Non si può più accettare che una tutela costituzionale del lavoro come l’art. 18 sia continuamente denigrata a “totem”.
Perché i licenziamenti o sono per giusta causa o sono per ingiusta causa. Non esistono quelli “neutri”.
E quando c’è un’ingiusta causa, è un giudice che deve intervenire, non l’imprenditore che l’ha provocata.
Renzi sa che in una grande azienda esiste una notevole sproporzione tra il potere della proprietà e quello del dipendente. Per questo esistono le tutele della legge; per ridare “uguaglianza” ad un rapporto diseguale.
E’ proprio su questo principio – l’uguaglianza – che emerge la costituzionalità dello Statuto dei Lavoratori, intervenuto con il preciso intento di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese“ (art. 3 Costituzione)…
Renzi sta andando in direzione opposta. Vuole rompere il faticoso equilibrio raggiunto tra lavoro e capitale demonizzandolo come causa di disoccupazione, per ripristinare il potere del capitale e accreditarsi agli occhi di un’Europa contratta da un crampo liberista.
Quindi, bene estendere le tutele a chi non ce le ha, ma non a discapito della dignità.Che va garantita da regole e sanzioni efficaci come il reintegro oppure finisce il rispetto per i lavoratori.
Allora ci sarà il grande silenzio della fine della loro partecipazione, rotto solo dal rumore delle rappresaglie verso chi non si piega. E tutto ritornerà a quando l’unica speranza per una condizione sopportabile del lavoro era un padrone buono.
Non possiamo continuare a fare battaglie di retroguardia (come per la contingenza): non credo he quel 30/40% di lavoratori che non sono “protetti” dal 18 siano esposti agli arbitrii (o ai paternalismi) del “padrone”, ma piuttosto alle conseguenze delle proprie qualità caratteriali, competenze e capacità.
Tocca ai rappresentanti dei lavoratori fare proposte avanzate, correre più di Renzi, verso un “stato sociale” che protegga realmente i disoccupati, liberando gli imprenditori da ogni alibi, er inchiodarli alle proprie responsabilità e (in)capacità.
Daltronde imprenditori e maestranze “devono” essere alleati per il successo dell’azienda e nessun imprenditore si priverà di un collaboratore efficace.
Il garantismo induce comportamenti scorretti in coloro che non siano moralmente e culturalmente rigorosi, mentre il sindacato tende a proteggere a prescindere i dipendenti (soprattutto se tesserati).