Nel regno dell’arbitrio

08 Mar 2010

Prima o poi la bufera sarebbe scoppiata, lo avevamo detto e scritto e ci siamo presi anche noi la nostra parte di insulti e di incomprensioni. Accadeva a spiriti molto più acuti di noi, accadeva a Ugo La Malfa di esser insultato a suon di “Cassandra”.Alle Cassandre non dà alcuna soddisfazione aver previsto un precipitare degli eventi e quando arriva la tempesta si rimboccano le maniche e lavorano insieme agli altri per uscirne. Guardando ai giorni appena trascorsi LeG ha denunciato venerdì sera, mentre era ancora in corso il consiglio dei ministri, che il decreto era illegale, in quanto il governo non poteva provvedere in materia elettorale. Il comunicato, scritto dai presidenti emeriti Zagrebelsky e Onida, è stato inviato al mondo politico e al Quirinale.Appena arrivata la firma di Napolitano gli stessi hanno espresso il loro dissenso sul decreto, ma anche la contrarietà loro e di LeG rispetto a ipotesi di impeachment ventilate da alcuni. Dissenso e rispetto istituzionale non si escludono a vicenda. Il precedente che si è stabilito con la firma su quell’atto del governo è a nostro avviso gravissimo. L’errore principale è stato quello di aprire un varco e con interlocutori del genere di Berlusconi se apri un varco si porta via tutto, democrazia compresa.Non sarebbe stato facile per il presidente Napolitano resistere al manipolo che si è presentato al Quirinale con l’atto già scritto, e le minacce già ventilate. Credo che abbia sbagliato, ma siamo con lui e riteniamo che il vero nemico sia Berlusconi e coloro che con il Cavaliere hanno creato in Italia il regime dell’arbitrio.I problemi più immediati a cui far fronte sono: la posizione dei radicali che sarà presa durante l’assemblea di partito.

Emma Bonino sembra non volersi tirare indietro, ma la tentazione di far volare il tavolo nel nome delle regole è forte fra i militanti, e la candidata dovrà esercitare la sua influenza per convincerli che non è il caso di aggravare la situazione, ma di operare insieme per risolverla.Un’altra ipotesi di difficoltà è rappresentata dalla conversione in legge del famigerato decreto: non avverrà prima delle elezioni e se il PDL dovesse andar male a Roma Berlusconi potrebbe esser tentato di farlo decadere: ma le elezioni a quel punto sarebbero valide? Se ne discute già e la risposta non è univoca. Quando saltano le regole si entra in un terreno melmoso in cui tutto appare possibile e tutto potrebbe davvero accadere. Sabato sera il costituzionalista Michele Ainis discuteva con gli studenti della scuola di formazione di LeG a Pavia. Ha chiesto di fare tra i presenti un sondaggio: Chi è per l’impeachment? Nessuno ha alzato la mano. Chi pensa che Napolitano ha sbagliato? La maggioranza ha alzato la mano. Chi pensa che ha fatto bene a firmare? Un 30 per cento ha detto di sì. Un piccolo campione, ma significativo, dell’opinione che circola fra noi. In attesa degli eventi in questa giornata caldissima, ci piacerebbe che fosse possibile fare due passi indietro:1) un breve rinvio delle elezioni2) la cancellazione delle decisioni del consiglio d’amministrazione della Rai e il ritorno, in questa fase maledettamente pericolosa della nostra storia, di Santoro, Vespa, Floris e Paragone.Ci diranno che non è possibile perché le regole non lo consentono.Le regole? La legge? Solo pochissimi giorni fa sarebbe stata un’obiezione logica, giusta.

Ma oggi che la bufera è scoppiata?

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