Sergio Cofferati “Sto con Landini, un’agorà per far rinascere la sinistra”

25 Febbraio 2015

Sergio Cofferati condivide molto la proposta di “coalizione sociale” avanzata da Maurizio Landini nei giorni scorsi e che molto dibattito ha provocato. E non fa nulla per nasconderlo. Anzi, prova a sostenerla con una riflessione più ampia ponendo dentro quell’idea le basi per una “ri-nascita” (il trattino è suo) della sinistra.

CofferatiSergio Cofferati condivide molto la proposta di “coalizione sociale” avanzata da Maurizio Landini nei giorni scorsi e che molto dibattito ha provocato. E non fa nulla per nasconderlo. Anzi, prova a sostenerla con una riflessione più ampia ponendo dentro quell’idea le basi per una “ri-nascita” (il trattino è suo) della sinistra.

Da quale riflessione vuole cominciare? Io ritengo che ci sia bisogno di ricostruire un’identità della sinistra in Italia e che per farlo occorra rovesciare le vecchie priorità.

Cioè ? In genere, si è pensato di riorganizzare un progetto mettendosi insieme alla buona, individuare il leader e quindi presentarsi agli elettori.

Oggi, invece, cosa occorre fare? Cominciare dai valori. Cosa vuol dire essere di sinistra in questi tempi? Cosa ti identifica con un’idea di sinistra? Occorre cominciare da qui. Il berlusconismo ha prodotto danni di varia natura e tra quelli più preoccupanti c’è la cancellazione dei valori oppure la loro sostituzione con dei dis-valori.

Anche Renzi è un prodotto di questo? Non ce l’ho con il governo attuale, si tratta di un processo più ampio. L’arco di tempo alle nostre spalle, i due decenni di berlusconismo.

E una volta individuati i valori? Occorre definire delle politiche coerenti. E poi, solo poi, alla fine, pensare alle forme della rappresentanza. La sinistra ha sempre fatto l’opposto: stabiliamo il leader e il resto verrà di conseguenza. Questo approccio non è più possibile.

Oltre ai valori non occorre anche definire dei soggetti di riferimento? Certamente. Occorre parlare a tutti e in questi tutti vanno individuati i soggetti prioritari. A me sembra che la sinistra possa esistere solo se si rivolge ai più deboli, non solo il lavoro dipendente, ma i precari, al lavoro povero che sembra un ossimoro ma è invece ben reale.

Cosa rappresenta la “coalizione sociale” in questo ragionamento? Se la sinistra vuole parlare di questi e con questi soggetti, allora deve costruirci un rapporto. Partire da tutto ciò che organizza questo mondo variegato e che cerca di dare risposte ai loro bisogni. Una delle ricchezze del nostro paese sono proprio i corpi intermedi, le Ong, il sindacato, l’associazionismo. La nostra identità va ritrovata lì e con queste persone.

Un esempio? Penso alle società di Mutuo soccorso di Mazzini che a metà dell’800 hanno provato a mettere insieme persone per esercitare tra loro solidarietà. Situazioni che nel tempo sono evolute, sia in partiti politici che in sindacati. È da lì che si parte. Se si comincia con l’obiettivo di un partito della sinistra si trova un muro dopo cento metri. Quindi nessun partito da lanciare a freddo, nessuno Tsipras italiano. L’approccio più interessante e valorizzare quel metodo e non partire dalla ricerca del leader. Poi vedremo cosa si sarà creato. Mi pare che le suggestioni di Landini e di Stefano Rodotà vadano nella direzione giusta. Sono molto d’accordo che si cominci così.

E sul piano elettorale? Questo progetto avrà bisogno di tempo, non si fa in fretta. Può capitare che mentre si discute ci siano scadenze come le elezioni. A quel punto, senza interrompere la riflessione, occorre trovare una soluzione contingente. Ma si tratta di un punto di transito non di arrivo.

Il sindacato va coinvolto? Sì, penso che anche il sindacato debba partecipare ed è giusto che Landini si ponga questo problema. Questa attenzione gli fa onore.

In questo senso il sindacato fa politica? Certo, il sindacato confederale ha sempre fatto politica, da quando è nato. Le prime Camere del Lavoro a fine ‘800 rappresentavano interessi generali, non erano corporative. Questo non c’entra nulla con una configurazione da partito.

Parteciperà a questo progetto, e come? Sì, sono molto interessato a partecipare. Costruirò un’associazione politico-culturale proprio per cercare di stare dentro al percorso.

Come immagina che questa suggestione possa prendere forma? Come una grande agorà, un’assemblea in cui persone che hanno un vissuto, delle idee, delle proposte, possano dare un contributo e discutere di come partire. La sinistra può ri-nascere da lì.

 

Il Fatto Quotidiano  –  25 Febbraio 2015

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