La splendida sala del Palazzo Bomben è gremita. Soci e amici del circolo di Treviso affollano i sedili ma anche la “piccionaia” è piena e molti ragazzi sono seduti sugli scalini. L’occasione è doppia, salutare la nascita del nuovo circolo di Treviso e ascoltare Sandra Bonsanti che presenta il suo libro “Il gioco grande del potere” (ed. Chiarelettere) insieme allo storico Daniele Ceschin e al senatore Felice Casson. Fa gli onori di casa Lucia Papa, coordinatrice di Treviso, che insieme a Lydia Lundry e altri soci ha creato un gruppo di persone pronte a rilanciare su un territorio difficile, regno incontrastato fino a poco tempo fa della Lega, le battaglie dell’associazione.
Ceschin introduce la Bonsanti ricordando il suo percorso di vita, da cronista di vari quotidiani, a editorialista di Repubblica, poi direttrice del Tirreno e da più di 10 anni, appena rieletta, presidente di Libertà e Giustizia.
È una sorta di autobiografia, dice lo storico, il racconto del suo rapporto con il potere e i potenti che hanno deciso le sorti del Paese nel bene e nel male, più spesso nel male, protagonisti di storie che spesso non hanno mai avuto una verità storica né giudiziaria.
La mia, ribadisce Sandra Bonsanti, non è una storia assoluta dell’Italia, ma quella di una cronista che si è imbattuta in cose che non tornavano. Riguardando i suoi vecchi taccuini ha tirato le fila di un percorso complicato, spesso oscuro, che dalla nascita dello Stato, nel suo atto fondativo, covava già i germi infetti dell’Antistato. A cominciare appunto da quel Nicola Cosentino, giovane funzionario del Quirinale ritratto in una foto insieme al primo presidente della Repubblica De Nicola, che scriverà anni dopo insieme a Gelli il Piano di Rinascita.
Casson, ex-magistrato, da anni senatore del Pd, ora membro del Copasir, confessa che leggendo il libro di Sandra ha rivissuto vicende sue e del Paese che fanno ancora parte della vita di oggi, dei problemi non superati della nostra democrazia, che sono purtroppo cronaca recente, a cominciare dai tentativi ripetuti di violare la Costituzione.
Casson è stato tra i pochissimi che si è astenuto in Senato sulla votazione che ha consentito la deroga all’articolo 138. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo una sovranità limitata, che se aveva un senso all’inizio della Repubblica, adesso che senso ha? Siamo ancora considerati come una colonia americana e lo scandalo Datagate ne è la conferma. Dal dopoguerra a oggi viviamo questa sudditanza, subiamo lo spionaggio sul nostro sistema economico e industriale, attraverso l’infiltrazione negli apparati dello Stato. Dalla strage di Peteano al caso Gladio, Casson ha scoperto, nella sua qualità di magistrato rigoroso, le terribili connessioni tra servizi deviati, gruppi di destra eversiva, CIA, e rappresentanti delle Istituzioni.
Sono ancora qui, tra noi, questi servitori infedeli, sono al tavolo delle Commissioni per modificare la nostra Costituzione, per mettere il bavaglio alla libera stampa e la mordacchia alla magistratura.
Grazie a Sandra Bonsanti, conclude Casson, grazie a Libertà e Giustizia, alla sua cultura azionista, che ha continuato in questi anni a condurre le sue battaglie di legalità. E, nonostante la situazione attuale, lo scoramento e quasi la disperazione che si colgono nelle domande del pubblico, la serata si chiude con una nota di speranza. Tanti sono stati gli esempi negativi, i detentori del “potere occulto” che hanno inquinato la vita del nostro paese, poche ma determinanti le figure che quel potere hanno strenuamente combattuto, da Pertini, a La Malfa, da Falcone a Borsellino a Tina Anselmi. Che anziana e malata è come fosse qui tra noi con la sua storia limpida e coraggiosa di ex-partigiana, di parlamentare poi a capo della Commissione sulla P2. A rappresentarla idealmente il presidente locale dell’Anpi Lorenzoni e la sorella più giovane arrivata da Castelfranco Veneto. Ma anche i ragazzi, tanti, che ascoltano la storia dei loro padri e delle loro madri, dei loro nonni e delle loro nonne. Ci sono anche i tre nipoti adolescenti di Sandra, su in piccionaia. A loro e a tutti i loro coetanei, il passaggio di testimone per costruire, finalmente, una storia diversa per il nostro Paese.
Leggi l’articolo su La tribuna di Treviso di Sara Salin