È mancato ai vivi il caro Vittorio Cimiotta, vice Presidente nazionale della Federazione Italiana Associazioni Partigiane- FIAP, fondata da Ferruccio Parri, e indimenticabile, fervido animatore delle nobili memorie risorgimentali repubblicane, di Giustizia e Libertà e del Partito d’Azione.
Nato a Marsala si era legato alla gioventù siciliana e agli ideali risorgimentali del filone mazziniano e garibaldino , rinnovandoli e rinvigorendoli attraverso le esperienze, i valori e i principi ideali dei movimenti del Novecento, come in particolare Giustizia e Libertà e il Partito d’Azione, trasferendosi poi a Roma.
Personalità di profonda serietà, animato da assoluto rigore morale di impronta azionista, ha militato nel Circolo storico romano di Giustizia e Libertà ed è stato fondatore e coordinatore della Federazione italiana dei circoli di Giustizia e Libertà.
Legato a personalità come Paolo Sylos Labini, Aldo Visalberghi, Ettore Gallo, Paolo Barile, GiorgioGarosci, Giorgio Parri, Guido Albertelli, è stato protagonista e animatore della battaglia promossa a partire dal 1994 da un comitato composto, oltre che da lui, da Roberto Borrello, Giuseppe Bozzi, Paolo Flores d’Arcais, Alessandro Galante Garrone, Ettore Gallo, Antonio Giolitti, Paolo SylosLabini, Vito Laterza, Enzo Marzo, Alessandro Pizzorusso, Aldo Visalberghi, e sostenuto da una campagna stampa del settimanale “l’Espresso”, per l’ineleggibilità di Berlusconi monopolista televisivo e concessionario pubblico, mediante organizzazione di ricorsi rivolti alla Giunta delle elezioni della Camera che vennero respinti con la risibile motivazione che l’articolo 10 comma 1 della legge del 1957 dichiara in effetti che non sono eleggibili “coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica”, ma che “l’inciso ‘in proprio’ doveva intendersi ‘in nome proprio’, e quindi non applicabile all’on. Berlusconi, atteso che questi non era titolare di concessioni televisive in nome proprio”.
Palese interpretazione da azzeccagarbugli, poiché come scrisse il presidente emerito della Corte Costituzionale Ettore Gallo “ciò che conta è la concreta effettiva presenza dell’interesse privato e personale nei rapporti con lo Stato”.
La battaglia venne ripresa nel 2013 con un pubblico appello a cui aderirono oltre 200mila cittadini, di cui egli fu primo firmatario, con Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Dario Fo, Margherita Hack, Franca Rame, Barbara Spinelli.
Nel 2013, Vittorio Cimiotta ha dato alle stampe con Mursia un importante saggio che sintetizza nel titolo tutta la sua storia, anche interiore, “La rivoluzione etica. Da Giustizia e Libertà al Partito d’ Azione”.
Un vero e proprio manuale di storia azionista con una introduzione di Nicola Tranfaglia e una preziosa appendice che riporta un vasto repertorio biografico dei principali esponenti di quei filoni del liberalismo, del liberalsocialismo, del socialismo-liberale, dell’azionismo che continuano a costituire, nel solco delle tradizioni migliori del liberalismo progressista, del repubblicanesimo, e del socialismo democratico ed europeista una scuola di pensiero politico, ma anche una palestra di etica pubblica finora non superata dalle esperienze di altri filoni dell’idealismo politico novecentesco; i nostri maggiori.
Oltre a personaggi di primo piano come Piero Gobetti, i fratelli Nello e Carlo Rosselli, Emilio e Joyce Lussu, Duccio Galimberti, Ferruccio Parri, Vittorio Foa, Riccardo Lombardi, Ugo La Malfa, Ernesto Rossi e anche grandi figure di intellettuali come Norberto Bobbio, Franco Venturi, Aldo Visalberghi, Bruno Zevi, Aldo Capitini, Guido Calogero e altri ancora come Luigi Salvatorelli e Michele Cifarelli in strettissimo rapporto con l’Ami, per non parlare di Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini e Altiero Spinelli e donne straordinarie come Ada Rossi, Ada Prospero vedova Gobetti.
Il collegamento con la contemporaneità in questo libro si ricava dall’aspra critica nei confronti di chi violi il senso del bene comune, il rispetto delle leggi dello Stato e soprattutto della Carta Costituzionale.
Da ultimo, stava poco bene e aveva diradato le sue uscite pubbliche, egli aveva espresso agli amici la sua contrarietà alla riforma costituzionale bocciata dal referendum popolare del 4 dicembre.
L’emozione è profonda, “trattandosi di una rara personalità, che spiccava e si distingueva nel quadro dei mille tradimenti ideali e dei guicciardiniani italiani”, come ricorda in un suo toccante ricordo NicolaTerracciano.
A Vittorio mi legano infiniti ricordi, come la grande manifestazione torinese, al Cinema Eliseo del 29 aprile 2001, con Bobbio, Galante Garrone, Sylos Labini, Pizzorusso, Claudio Pavone, ove in un sala stracolma si lanciò, alla vigilia delle elezioni del 2001, l’appello di Bobbio Sylos Galante Garrone per battere col voto la c.d. casa delle Libertà.
O come le esperienze nell’ambito della Federazione dei circolo di Giustizia e Libertà, che ho l’onore dio coordinare, le tante manifestazioni, i tanti convegni e le tante interlocuzioni, tutte nell’idem sentire.
Vittorio, non Ti dimenticheremo. L’azionismo e GL abbrunano le loro bandiere.
(*) Presidente Coordinatore della Federazione italiana dei Circoli di Giustizia e Libertà
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