È vietato illudersi: lo dimostrano anche i sondaggi più recenti sulle intenzioni di voto nazionali. Eppure gli analisti politici dicono e scrivono che Berlusconi è finito, che il suo governo galleggia, che la maggioranza si sfarina, che bisogna aprire una fase politica nuova. Attenzione: possiamo sperare che tutto ciò sia vero, e qualche segnale di indebolimento del cavaliere c’è, anche se non univoco e non dappertutto nel paese. Ma non dobbiamo abbassare la guardia, né immaginare che il tramonto di Berlusconi sia davvero vicino. Naturalmente vorremmo sbagliare e poter scrivere che il crollo di B è imminente, anche se Lui afferma che “non mollerà mai”. Tuttavia è vero che il Cavaliere ha paura, è preoccupato, è agitato e guarda ai due prossimi appuntamenti che saranno decisivi per la sorte politica sua e per il futuro del governo: le amministrative di metà maggio (importanti i risultati di Milano – forza Pisapia! – e Napoli) e il referendum del mese successivo. Così, per chiamare a raccolta tutti i sostenitori ed elettori, anche i delusi, Berlusconi alza sempre più i toni dei suoi interventi e spesso fa affermazioni inconsulte e temerarie, indegne di uno “statista” quale egli crede di essere. Per esempio, alcuni giorni fa ha lanciato da Milano un “avviso ai naviganti” in questi termini: “Abbiamo e avremo sempre la maggioranza nel paese” (Ansa, 12.24 del 17 aprile). Se non fosse noto il carattere egocentrico e borioso del premier ci sarebbe addirittura da preoccuparsi. Avremo “sempre” la maggioranza? Naturalmente è una boutade, anzi un auspicio da “guascone” (direbbe Lui): ma ve lo immaginate uno statista vero, diciamo Obama o la Merkel uscirsene con un intervento simile in pubblico? Tutto ciò premesso, vediamo i dati degli ultimi sondaggi elettorali nazionali. La popolarità di Berlusconi come capo del governo è certamente in netto calo (solo il 31% di fiducia secondo l’ “Ipr marketing”), mentre il Pdl resta il primo partito, anche se non è affatto vero che gode della maggioranza dei voti degli italiani. Solo l’alleanza con Bossi, e soprattutto la legge elettorale ‘porcellum’, consente alla coalizione di avere il 55% dei seggi alla Camera.
Secondo l’ultima rilevazione (venerdi 22 aprile) di “Emg” di Fabrizio Masia per il TgLa7 di Mentana, Pdl ottiene come intenzioni di voto degli italiani il 29 % (in crescita dello 0,4%), la Lega l’11,1%, la Destra di Storace l’1,9%. Totale 42%.
Il centrosinistra si colloca al 40,7% complessivamente: Pd 25,8%, Sel di Vendola 7,7%, Idv 4,8%, Verdi 0,6%, socialisti 1,1%, radicali 0,7%. Fuori dall’alleanza (e potrebbero invece essere voti decisivi!) Federazione della sinistra 1,5% e Cinque stelle di Grillo al 2%.
Il Polo della Nazione (o Terzo Polo) è al 12,2% : Udc di Casini 7%, Fli di Fini 3,4%, Mpa 0,6%, Api di Rutelli 1,2%. Ma sono una marea gli indecisi (16,4%), le schede bianche (3,2%) e gli astensionisti (24,5%). Ed è proprio da questa vasta area di incerti (addirittura il 48% secon- do Renato Mannheimer) che arriveranno i voti decisivi per vincere le elezioni, dato che il divario tra le due principali coalizioni è obiettivamente molto ristretto e mobile.
Infatti altre indagini sul voto registrano i risultati seguenti: per “Ipr” (metà aprile) il centrosinistra ottiene il 41,5% e supera di poco il centrodestra, col 41%. Il Terzo Polo al 13,5%. Il primo partito resta comunque il Pdl (28%) contro il 27% del Pd. Altri sondaggisti certificano dati lievemente diversi, ma sufficienti per ribaltare la situazione: Nicola Piepoli (il 18 aprile) vede infatti Pdl, Lega e Destra al 43%, mentre l’altra coalizione è al 40,5%. “Crespi ricerche” calcola 41,1 al centrodestra e addirittura 42,8% al centrosinistra (però: ai consueti gruppi politici alleati del Pd, si aggiungono, scelta poco probabile, Rc e Pdci con l’1,8%). Quindi, attualmente nessun raggruppamento ha la certezza di prevalere, nelle consultazioni per la Camera (e di ottenere con poco più del 40% di voti, il 55% della rappresentanza, caso unico nel mondo occidentale). Ma al Senato i risultati che i sondaggi prefigurano, fanno prevedere la sconfitta del centrodestra, perchè il premio di maggioranza (secondo la norma costituzionale) viene calcolato su base regionale e, con questo sistema, il Polo della Nazione di Casini-Fini-Rutelli può sottrarre al Pdl e alleati un numero determinante di voti in numerose realtà locali.
Ecco spiegato anche il motivo per cui i partiti di maggioranza si stanno adoperando proprio in questi giorni per modificare la legge elettorale, con un ‘porcellum’ bis (probabilmente incostituzionale) che corregga il criterio del premio regionale. Resta un dato, che è davvero impressionante: il partito di Berlusconi, il Pdl, continua ad essere il più votato nei sondaggi (tra il 28-30%). Nonostante la separazione di Fini e la nascita di Fli; nonostante il pessimo esempio della ‘compravendita’ di parlamentari alla Camera; non turbano neppure i processi a carico di B, né il caso Ruby, né la spazzatura ancora nelle strade di Napoli, né le barzellette oscene, né gli attacchi alle istituzioni di garanzia, né le accuse di “brigatismo giudiziario”, né gli affari, già dimenticati, della ‘cricca’ al governo. Berlusconi, nonostante tutto, convince molti italiani a votare la sua creatura (è un grande ‘venditore’, secondo la memorabile definizione, maggio 1995, dello scrittore Peppino Fiori).
Il premier è in perenne campagna elettorale e dilaga quasi ogni giorno nei mezzi di comunicazione di massa e, soprattutto alla vigilia del voto (anche di quello amministrativo a maggio), viola ogni regola di par condicio impunemente (messaggi in voce e in video, discorsi ai simpatizzanti, allocuzioni alle convention di iscritti Pdl e alle riunioni dei partiti alleati, etc.) e riesce così a recuperare molti consensi tra gli incerti, i delusi, gli astensionisti. Per cui c’è da temere che al momento decisivo delle elezioni nazionali possa ottenere anche più del 30% indicato nei sondaggi. Vogliamo ricordare che secondo una ben nota ricerca del “Censis” (giugno 2009) durante la campagna elettorale ben il 69% degli elettori forma la sua scelta attraverso le notizie e i commenti trasmessi dai Tg (tra i pensionati, il 76% e le casalinghe, il 74%). I dati di ascolto dei principali telegiornali (a febbraio scorso) sono i seguenti: Tg1 delle 20, 6,5 milioni (delle 13.30, quasi 5 milioni); Tg5 serale, 5,4 milioni; il Tg3, non filoB, la metà di ascoltatori rispetto ai primi due Tg,alle 19: 2,7 milioni; il TgLa7 di Mentana: 2,3 milioni. Lo squilibrio è pauroso. Al Tg si aggiunge da metà marzo la striscia serale “Qui Radio Londra”, di Giuliano Ferrara (mai neppure un refolo di critica verso il cavaliere), che perde spettatori rispetto al Tg di Minzolini, ma ne conta pur sempre circa 5 milioni. Lo straripamento mediatico di Berlusconi è stato denunciato dal deputato Pd Roberto Zaccaria che coordina un gruppo di ascolto sul pluralismo informativo: a metà aprile, su Tg1, Tg2 e Tg5, tutta l’opposizione, insieme (Bersani, Di Pietro, Casini, etc), ha avuto meno tempo di parola e di antenna del solo Berlusconi (nel suo doppio ruolo, capo del governo e del Pdl). Per concludere e per voler essere proprio precisi: i talk show non filogovernativi (ammesso che siano davvero faziosi!) come “Ballarò” e “Anno zero”, raccolgono tra 4,5 e 5,3 milioni di spettatori, e però vanno in onda una sola volta a settimana e non ogni giorno come i Tg, o quattro, come “Porta a porta” di Bruno Vespa.
Quindi, è vietato illudersi. E ci chiediamo, con Paul Ginsborg nel suo lavoro più recente : ” L’ultimo interrogativo di questo libro è ‘chi salverà l’Italia’, ammesso che qualcuno voglia farlo, e con che mezzi?”.
cosa si può pretendere da un popolo analfabeta e di cxxxxxi?
E’ vero: nonostante le nefandezze, Berlusconi, forte del suo impero economico e mediatico, non è ancora crollato. Ma è anche vero che in un quadro del genere, può bastare l’evento giusto al momento giusto per far precipitare il consenso, un po’ come quando scoppia impetuosamente una tempesta che in realtà si stava preparando da tempo. Chi salverà l’Italia? Figure carismatiche, oneste, capaci sono più che mai fondamentali. Ma forse è meglio che ciascuno di noi risponda con coraggio e umiltà: io. La somma dei tanti “io” può fare la differenza. Mai come nell’Italia di oggi, in cui tutto sembra in mano a poteri occulti e invincibili, dobbiamo convincerci che la possibilità di cambiare le cose è affidata a ciascuno di noi, che ogni nostra scelta, come appunto il voto amministrativo e referendario, può essere decisiva.
Mamma mia quant’è brutto! ha un colore che nemmeno un moribondo ce l’ha così insano.
In questo momento, io credo che sia indispensabile lavorare per mettere insieme le persone. Stiamo assistendo a ignobili manovre per dividere, mettere gli uni contro glui altri, partito dell’amore contro partito dell’odio e così via, perchè dividendo si riesce a comandare e vincere: devide et impera.
La base per una leadership buona e giusta è dire ai cittadini che insieme è meglio, che i problemi uniscono le persone e che le soluzioni possono essere identiche anche per chi ha votato altri partiti, che le istituzioni servono tutti allo stesso modo. Bisogna che un leader unisca, che dica sarò tuo presidente anche se tu non mi hai votato, perchè posso riconoscere come giusta una tua rivendicazione. Smettere di etichettare come “coglioni” gli avversari, perchè, come ci ha insegnato Tocqueville, la maggioranza non deve trasformarsi in tirannia. Saper ascoltare voci fuori dal coro e saperlo rendere polifonico.
Coraggio.
Quella brutta faccia impastricciata di cerone, se si mettesse davanti allo specchio, farebbe paura a se stesso!
Saluti.
Silvana
PER SILVANA . Mi scuso per la volgarità,ma quando ci vuole,ci vuole. Continui pure,quel sozzo individuo,a definire coglioni gli avversari : vuol dire che vinceremo,essendo fuor di dubbio che i coglioni sono il doppio delle teste di c….
E’ semplicemente un malato mentale.Come dice la moglie.Per nostro guaio nessuno chiede una perizia psichiatrica su di lui.E dovrebbe farlo,per salvare il Paese da un pazzo.Penso all’opposizione,ai giornalisti liberi:quest’uomo è fuori di testa.E la cura non è la carica di capo del governo
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IMPRESSIONANTE: IL PDL CONTINUA AD ESSERE IL PIÙ VOTATO NEI SONDAGGI
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NON dovrebbe essere “impressionante” la tenuta del PDL. Non perché – come erroneamente si suggerisce da più parti – l’Opposizione non é sufficientemente credibile come alternativa, ma fondamentalmente perché l’Elettorato del PDL é un blocco monolitico che esiste per la detenzione del Potere che – in un modo o nell’altro – ha sempre detenuto sin dalla nascita della nostra Repubblica. Bisogna rendersi conto – o non dimenticare – che in Italia il 40% dell’Elettorato é storicamente costituito da i magnifici tre: la Borghesia con a braccetto Mafia e Santa Madre Chiesa. Questo magnifico trio ha venduto l’anima al diavolo per la detenzione del Potere, c’é riuscita per oltre 60 anni e continuerà a riuscirci nei decenni a venire indipendentemente dal mascalzone di turno che sceglietà come suo leader.
Va osservato, tuttavia, che questo 40% é costituito anche da una grossa fetta – certamente non inferiore al 20% – di “sudditi” la cui psicologia di storico asservimento si esprime con la tristemente nota espressione di “baciamo le mani a vossignoria”. Stiamo parlando – per essere più chiari – di milioni di persone del tutto mancanti di una pur minima COSCIENZA CIVICA che le rendesse “Cittadini” e, quindi, IDONEI, come tali, all’esercizio del voto elettorale.
Elogio molto l’iniziativa di Libertà e Giustizia relativa ai corsi di formazione politica per una nuova Classe dirigenziale. Ma vorrei anche commentare che questa iniziativa NON affronta affatto il problema di fondo del nostro Paese che é – come già osservato – la totale mancanza di “coscienza civica” da parte di milioni di Italiani.
Migliori Dirigenti politici eletti da chi? Da milioni di Italiani che languono nello squallore psicologico del “sudditismo”, vale a dire, del “servilismo”? Siamo proprio certi che l’onestà e la competenza di una nuova Classe Dirigenziale Politica venga apprezzata dai milioni di Italiani che vivono nella coercizione della Mafia e di Santa Madre Chiesa?
E se pure questo miracolo dovesse magicamente avverarsi, avremmo noi davvero risolto e superato l’INFANTILISMO CIVICO del nostro Paese?
Avremmo davvero vinto la guerra, oppure solo una battaglia?
jb Mirabile-caruso.
il problema non è b. ma coloro che lo votano e che lo hanno votato per vent’anni.
oggi, è vero, più elettori del pdl cominciano a trincerarsi a dei distinguo tipo:
subito non era così; oggi lo costringe la lega a legiferare certe leggi; se i pm non fossero stati così fiscali…….; la più bella è questa, si vota perchè non ci sono alternative, mi manca solo lo voto perchè sono tifoso del milan.
invece la storia è un’altra e ben più seria siamo un popolo che odia la giustizia e ama indulto, odia le tasse e ama eluderle, odia l’uguaglianza e ama la spintarella, odia il sociale e ama il privato, questo è l’italiano e peggio sarà quando voteranno la lega che oltre tutto questo sono anche ipocriti e più arroganti e disposti a tutto per raggiungere il loro obbiettivo principe la secessione.
Se l’Italia fosse popolata da gente saggia non solo sarebbe crollato il PdL, ma anche il Pd. Sono gli elettori del Pd che devono svegliarsi: essi soli, facendo crollare il partito, possono recuperarlo a un indirizzo piú coerente e meno ambiguo. Non è un paradosso. Persino se si smembrasse si ricollocherebbe su posizioni piú decenti, farebbe opposizione, formerebbe alleanze credibili e accelererebbe il crollo del regime per via democratica. Siamo d’accordo che quelli del PdL sono irredimibili, ma sono sempre una minoranza (30%) anche se consistente.
Per salvare l’Italia occorre, secondo me, per prima cosa individuare il male che l’assilla. Occorre cioè trovare ed estirpare la radice maligna che avvinghia il cuore degli italiani.
Sono convinto che questo male sia il nichilismo! Ovvero la mancanza di fede nella verità. La fede o meno nella verità è infatti la fondamentale differenza tra chi avversa B. e chi lo sostiene. I seguaci di B. non credono nella verità e nella giustizia, e allora seguono il primo pifferario magico che faccia dimenticare loro l’angoscia esistenziale che li affligge, che soddisfi il loro godimento viscerale in modo da dimenticare il loro miserando stato esistenziale.
Chi avversa B. viceversa crede, vuole credere, nella verità e nella giustizia.
Tutto l’impegno deve secondo me essere posto nel cercare di strappare dal nichilismo chi ne è succube.
Lo stesso B. è devastato dall’angoscia nichilista. Si getta infatti su ogni godimento o smania di potenza pur di non pensarvi.
PS
Mi pare del tutto evidente come la Chiesa, le sue gerarchie, non credano affatto nella verità, sono infatti massimamente infette del nichilismo.
Nessuno ha la verità in tasca, ma,in base ad esperienze e raziocinio, si può cercare di rispondere ad un quesito. Per quale ragione vi sono tanti elettori indecisi o addirittura propensi a non esercitare il diritto/dovere del voto ? Secondo me è perchè nessuno dei partiti presenti da attenzione alle Loro aspettative. Credo che la maggioranza degli elettori che hanno rinunciato ad esprimere il voto appartengano a classi subalterne, lavoratori dipendenti, pensionati, piccoli artigiani, coloro che ,anche all’interno di queste categorie, fino a qualche anno fa erano considerati classi medie (impiegati dello stato, insegnanti, ecc.).E’ tutta gente che ha visto diminuire il proprio potere d’acquisto mentre la forbice con i gradini superiori si allargava escludendoli di fatto dai benefici da Essi ricevuti. L’ISTAT ed il CNEL hanno certificato che la ricchezza nazionale è per circa il 40% in mano a 300.000 persone, che stipendi e pensioni, negli ultimi 20 anni hanno perso oltre il 25% di potere d’acquisto. Se qualche partito, senza la paura che gli attacchino etichette, non avrà il coraggio di affrontare con chiarezza questi temi, ai quali si può aggiungere quello del lavoro precario, difficilmente si potrà pretendere che gente che ha perduto la propria rappresentanza ritorni a votare. Certamente la soluzione non sono quelle predicate dai partiti di estrema sinistra che con il Loro radicalismo utopico hanno scelto di fare pura testimonianza senza trovare la forza di aiutare coloro che dovrebbero rappresentare.
La situazione descritta, la superficialità degli italiani e la loro propensione storica a voler sempre credere agli “illusionisti” lascia ben poche speranze: i fatti dimostrano che 30 anni di regime fascista non ci abbiano insegnato nulla. Allora mi chiedo come si possa uscire in maniera democratica da una situazione così drammatica. La democrazia è certamente il sistema quasi perfetto se il popolo è maturo per essa ma sempre meno perfetto se non lo è. E il popolo italiano forse non lo è. Sono molto sconcertato perchè comincio a mettere in discussione tutto ciò in cui ho creduto per quasi mezzo secolo.