Da ieri «Basta un Sì» ha lanciato sui social una campagna diffamatoria nei miei confronti, sostenendo che «non è vero» ciò che ho affermato in tv e scritto qui sull’Huffington circa l’elezione del Presidente della Repubblica. La ‘rubrica’ è #bufaledelno, e tra i solerti twittatori ci sono giganti come Francesco Bonifazi, Gennaro Migliore o Fabrizio Rondolino.
Io ho detto, ho scritto e qua confermo che – se vince il Sì – il presidente della Repubblica potrà essere eletto dalla maggioranza uscita dall’Italicum.
Se ci sarà il numero legale (367 elettori presenti nel Parlamento in seduta comune) il presidente potrà essere eletto con 3 voti su 5 votanti. Se voteranno tutti i 367 presenti il quorum sarà 221. «Potrà essere eletto» non significa «certamente sarà eletto»: significa che questa situazione non solo è possibile, ma viene esplicitamente indicata dalla nuova Costituzione. Chi dice il contrario mente sapendo di mentire.
«Basta un sì» risponde a questa inconfutabile realtà dicendo che non succederà mai, perché è assurdo pensare che deputati e senatori rinuncino a votare per il presidente. Ma questa è una risposta politica ad una obiezione tecnica. Io non ho detto che succederà, ma che può succedere. Le costituzioni non si giudicano con un metro politico: si leggono per capire cosa consentono, cosa prevedono, cosa escludono.
Facciamo un esempio. Un acquirente scopre che nella soffitta della casa nuova che sta per comprare esistono grandi finestre apete sul vuoto, ad altezza del pavimento. Pone il problema all’architetto, che risponde: «basta chiudere bene la porta della soffitta e non ci sono problemi. E siccome non ha senso pensare che qualcuno possa andar lassù, e poi cadere di sotto, ebbene non è vero che quelle finestre ci sono. Lei sta mentendo».
«Basta un sì» sta facendo la stessa cosa: mente sapendo di mentire.
Giocatori incapaci e corrotti ci chiedono di cambiare le regole: e quando mettiamo in discussione queste loro nuove regole, essi ci dicono che le useranno bene. Dobbiamo fidarci del manovratore: che è quello che disse #enricostaisereno, e sappiamo com’è finita. Ecco, il vero slogan del Sì è questo: #democraziastaiserena. Auguri a chi si fida.
«Esiste un nesso inscindibile tra verità e democrazia perché la menzogna inganna il cittadino sullo stato delle cose e quindi gli impedisce di esercitare efficacemente i suoi diritti politici. La verità sta alla democrazia come la menzogna sta alla sua assenza».
Lo ha scritto Luciano Violante: chissà come si sente ora, dall’altra parte della barricata.
Huffington Post, 20 Ottobre 2016