La legge elettorale che il Parlamento ha recentemente approvato in sostituzione di quella dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale si salda con le altre riforme progettate o parzialmente concluse, ispirate tutte a un unico intento : allontanare il popolo dalle istituzioni, togliergli voce, ridurne il peso politico. Solo considerandole insieme se ne comprende la portata. Il risultato complessivo è allarmante per la democrazia: grazie all’italicum, che altera l’esito del voto, la Camera dei deputati non può dirsi rappresentativa della volontà popolare; sul Senato, non più elettivo, ogni scelta del popolo è completamente esclusa ; nelle Province, abolite ma…ancora in vita, in realtà è abolito solo il Consiglio provinciale, l’unico organo eletto!
L’area della ‘democrazia’ ne risulta visibilmente ridotta .
- E’ singolare che accingendosi a costruire una nuova legge elettorale dopo l’annullamento della precedente il Parlamento ne abbia riproposti i contenuti pur tentando di mascherarli con alcune modifiche che non ne alterano la sostanza. E’ singolare ed anche rischioso sia per il destino della legge che potrebbe essere travolta da un nuovo giudizio di costituzionalità, sia per le stesse istituzioni cui non gioverebbe il ripetersi di un evento così traumatico. Le ragioni di illegittimità infatti rimangono , sostanzialmente le stesse già riscontrate dalla Corte. La legge elettorale Berlusconi- Renzi comporta, allo stesso modo della precedente, “un’alterazione profonda della composizione della rappresentanza democratica” e compromette la “funzione rappresentativa dell’Assemblea”. Per la Corte costituzionale – sent. n.1 /2014- le norme che “producono una eccessiva divaricazione tra la composizione dell’organo della rappresentanza politica… e la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto” sono illegittime: un premio eccessivoattribuitoal partito che raggiunge la soglia stabilita sarebbe perciò contrario al contenuto della sentenza. In gioco è il fondamentale principio di eguaglianza del voto del quale viene considerato anche il peso “in uscita”, vale a dire il risultato che ne consegue: il principio esige che “ciascun voto contribuisca potenzialmente e con pari efficacia alla formazione degli organi elettivi”, e non consente “una diseguale valutazione del peso del voto ’in uscita’ ai fini dell’attribuzione dei seggi, che non sia necessaria ad evitare un pregiudizio per la funzione dell’organo parlamentare”.
E’ ovvio che già fissando la soglia del 40% per l’attribuzione del premio, i voti del 60% degli elettori indirizzati a partiti diversi pesano circa la metà dei voti dati alla lista vincente. Poi nel turno di ballottaggio la diseguaglianza si aggrava ; in realtà quel 40% è solo un inganno, una soglia puramente apparente che non interessa raggiungere. Se nessuno la ottiene, il premio viene attribuito dopo un secondo turno di ballottaggio fra le due liste più votate, qualunque percentuale abbiano ottenuto ( il 25% , il 20 o ancora meno ) . Per partecipare al ballottaggio non è richiesta alcuna soglia d’accesso.
Ciò significa, in concreto, che al ballottaggio una delle due liste necessariamente supererà l’altra , vincerà il premio e, pur avendo scarsissimo seguito nel paese , prenderà l’intero potere. Disporrà della Camera e del Governo , sarà in grado di occupare le diverse istituzioni e di estendere la sua influenza sugli stessi organi di garanzia ( primo fra tutti il Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento). La minoranza vittoriosa avrà conquistato così la libertà di agire a suo arbitrio senza curarsi né del popolo né delle altre forze politiche , destinate tutte ad essere totalmente ininfluenti . Una minoranza assolutamente padrona, senza regole in grado di vincolarla , senza limiti e freni anche sul piano politico : è un esito che conduce fuori dalla democrazia costituzionale.
- Sul ballottaggio va fermata l’attenzione; è questo passaggio, in particolare, a marcare la differenza dalle esperienze precedenti. Il ‘premio’- introdotto la prima volta dal fascismo che , grazie ad esso, trasformò l’ordinamento a suo piacere – fu previsto poi nel 1953 dalla cosiddetta “legge truffa” che suscitò reazioni violentissime in Parlamento e nel Paese. Ma il confronto tra quella legge e l’italicum è a completo favore della prima che allora sembrava assolutamente inaccettabile. Oggi , abituati come siamo a continue forzature elettorali, pare a noi quasi un innocuo espediente a confronto con le norme appena approvate. La nostra sensibilità democratica, dopo anni di logoramento, si è davvero attenuata; ci si abitua a tutto, anche al peggio, bisognerebbe, almeno, stare attenti a non abituarsi troppo!
Dove stanno le differenze tra legge-truffa ed italicum? Ne segnalo tre, veramente essenziali:
a) nella legge del’53 la soglia richiesta ai fini dell’attribuzione del premio era il 50 più uno , il che significa che si trattava di un vero ‘premio di maggioranza’ a favore di chi la maggioranza l’aveva già ottenuta, diretto solo a rafforzarla. Ora invece il premio serve non più a rafforzare, ma a creare la maggioranza, a far diventare maggioranza una minoranza. La differenza non è da poco. Non a caso Aldo Moro, a sostegno della legge del 1953, teneva a sottolinearne il fine : “ E’ una maggioranza elettorale già conseguita che viene rafforzata”.
b) nel ’53 – a differenza di oggi- se nessuno raggiungeva la percentuale richiesta il premio non veniva attribuito e ciascun gruppo aveva i seggi corrispondenti ai voti ottenuti. E proprio questo avvenne in concreto. Il popolo italiano, sollecitato dalle opposizioni, rispose spostando il voto verso partiti diversi dalla Democrazia cristiana e i suoi alleati, col risultato che la D.C., che in passato arrivava da sola al 49% , insieme ai partiti minori non riuscì a raggiungere il 50%.
c) la terza differenza sta nel fatto che l’italicum non ammette apparentamenti nel turno di ballottaggio sicché il premio va per intero alla lista più votata che conquista da sola più della maggioranza dei seggi: un unico partito è in grado di dominare tutti. Alla pericolosa concentrazione di potere nelle mani di una minoranza si accompagna inoltre un effetto politico grave , non meno dannoso per la democrazia : un astensionismo più alto. E’ una conseguenza facile da prevedere: gli elettori sono indotti a partecipare al voto per sostenere la coalizione di cui il loro partito fa parte se nel turno di ballottaggio più gruppi possono mettersi insieme per vincere la coalizione opposta; in caso contrario invece, sentendosi estranei ad entrambe le parti , i cittadini sono indotti piuttosto a disertare le urne. Ma chi ci governa non sembra preoccuparsi troppo degli astenuti che, in definitiva non contano. L’importante è vincere, comunque; la consistenza del ‘seguito’ è irrilevante.
- Cosa avrebbe dovuto ricavare il legislatore dalla sentenza n. 1 del 2014? Innanzitutto un riposizionamento dei valori. Per la Corte costituzionale la stabilità governativa merita di essere considerata , ma i due principi – rappresentanza e governabilità- non sono sullo stesso piano. Agevolare la formazione di una maggioranza parlamentare per garantire la governabilità è consentito, nel rispetto però degli «altri interessi e valori costituzionalmente protetti» in primo luogo la rappresentatività dell’Assemblea parlamentare “sulla quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale” . L’organo della rappresentanza politica ”è al centro del sistema di democrazia rappresentativa e della forma di governo parlamentare prefigurata dalla Costituzione”. Con i principi fondamentali “della funzione rappresentativa dell’assemblea nonché dell’eguale diritto di voto”, la stabilità del governo “obiettivo costituzionalmente legittimo” , non è comparabile: le due esigenze si possono bilanciare solo in misura ragionevole, anche per non violare il principio di eguaglianza del voto.
Di questo pensiero chiaramente espresso l’italicum non tiene alcun conto. Con una sovra-rappresentazione irragionevole della lista vincente distorce l’esito del voto producendo la“compressione della rappresentatività dell’assemblea parlamentare incompatibile con i principi costituzionali” inammissibile secondo la Corte. Non è soltanto con la soglia fittizia del 40% che la nuova legge viola i principi costituzionali, ma soprattutto e tanto più gravemente, con l’introduzione di un ballottaggio senza soglia alcuna.
- Un altro profilo di censura nella sentenza n. 1/2014 era il sistema delle liste bloccate che sottrae ai cittadini la scelta dei propri rappresentanti. Neppure questo vizio viene eliminato dall’’italicum nonostante le modifiche introdotte. Ora sono bloccati soltanto i capilista dei 100 collegi plurinominali mentre gli altri candidati sono eletti con la doppia preferenza di genere, ma così resta ancora fuori dalla scelta degli elettori un numero assai elevato, senza che venga soddisfatta, almeno, l’esigenza di conoscibilità effettiva dei candidati da parte degli elettori espressamente richiamata dalla sentenza. Benché deprecate da tutti, non sono state eliminate neppure le candidature multiple che costituiscono una palese dimostrazione di disprezzo verso gli elettori. E dunque, se uniamo ai capilista bloccati ( scelti dalle segreterie) la possibilità per i candidati di presentarsi in più collegi – addirittura dieci!- riservandosi di scegliere a elezione avvenuta dove collocarsi, è evidente che ogni ‘conoscibilità’ effettiva ( presupposto di un’ effettiva scelta) è in partenza vanificata. Il gioco delle segreterie ancora una volta rimane dominante e nessuna scelta effettiva rimane al cittadino .
La rappresentanza politica si riduce davvero a mera finzione.
(Lorenza Carlassare è membro del Consiglio di Presidenza di LeG)
Illustre prof. Carlassare,
grazie per la puntuale analisi della legge elettorale Renzi-Berlusconi!
Ma quante volte su questi spazi sono state illustrate, analizzate, sviscerate, enucleate, etc. le pessime caratteristiche dell’italicum?
Innumerevoli! Al punto che davvero non se ne senta più il bisogno! Anzi!
Quello di cui si sente un bisogno asfissiante e angosciante, è la via del suo superamento! Tocca a voi, grandi firme della Repubblica, “stringervi a coorte” per elaborare insieme il modo più efficace per ottenere questo risultato!
Spinto dalla sofferenza di cittadino sensibile alle tematiche democratiche, da anni sto su un percorso che tiene conto della sfiducia dei Cittadini nella casta politica, nelle elezioni e nelle istituzioni (Demos di I. Diamanti dic. 14). Mentre essi continuano a fidarsi e a stimare la Costituzione, che storicamente e universalmente hanno sempre sentito laudare e apprezzare come elaborata da 500 eccellenze, affinate nell’Antifascismo e nella Resistenza.
Una via che non prevede il voto come primo passo, ma una tornata di Democrazia Diretta Propositiva con la Cittadianza invitata ad esercitare “direttamente” la Costituzione imponendo al Parlamento un’agenda di progetti di legge secondo il 71 , con l’autorevolezza della Carta e l’autorità della Sovranità Popolare Realizzata, guidata da Persone/Professori ampiamente riconosciuti come affidabili, senza vuoti di potere, senza crisi di governo o fine anticipata della legislatura (che sarebbe deleteria vista la situazione finanziaria ed economica).
E solo dopo questo immancabile successo, alle successive elezioni, presentare una Lista Civica Nazionale riformatrice coi migliori nomi del Paese come garanti o candidati, per cogliere la maggioranza assoluta dei suffragi, e quindi continuare in Parlamento il lavoro cominciato sul territorio.
Diversi suoi colleghi di varie facoltà hanno espresso avalli o apprezzamenti ed è solo per questi riconoscimenti che insisto da tempo nel suggerire questa via.
Sempre disponibile per approfondimenti, Paolo Barbieri.
Sbaglio o l’illustre Proff. Carlassare che piange lacrime di coccodrillo è la stessa che corse felice al raduno dei dieci napolitanini incaricati di iniziare platealmente e sfacciatamente il lavoro di demolizione della Costituzione del 48? Se è un’omonima, mi scuso, ma se è la stessa dovrebbe scusarsi lei con l’Italia intera per essersi prestata ad avallare una simile impresa invece di respingere con sdegno al mittente l’idea della manipolazione della Carta da parte di un parlamento imporcellato e illegittimo e di una classe politica corrotta e spregiudicata.
L’illustre Proff. Carlassare, fu tra i nominati dell’allora Presidente Letta, tra i 35 esperti del diritto con “funzione consultiva rispetto al Governo” incaricati di fornire input nel merito delle riforme costituzionali.
C’era un accordo su come migliorare il sistema parlamentare, il verso che questo accordo ha preso non era in linea con le idee della costituzionalista che infatti si dimette.
Trovo imbarazzante la fase “saggi” che forse qualcuno voleva creare per distogliere concetti e allargare quel già ormai stracolmo pentolone di personaggi che ruotavano attorno al niente.
Così come trovo costruttivo e informativo il consenso professionale che la Carlassare prima ha concesso poi negato, motivando scelte che ad oggi sono forse l’unico e vero motivo di vero dibattito, e cioè la riduzione costante della partecipazione popolare.
NApolitano quando Bersani non riusciva a trovare i voti x il governo nominó dieci ‘esperti’ (che la stampa rinominò saggi) x incominciare ad abituare l’opinione pubblica ad uno stravolgimento costituzionale allontanando nel contempo le elezioni che Napolitano temeva.I”35 esperti con “funzione consultiva rispetto al Governo” incaricati di fornire input nel merito delle riforme costituzionali”che lei cita,sapevano benissimo che il governo(oltretutto imporcellato)deve stare alla larga dalla Costituzione e avrebbero dovuto richiamare Letta e Napolitano dentro ilimiti costituzionali. “C’era un accordo su come migliorare il sistema parlamentare”: Sig. Carli,chi e con quale diritto aveva stipulato questo accordo???!!! Un accordo occulto e incostituzionale NON LO SI AVALLA E LO SI DENUNCIA e non serve a nulla recedere dalla combricola quando ci si accorge che il contenuto è diverso da quel che si credeva. L’illustre Proff ha contribuito a creare un danno democratico e non ha nessuna attenuante.
Quando Lorenza Carlassare nel luglio 2013 abbandona il gruppo di esperti chiamati a fornire indicazioni circa la modifica della nostra Carta, essa compie un atto obbligato , a mio parere prevedibile e salvifico per l’incompatibilità tra la professoressa e i reali obiettivi che (facendo un processo alle intenzioni) quel governo intendeva raggiungere. Ma è pur vero che quando la costituzionalista lascia il gruppo nessuna ipotesi presidenzialista si affaccia all’orizzonte delle riforme possibili. Nulla di scandaloso nell’adesione della Carlassare al gruppo di lavoro anche se personalmente avrei preferito che a guidare la scelta della donna fosse stata più una visione di tipo politico piuttosto che un rigoroso approccio scientifico dell’evento.
Per quanto riguarda le osservazioni della professoressa Calassare sull’italicum , la povertà costituzionale del progetto renziano rivela non solo le reali intenzioni dell’attuale premier quanto la presumibile è auspicabile censura da parte del Tribunale delle Leggi. Temo solo i tempi di una così delicata valutazione, che non può prescindere, a meno del consueto pastrocchio italico, dalla contemporanea approvazione definitiva della riforma del Senato. Che Dio ci liberi da questo evenienza e che, al contempo, ci doni qualche autentico uomo di Stato.
Franco Grasso Leanza – il Suo “che [Dio] ci doni qualche autentico uomo di Stato” suona come invocazione dell’ennesimo uomo della provvidenza. No, grazie. Non abbiamo bisogno di nuovi capipopolo: da Masaniello e Cola di Rienzo in poi ne abbiamo già collezionati a sufficienza, per molte generazioni a venire. Servono soltanto buone regole e rigoroso rispetto delle stesse. Cioè etica e responsabilità pubbliche e private.
Un’anima bella e coerente fino all’ultimo, Errico Malatesta, ignobilmente dimenticato, scrisse: “Inseguo idee, non uomini, e mi ribello all’idea di vedere un’idea incarnata in un uomo”.
Signor Grasso Leanza, trovo scoraggiante il suo intervento.
Mi limito a chiederle alcune risposte:
- la modifica della Carta costituzionale è prerogativa del Parlamento o del Governo?
- il Presidente della Repubblica, dopo le elezioni politiche, ha il dovere di conferire al premier l’incarico di formare un Governo o quello di conferire a un manipolo di ‘esperti’ l’incarico di proporre modifiche costituzionali?
- un parlamento illegittimo, che oltretutto rappresenta una minoranza di elettori, può votare modifiche costituzionali, oltretutto imposte dal governo?
- un gruppo di costituzionalisti dotati di senso civico e consapevoli della specifica realtà italiana, si puó prestare a un gioco simile come se sibtrattasse di un convegno tra cultori del Diritto e non di un incarico conferito da marpioni che cercano scappatoie per mantenere e blindare il proprio potere dopo la sonora bocciatura degli elettori?
- se lei fosse in compagnia di ladri incalliti, aprirebbe in loro presenza la cassaforte per consentire loro di guardare i gioielli che si sono impegnati a non prendere?
Sig. Palinuro,
qualcuno ha anche detto che le idee camminano con le gambe degli uomini che le rappresentano!
E dietro un’idea non ci può essere che un uomo. E solo dopo molti altri.
“Servono soltanto buone regole e rigoroso rispetto delle stesse. Cioè etica e responsabilità pubbliche e private.”
Non si autogenerano! Sono indispensabili “non capipopolo”, ma Persone di Sano e Robusto Rigore Morale e Culturale da portare in Parlamento.
Anche fisicamente, per evitare deviazioni dalle loro produzioni intellettive, come sta succedendo a quanto di buono hanno prodotto i Costituenti.
Paolo Barbieri – Certo, le rivoluzioni non nascono mai dal basso. Gli intellettuali precedono (Lenin, per esempio, o Robespierre), e il popolo segue.
Ma a noi non serve una rivoluzione, se non culturale ed etica.
Le regole ci sono già tutte, e quelle essenziali tutte ottime (la Costituzione repubblicana, per esempio, prima del prossimo probabile scempio).
Se Sue considerazioni, e quelle di F. Grasso Leanza, cui mi riferivo nel mio precedente intervento, non mi convincono perché mi sembrano ispirate dalla mistica ascesi di un augurabile prossimo avvento.
Sig. Palinuro,
non capisco chiaramente cosa intenda per “mistica ascesi di un augurabile prossimo avvento”.
Ma capisco molto chiaramente quanto ci sia urgente bisogno di una Rivoluzione Costituzionale e Gloriosa:
Rivoluzione: nel senso letterale del temine di cambiamento ampio, profondo e rapido, non fucili e forconi
Costituzionale: nel segno e nel solco della Carta, legge fondamentale della Repubblica
Gloriosa come la 2a riv. inglese del 1688 cosidetta perchè: non violenta, incruenta e risolutiva! Nella perfetta legalità costituzionale, certamente dentro i confini del suo “Spirito Originale ed Autentico” al quale, oltre alla lettera, fa riferimento anche la Corte Costtuzionale per arrivare alle sue determinazioni.
No, non abbiamo bisogno di Rivoluzione con fucili e forconi, ma, come chiede lei, “culturale ed etica”! Nessuno si sogna di chiedere di più! Giammai!
E sarebbe un RIVOLUZIONE al quadrato, considerando la situazione oggettiva!
Paolo Barbieri – E’ vero: “… ispirate dalla mistica ascesi di un augurabile prossimo avvento” è difficilmente comprensibile; una parte m’è rimasta nella penna. Dovrebbe leggersi “… ispirate da mistica ascesi in attesa di un augurabile prossimo avvento [dell'Uomo della Provvidenza, nda]“.
Circa la rivoluzione che Lei auspica, non sono d’accordo: la rivoluzione del 1688 (post-Cromwell) fu chiamata Glorious non perché senza spargimento di sangue ma più banalmente per il fatto che la storia la scrivono i vincitori.
Più modestamente mi auguro che nel nostro Paese possa un giorno maturare il concetto di Nazione (il che richiede un’elaborazione allo stesso tempo individuale e collettiva), di moderno Paese democratico, retto da buone regole liberali, quelle che la nostra sedicente (in senso etimologico) sinistra ha negato a tutti noi, contribuendo così al progressivo disfacimento dello Stato unitario – retto per vent’anni da un immondo satrapo con il loro cosciente lercio collaborazionismo – e (ciò ch’è peggio) a consolidare, per generazioni a venire, il nostro status di sudditi, utili idioti che si ritengono cittadini.
Non sono uno storico (copio-incollo):
“Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.”
“La gloriosa rivoluzione (o seconda rivoluzione inglese) avvenuta nel 1688-1689 in Inghilterra, viene chiamata così perché avvenne in modo sostanzialmente pacifico senza nessuno spargimento di sangue, dando inizio al governo di Guglielmo III d’Inghilterra e sua moglie Maria II Stuart.”
Sig. Palinuro,
è sufficiente augurarsi e sperare? Personalmente, pur nella mia pochezza di cittadino semplice, offro un “modus operandi” per raggiungere quel cambiamento qualiatativo che auspichiamo. Modo che alcune grandi firme del Paese hanno apprezzato/avallato alimentando così la perseveranza.
E poi ragionare di “Rivoluzione Costituzionale e Gloriosa” fa bene all’umore, scaccia frustrazione e depressione conseguenti al lamento per lo stato delle cose e per il loro dispiegarsi quotidiano!
Auguri per un Paese Migliore!