Ci siamo arrivati nel modo peggiore di tutti, e carichi di un fardello di responsabilità e complicità tanto pesante da farci arrossire di vergogna.
Credibilità e autorevolezza italiana totalmente inesistenti.
E poi ci sono i dubbi sulle motivazioni reali dei “Volenterosi”, che non sono partigiani impegnati in opere di carità, ma nazioni con interessi propri e obiettivi non confessabili.
Potremmo anche aggiungere che il lavoro cominciato così male e così tardi sta proseguendo in un mare di ambiguità, sottovalutazioni, incertezze, bugie. E col buio su dove si arriverà, in una guerra di alleati che non hanno una strategia comune.
Ciò detto, credo che se da un popolo che rischia lo sterminio arriva una richiesta di soccorso, non ci si tira indietro. Si risponde e si va. Ce lo ha insegnato il Novecento e magari ci fossero state meno incertezze, allora.
La risposta può non essere perfetta, gli alleati possono non essere quelli che avremmo preferito, soprattutto perché ne mancano alcuni di essenziali. Ma si va.
Meglio rischiare l’errore che la sordità, l’indifferenza.
Adesso ci sarà un dibattito in Parlamento e forse anche un voto. È chiaro a tutti che questa maggioranza non c’è né da un punto di vista politico né da quello numerico. Serve dunque l’opposizione. Serve anche un po’ di tregua non allo scontro politico interno (impossibile, fin quando c’è Berlusconi) ma almeno alla rissa oscena. Gli italiani che vedranno il dibattito in diretta televisiva dovrebbero rendersi conto che la guerra in Libia è una cosa seria, che sono stati commessi errori immani e che l’amicizia col dittatore è servita a nascondere i suoi crimini. Un capo del governo che ha avuto un atteggiamento così irresponsabile, così superficiale nei confronti di Gheddafi dovrebbe dimettersi due minuti prima di affrontare il Parlamento. Non lo farà e troverà scuse ancora più ignobili per la sua politica servile. Ma chi gli sta vicino potrebbe almeno suggerirgli di fare un gesto nei confronti dell’opposizione: impegnarsi a ritirare tutti i decreti e i disegni di legge che rompono il Paese, che dividono e umiliano una parte delle istituzioni e tanti cittadini.
I fischi con i quali molti di loro accompagnano le sue apparizioni pubbliche dovrebbero insegnare qualcosa: prima o poi l’amore del Capo per il potere assoluto lo lascia nudo nelle mani di chi ama la libertà e la giustizia. Su tutte le sponde del Mediterraneo e di altri mari.