalla scienza che meglio conosco, la Chimica: fino al 1990, tutto ciò che c’era in una abitazione era costituito da meno di 20 elementi chimici; oggi in un telefonino ci sono più di 60 elementi diversi. Ogni mese, ogni giorno che passa, la complessità del mondo aumenta, per cui siamo chiamati sempre più spesso a confrontarci con l’imprevisto. Solo con una forte base culturale si può affrontare una realtà che cambia così velocemente. Edgar Morin ha scritto che i problemi importanti sono sempre complessi e spesso sono pieni di contraddizioni; bisogna quindi affrontarli “globalmente, con saperi diversi che debbono interagire fra loro”. Cioè, con la cultura.

http://www.gildaprofessionedocente.it/ Numero 3 – Maggio 2017

(*) Vincenzo Balzani, intervistato, è un chimico, tra i cento più citati al mondo, oltre a essere socio di LeG. Già professore nell’Istituto Giacomo Ciamician di Bologna, è ora professore emerito dell’università di Bologna e Grande Ufficiale della Repubblica. È membro dell’Accademia dei Lincei e del Gruppo 2003. È stato visiting professor presso varie università straniere. È stato Presidente della European Photochemistry Association.
È considerato tra i massimi esperti di fotochimica e chimica supramolecolare al mondo.

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