Il partito democratico divide

16 Gen 2006

Redazione

“Il partito democratico non si improvvisa”, ammonisce Piero Fassino. “Ne riparliamo stasera”, ribatte Romano Prodi, rinviando la discussione sul tema al vertice convocato in tutta fretta con Rutelli D’Alema e Parisi. Tutta la Quercia è in linea con le dichiarazioni del segretario. D’Alema ricorda: “Abbiamo già preso una decisione, fatta con un certo equilibrio, di avere la lista unitaria alla Camera e la lista di partito al Senato”. Una scelta – osserva il presidente della Quercia – che “serve sia a fare andare avanti il processo del partito democratico che a far vincere le elezioni”. Anche nella MArgherita c’è disappunto. La posizione, peraltro ribadita al termine di una riunione del partito con Rutelli, Marini e Franceschini, non cambia rispetto alla nota congiunta Ds-Margherita di domenica, in cui si faceva notare che sulla presentazione delle liste al Senato le decisioni sono state già prese. Vannino Chiti e Dario Franceschini, coordinatori della Quercia e Margherita, gavevano ricordato a Prodi che “Ds, Margherita e Romano Prodi, candidato alla presidenza del consiglio, hanno preso la decisione di presentarsi con i simboli di partito al Senato, con quello dell’Ulivo alla Camera e di dare vita dopo le elezioni a gruppi unitari in Parlamento, come ulteriore passo – dopo la lista dell’Ulivo alle europee e alle regionali – della costruzione in Italia del partito demcoratico”. Piero Fassino, intanto, sottolinea che la costruzione del partito democratico “è un processo politico che non si improvvisa, non avviene in due minuti.

Avviene lungo un percorso che, per tappe, mano a mano si consolida sempre di più e realizza sempre di più questo obiettivo”. Il segretario della Quercia ribadisce la linea del suo partito: “L’Ulivo non è più un bambino in fasce, sta per entrare nell’adolescenza – spiega – È un cammino che stiamo compiendo da 10 anni, e in questi 10 anni abbiamo fatto molti passi in avanti. Adesso abbiamo di fronte una tappa importantissima, la tappa del 9 aprile. Se, come credo, la lista dell’Ulivo avrà un grande successo questo accelererà all’indomani del 9 aprile la costruzione del partito democratico”.Romano Prodi non si dà per vinto. La sua idea l’ha lanciata prima con un appello sul sito web Romanoprodi.it, poi con una lettera aperta pubblicata a pagamento su La Repubblica di domenica, e infine intervenendo al congresso dei Repubblicani europei, dove ha ribadito la necessità e l’urgenza del partito Democratico e di liste unitarie al Senato. Spiegando che sembra essersi perso lo spirito delle Primarie. E minacciando: “O si corre con bandiere veramente unitarie o è meglio che ciascuno vada con la propria”. Non dice altro per il momento. Che abbia in mente una lista Prodi? Non è chiaro: certo che la spaccatura appare palese: da una parte i partiti dell’Ulivo, dall’altra l’Ulivo di Prodi. E nella scadenza immediata di questa riunione serale convocata in fretta e furia, quasi un ultimatum a poche ore, c’è tutto il senso dell’accelerazione che il leader dell’Unione ha voluto imporre al suo progetto di partito democratico.

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