Con Marino siamo diventati improvvisamente anglossassoni

18 Ott 2015

Considerazioni sulla vicenda di Ignazio Marino

Le dimissioni di Ignazio Marino da Sindaco di Roma sono state un bel colpo messo a segno da parte dei piani alti del potere; ma anche di quelli bassi. Dopo due anni di lenta ed inesorabile delegittimazione, finalmente con l’unanime risonanza del Quinto Potere, è stato liquidato un personaggio, di sicura onestà, anche se di non grande talento politico. Proprio per questo, non manovrabile o accomodante nei confronti degli innumerevoli e limpidissimi interessi che abbiamo visto emergere, in modo scioccante, nella capitale. Così sono iniziate, da subito, le strategie per delegittimare e rendere inviso ai Romani e all’Italia, un Ignazio Marino che, alla fine, da semplicione politico, è caduto per una leggerezza banale, quanto non premeditata.

Si è trattato di uno sgambetto che egli ha fatto, inconsapevolmente, a se stesso dopo avere schivato tutte le trappole che i suoi detrattori gli avevano preparato in questi due anni. Per il resto ci ha pensato l’Oste. Pare che, ultimamente, per  tentare di demolire gli avversari, stia prendendo piede la moda di affidarsi all’Oste che ha goduto, fin dall’antichità, fama di grande affidabilità. Nelle ultime settimane, allorquando l’obiettivo Marino è stato finalmente a tiro, ed oramai disarmato, tutti sono usciti allo scoperto; anche la Star più in voga del momento che è il Papa.

E tutti hanno aperto il fuoco sull’inerme bersaglio. Per il colpo di grazia ci ha pensato, poi, l’Oste. Ma una città che ha sempre assistito a ruberie di ogni genere ed a prepotenze di ogni tipo, si suppone che abbia acquisito la capacità di capire le vere ragioni della defenestrazione di Marino, il quale ha tentato, insieme al suo Assessore alla Legalità, di porre un argine al malaffare diffuso che sta minando il prestigio della più bella Capitale del Mondo. Sono certo che i cittadini onesti di Roma, che costituiscono la maggioranza che sta in silenzio, consentiranno ancora a Marino di scoprire le carte della città fino in fondo e sapranno rendere giustizia ad un Sindaco, vittima di un accerchiamento condizionante di poteri che non vuole ostacoli nei propri disegni.

Fin dall’inizio del suo mandato, ha dovuto agire nell’isolamento politico e subire l’ostilità di tutta quella parte malsana della città, che ha sempre vissuto e vive in quel mondo disordinato, complesso e senza regole che le ha consentito privilegi ed espedienti in barba all’onestà ed alla legalità. E’evidente che questo mondo sarà ancora ostile e non sarà mai amico di chi vuole creare condizioni di pari opportunità e pulizia morale. Nelle attuali condizioni della città, il riordino morale e civile è impresa assai ardua. Ma Ignazio Marino, con tutti i limiti che ha mostrato in questi due anni, è stato il primo e forse l’ultimo Sindaco ad avere il coraggio di affrontare, in modo concreto, il tema della legalità tanto caro a tutti: con le parole.

In questo cammino, pochissimi  sono stati i leali collaboratori. Tra questi il Giudice Alfonso Sabella Assessore alla Legalità. Egli difende il Sindaco per i provvedimenti contro il malaffare che hanno irritato molti, avendo sparigliato e messo in pericolo equilibri ed interessi che hanno finora garantito lucro e privilegi, in modo trasversale. Nonostante tutti sappiano quanto accade da sempre a Roma, viene facile scaricare la propria rabbia su un capro espiatorio additato, in coro, da tutti i mezzi d’informazione.

Per cui molti cittadini Romani, influenzati,in qualche caso anche giustamente, da come vengono loro presentate le cose, corrono anch’essi con il coltello per accompagnare il bue al macello. Ma molti non sanno che Ignazio Marino non è riuscito a far pulire bene le strade, non è riuscito a migliorare la viabilità e i trasporti della città, per la assoluta mancanza di collaborazione di quelli che non hanno mai brillato per attaccamento al proprio lavoro e mi riferisco a tutti coloro che, istituzionalmente, hanno il compito di provvedere al buon funzionamento di tutti gli apparati municipali.

Bisogna, lo stesso, scaricare su Marino anche le colpe delle condizioni meteorologiche sfavorevoli e di quanto avviene durante i funerali romani. E per indignare molti ingenui ed onesti cittadini romani e una pletora di Censori sparsi in tutto il Paese, bisogna darlo in pasto all’Oste. Non tutti i Romani se la sono bevuta questa vicenda e molti sono scesi a difesa del Sindaco per non fare salti nel buio e procedere alla restaurazione riportando alla luce le antiche Cariatidi. Una Metropoli, come Roma, può affrontare e risolvere i suoi problemi ( e non certo tutti ) solo se tutte le istituzioni presenti sul territorio, spingono in un’unica direzione. Contrariamente, avremo sempre capri espiatori e vittime sacrificali apri pista per coloro che sono pronti a garantire quegli interessi che oramai vengono fuori ogni giorno a spese della non sempre ignara ed ingenua comunità che sull’altare di minuscoli e miseri suoi interessi è spesso disponibile a dare via libera a qualunque nefandezza.

Anche un genio, da solo, non può nulla. E Marino, che non è certo un genio, è stato lasciato da solo da tutti coloro che avrebbero dovuto stargli vicini,non fosse altro, per dovere istituzionale. Ultimamente, basta un oste ed un giornalista per farci diventare tutti ed improvvisamente americani. Il nostro codice etico, però, è molto diverso da quello anglosassone, dove per una semplice infedeltà coniugale o per una raccomandazione venuta alla luce, cade un Ministro. Dalle nostre parti, invece, l’attuale responsabile della protezione civile che si è occupato della tragedia dell’Aquila con i risultati che tutti conosciamo, potrebbe sostituire con pieni poteri, Ignazio Marino per salvare Roma. E’comprensibile la disaffezione degli onesti cittadini in cerca di buona politica ed è altrettanto comprensibile la loro fuga da un mondo politico diventato insopportabile. Pur tuttavia, nel nostro caso,sta agli onesti cittadini romani e solo a loro, impedire che questa squallida operazione a loro danno, venga portata fino in fondo.

 

(*) L’Autore è socio del Circolo LeG Messina

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