Professore Massimo Cacciari il Pd muore e i renziani se la ridono: “Avete visto? Si perde anche senza Renzi”.
Ma questi fanno le comiche, sono da prendere a sculacciate, anzi a calci in culo visto che non sono più bambini.
Al posto di Renzi c’ è Martina e allora? Vogliamo scherzare?
Non scherziamo. Renzi fino all’ altro giorno ha commesso errori su errori. I suoi cinque anni sono stati un disastro, nessuna revisione culturale, nessuna autocritica.
L’ultimo peccato?
Il Pd non è stato in grado neanche di intervenire e sottrarre il M5S alla Lega. Non c’ è nulla da fare, quando ci sono i momenti drammatici loro continuano a non vedere il pericolo. È stato così anche prima di Renzi.
Ciechi e adesso pure dormienti.
È un gruppo dirigente di mezze tacche, senza alcun rapporto con la società vera. Sono stati capaci di distruggere anche il radicamento del partito alle Amministrative.
Caduti altri baluardi, domenica: Pisa, Siena, Imola.
Il voto amministrativo aveva consentito al Pd di resistere negli anni del berlusconismo.
E ora? Il problema principale non è neanche più il Pd ma questa deriva culturale cui stiamo assistendo in tutta Europa.
L’onda populista.
Non populista, ma di destra.
Destra destra.
Questo governo Conte è parte di una grande destra che va da Milano a Vienna e Monaco, secondo modelli storici che l’ Europa ha già conosciuto.
Sta rinascendo una grande destra mitteleuropea con tutti i Paesi dell’ Est dietro.
La parte peggiore del Novecento. Il fascismo non tornerà, figuriamoci, ma ci sono delle costanti della Storia che si ripetono. E quando ritornano la sinistra va a puttane, non è la prima volta.
Inesorabilmente.
Ma come si a fa non capire che i tre milioni del Circo Massimo di Cofferati oggi per tre quarti votano per i Cinquestelle?
Già come si fa?
Il M5S è stato importante per la sua funzione di argine in questi anni ma è stato fagocitato dalla Lega anche per la cecità al Pd. Poveretti.
Poveretti?
Massì come fa un movimento senza struttura a reggere con la Lega di Salvini, radicata da decenni? Ci siete solo voi del Fatto un po’ a sostenerlo.
In questo deserto, il Pd che deve fare, leniniamente parlando?
Primo: fare subito al più presto un vero congresso in cui ogni componente presenta un programma chiaro, senza compromessi e con una totale discontinuità dal renzismo.
Si va dal repubblicanesimo centrista alla Macron di Calenda al neosocialismo.
Benissimo. Si confrontino.
L’importante è che sia un gruppo dirigente innocente rispetto al passato. Basta con il renzismo e con ciò che l’ ha prodotto, da D’Alema a Bersani.
Chi sono questi innocenti?
Penso a Cuperlo, a Zingaretti, no Zingaretti no, non si capisce quello che vuole.
E poi? Barca, Boeri, la Reichlin, lo stesso Calenda. Ci vogliono idee e interpreti nuovi, il Pd deve cercare di recuperare quei ceti dipendenti che hanno scelto i grillini.
Ce la faranno? Il ronf ronf di questi mesi, per dirla alla Padellaro, segnala un sonno pesante.
Figuriamoci: passeranno a chiedersi se Martina vuole fare il segretario, come Franceschini e Orlando si muoveranno, eccetera eccetera. Polemichette, come quelle che fanno con Salvini senza mordere. Ma poi, scusi, perché non spiegano in cosa è diverso Salvini da Minniti?
Rispondono che lui fermava i migranti alla fonte. In quei lager libici e tunisini? Purtroppo viviamo in una società di indifferenti e se dai lager nazisti vediamo uscire solo il fumo allora stiamo tranquilli perché non vediamo nulla.
Torniamo al centrosinistra. Se il Pd è finito, meglio cambiare nome?
Il problema non è il nome, ma il contenuto della bottiglietta.
Puoi anche continuare a chiamarti Partito democratico se rompi drasticamente con quello che c’è stato prima. Altrimenti finirà che alle Europee saranno ancora più morti di oggi.
Lei non è ottimista. Ma come faccio? La ragione è incline al pessimismo. Come faccio a non essere pessimista quando in giro per le televisioni sento ancora i Rosato, gli Orfini, i Romano che fanno le veline del renzismo?
Gli altri devono svegliarsi, perché non lo capiscono?
Sennò non ci resta che l’ utopia.
Quale?
Che in qualche modo sia il M5S il futuro della sinistra.
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Il Fatto Quotidiano, 26 giugno 2018